XVII

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j a m e s

Non ricordavo che la madre di Talìa fosse così affascinante. Certo, è sempre stata di una bellezza incantevole, divina oserei dire, ma, soprattutto recentemente, non aveva una bellissima cera. Adesso sembra brillare di una nuova luce.

«Come stai, tesoro?» le chiede Calliope, e Talìa tarda a rispondere, sbattendo più volte le palpebre. Poi si fionda tra le sue braccia, e la Musa -si dice così, giusto?- sorride.

«Mi sei mancata...» sospira Talìa, stringendo la candida tunica greca fra le dita.

«Anche tu, mia piccola σπίζα (spìza)» le risponde Calliope, e Talìa sorride. Sua madre la chiamava spesso così, quando era più piccola e giocavamo insieme nel giardino di casa sua, assieme ad Albus e...

«Ahi!» esclamo, sentendo un improvviso e lancinante dolore alle tempie, tanto da farmi cadere in ginocchio sull'erba verde. L'arco di Odisseo, che poco prima era sulla mia spalla, cade accanto a me.

Tutti i presenti si voltano a guardarmi, vedo Abel affrettarsi a raggiungermi e Talìa staccarsi da sua madre, ma è come se si muovessero a rallentatore. Tutto inizia ad opacizzarsi mentre il dolore nella mia testa si propaga, fin quando non iniziano a prendere forma diversi flash nel mio cervello.

"James, James! Non mi prendi!" una voce dolce risuona nella mia testa, affievolendo di poco il mio dolore, e il flash di una bambina che corre, con i capelli rossi che si muovono nel vento, prende forma davanti ai miei occhi.

«James!» sento la voce di Talìa, poi qualcuno scuotermi dalle spalle, ma un'altra fitta alle tempie mi fa urlare ancora più forte.

Dalla nebbia presente nel mio cervello iniziano ad emergere quattro altalene appese ad un ramo della quercia secolare piantata nel giardino della mia casa, in Inghilterra. Una piccola Talìa e un piccolo Albus si fiondano sulle prime due, io li sto rincorrendo. Poi sento un tonfo alle mie spalle e qualcuno inizia a piangere. Mi volto giusto in tempo per vedere la stessa bambina dai capelli rossi con il volto sepolto nell'erba e i capelli sparsi sul prato, prima che anche quest'immagine possa scomparire.

Continuo a urlare e lamentarmi fin quando non sento una mano calda posarsi sui miei capelli, e tutto d'un tratto il dolore cessa. Riapro le palpebre, alzando lo sguardo e incontrando gli occhi verdi e dorati di Calliope, che mi guarda compassionevole. Rivolge uno sguardo a sua figlia, come a volerla rimproverare per un'azione sbagliata che ha commesso, poi mi passa una mano sugli occhi e cado in un sonno profondo.

Il dolce risveglio –con tanto di lavata di faccia, aggiungerei– mi viene offerto da un gentile cagnolino che deve avermi scambiato per un gelato al gusto di croccantini. Mi alzo dal comodo divano su cui ero appisolato, non prima di aver spostato il cane, adagiandolo sul pavimento, e mi guardo intorno.

Mi trovo in un soggiorno le cui pareti di marmo bianco risplendono dei raggi del sole che filtra dalle numerose finestre presenti nella stanza. Talìa fa capolino da una porta che conduce ad un giardino verdeggiante, all'esterno, e appena vede che sono sveglio si affretta a raggiungermi. Attaccata alla cintura che porta in vita penzola la fodera di una spada lunga circa 50 cm, dotata di un'affilata lama ricurva. Non l'aveva quando siamo partiti...

«Come ti senti?» mi guarda preoccupata, abbassandosi alla mia altezza.
«Cos'è successo?» sono le prime parole che mi escono dalla bocca.

Talìa continua a scrutarmi con i suoi occhi cambiacolore, come se volesse scavare nella mia mente, in cerca di qualcosa. Prima che possa rispondermi inizio a ricordare... diversi flash che si susseguono nella mia mente, tutti incentrati sulla figura di una bambina dai capelli rossi.

Fire Tornado - Wizards of Olympus IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora