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a b e l

Apro gli occhi, ritrovandomi sdraiato sul pavimento di una stanza buia e fredda. Mi alzo lentamente, sentendo dolore lungo la schiena, e mi guardo intorno per provare a capire dove mi trovo, ma tutto è completamente avvolto dall'oscurità.

Abbasso lo sguardo sulla mia mano sinistra, più precisamente sull'anello che porto al dito indice. Giro la facciata frontale verso l'interno della mia mano, poi con il pollice premo sulle ali incise nel bronzo celeste.

Nella mia mano inizia a formarsi l'elsa della mia spada. Per essere più precisi è un Kopis, ovvero una lama ricurva di circa 90 cm, forgiata con il metallo degli dei.

Quando mia madre me la regalò ero poco più alto dell'arma e le mie sorelle erano ancora in fasce. Nike mi disse che con Morte Alata, ha battezzato così la mia spada, avrei dovuto proteggerle sempre e che da quel momento loro sarebbero state una mia responsabilità.

Quel giorno di sette anni fa, fu l'ultima volta che vidi mia madre, e poco tempo dopo anche mio padre mi lasciò alla mia responsabilità.

Evito di pensarci ancora, soffermandomi su cose più importanti al momento, come ad esempio capire dove mi trovo. Allungo la spada davanti a me, illuminando la stanza che scopro essere un lungo corridoio di cui non si scorge la fine.

Decido di incamminarmi e ad ogni passo sento una strana sensazione diffondersi nel mio corpo, una sorta di angoscia. Cammino lungo una delle pareti sulle quali, alla luce di Morte Alata, prendono forma tante incisioni in greco antico. Credo di sapere dove mi trovo...

Il pavimento viene scosso violentemente e barcollo, colto di sorpresa, alzando il viso verso il soffitto da cui cadono sassi e polvere. Sento uno sguardo malevolo su di me e riabbasso lentamente lo sguardo, scorgendo lontano, nell'oscurità, due grandi occhi gialli.

Stringo l'elsa del mio Kopis, mettendomi in posizione di difesa. Gli occhi gialli avanzano ma ancora non riesco a distinguere la figura. Sento solo un pesante respiro e un forte rumore di zoccoli.

All'improvviso il mostro viene illuminato da qualcosa dietro di lui e assottigliando lo sguardo mi rendo conto che è... lava? E che quegli occhi gialli appartengono ad un... toro gigantesco? Oh, il Minotauro.
Dei dell'Olimpo.

Quando il bestione si rende conto che presto diventerà una bella e croccante bistecca, parte alla carica verso di me, inseguito dalla lava incandescente. Faccio la cosa più saggia: corro.

Le pareti e il pavimento tremano di nuovo, questa volta più forte. Mi guardo alle spalle proprio nello stesso momento in cui il Minotauro viene sommerso dalla lava che continua ad avanzare sempre più velocemente.

Ad una terza scossa sento il pavimento sotto di me cedere. Mi spingo in aria mentre si apre un varco sotto i miei piedi, e riesco ad atterrare qualche metro più lontano, dove il pavimento è ancora intatto. Ho una cerca abilità nel saltare.

Riacquisto fiato osservando la lava che si riversa come una cascata all'interno del baratro. Mi affaccio per vedere dove va a finire tutta quella sostanza incandescente e con mia grande sorpresa scopro che va a riempiere un cerchio di fuoco, al centro del quale... per Ade!

«Leo!» lo chiamo, rendendomi conto che se sto sognando non sono realmente qui, quindi Valdez non può sentirmi.
Cosa diavolo ci fa qui?! Che poi, dov'è qui, precisamente?

È legato con delle catene ad un palo, in piedi sull'unico pezzo di terra al centro del cerchio di fuoco. È ridotto piuttosto male ed io non posso fare niente per aiutarlo.
Quando Leo alza lo sguardo verso l'altro, incrociando i miei occhi, mi sveglio.

Fire Tornado - Wizards of Olympus IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora