Capitolo 8

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10 anni prima

<<Tu devi darmi quei maledetti alimenti capito? E non presentarti più qui, davanti le bambine, a fare 'sta sceneggiata.>>

Paola sta sbraitando da dieci minuti con Valerio sulla porta di casa. Siamo venuti a prendere le bambine come ogni venerdì per il fine settimana, ma non appena Valerio ha suonato il campanello, Paola è uscita urlando che non ha ricevuto ancora i suoi quattrocento euro di alimenti, indi per cui le bambine rimangono con lei, oggi. Valerio si gratta la testa e cerca di spiegarle qualcosa, ma lei continua a urlare e a dire parolacce inverosimili che secondo me non sono nemmeno nel vocabolario. Valerio è in visibile difficoltà, così scendo dalla macchina e mi avvicino a Paola che non appena mi vede si drizza sulla schiena e fa una smorfia. Valerio diventa pallido, ma io non dò modo a nessuno di parlare.

<<Paola, mi dispiace molto per questa situazione. Il fatto è che tu stai vivendo con lamia disoccupazione e ammetto che potrei fare a meno di dartela, ma lo faccio per lui.>> Indico Valerio che si sta tenendo la testa tra le mani. Mi fa pena, ma io continuo:<<Purtroppo, questo mese, la MIA disoccupazione ha subito un lieve ritardo, quindi ti pregherei di aspettare. Noi non navighiamo nell'oro e mi dispiace che tu pensi questo. Ora, se vuoi che prendiamo le bambine saremo lieti di passare il weekend con loro, altrimenti ci vediamo la settimana prossima.>>

Paola è rimasta basita: la vena sulla fronte pulsa e la sua mano, ancora sulla maniglia di casa,trema leggermente. Deglutisce, rientra in casa e ci porta le bambine con zaini e sacchi a pelo, poi dà un bacio a tutte e due e chiude la porta. Valerio mi sorride soddisfatto.


<<Dana mi puoi passare le patatine?>> Jennifer guarda la spiaggia davanti a noi mentre me lo chiede e sembra molto triste.

Gliele porgo. Guardiamo in lontananza Lucrezia e Valerio che giocano con la sabbia e per la prima volta mi sembra una bambina come tante altre. Quasi è una scena che potrebbe piacermi. Torno a concentrarmi su Jennifer:addenta le patatine molto lentamente e mi fa tanta tenerezza.

<<Va tutto bene?>>

<<Siamo poveri?>>

<<Come?>>

Ho un sussulto quando mi rendo conto che le bambine hanno assistito alla mia performance.

<<No, certo che no.>>
<<Allora perchè papà non può darci i soldi.?>>

<<Ma si che può. Solo che questo mese è un po' in ritardo.>>

<<Mamma dice che è un poveraccio.>>

Sento un moto di rabbia crescermi dentro, ma mi trattengo.

<<Si sbaglia. Tuo padre cerca di fare molto per voi, ma è difficile. Un giorno capirai.>>

Fa per dire qualcosa, ma Lucrezia corre verso di noi e strappa dalle mani il pacchetto di patatine alla sorella.

<<Ehi! Le stava mangiando lei, ridagliele. Ve le dividerete.>>

Lucrezia mi fa la linguaccia e poi butta tutte le patatine sulla sabbia. Jennifer rimane impassibile e io mi rimangio quello che ho pensato prima: non mi abituerò mai a questo.


Ho comprato delle tende arancioni e trasparenti ed ora sono io a fissare il palazzo di fronte. Ma sono passati tre giorni dalla chiacchierata con Erin e non ho più visto nessuno spiarmi. O si è resa conto di dare fastidio o non mi ha detto tutta la verità ed io opto per questa seconda opzione. Sto ancora fissando la sua finestra, quando Valerio entra in cucina:<<Che stai facendo?>> Mi volto di scatto,spaventata:<<Niente, guardavo il pub. Non è mai molto affollato. Chissà come riescono a pagare tutti i dipendenti.>> Mi guarda dritto negli occhi e capisco che non mi crede, ma per fortuna non dice niente ed esce dalla cucina.


È una settimana ormai che la luce nella casa di Erin si accende sporadicamente e così anche io ho smesso di spiarla, non vorrei mai che i ruoli si ribaltassero e che mi prenda io la colpa per stalking, ma comunque non riesco a non pensare che in quella casa ci fosse qualcun altro. Ma chi poteva essere? Chi stava nascondendo? E perchè avercela con me? Erin non mi ricorda nessuno, non mi sembra di averla già incontrata e da come ci siamo parlate nemmeno lei sembrava conoscermi, quindi che diavolo vuole da me? Mi giro e mi rigiro nel letto, non riesco a dormire.Valerio russa, così mi alzo e vado a farmi una tisana rilassante.Sto per accendere il bollitore, quando sento delle urla. Corro infinestra e da Erin vedo due sagome che litigano e che agitano le mani. Anche lei ha le tende quindi non so se si tratti di lei e un'altra donna o di un uomo. Cerco di appostarmi, anche se saranno almeno cinquanta metri di distanza ed è difficile captare informazioni da questa distanza. Sento soltanto delle grida e qualche parola tipo "help" "non posso" "ti prego". Dopo qualche minuto le due sagome si bloccano: non so se si sono accorte che lesto guardando, ma ormai è troppo tardi per spegnere la luce. Così lo fanno loro.






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