XVI

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a l b u s

Mi guardo intorno, camminando accanto a Scorpius nel corridoio angusto. Sulle pareti rovinate e trasandate sono dipinte delle rune antiche, ma anche altri simboli. Penso siano parole in greco, o in qualche altra lingua a me sconosciuta.

La Cooman ci fa strada, canticchiando un'inquietante melodia. Scorpius mi guarda perplesso ed io gli afferro la mano. Dire che sono terrorizzato è poco.

«Accomodatevi, prego!» la Cooman ci invita a sedere, entrando in una stanza più ampia rispetto al corridoio. Mi guardo intorno, notando un divano ed una poltrona, entrambi occupati da innumerevoli gatti. Non lasciano nemmeno un piccolissimo spazio.

«Stiamo in piedi, grazie.» Scorpius le sorride gentilmente e lei sorride a sua volta.
«Vado a prepararvi del tè.» dice.
«In realtà siamo di fretta...» non riesco a finire di parlare che la nostra professoressa scompare nella sua cucina, con la sua stramba camminata.

Lascio andare la mano di Scorpius e lui prende a curiosare in giro, muovendosi tra i mobili di legno antico. Io, per non restare troppo esposto e vulnerabile agli occhi degli innumerevoli gatti e ai loro artigli, mi affretto a raggiungerlo.

«Ricordami perché siamo venuti qui.» gli dico, affiancandolo, mentre lui sfoglia delle pagine giallognole di un'agenda con la copertina in pelle scura. Assottiglia gli occhi per leggere l'inchiostro, sforzandosi per distinguere le lettere. Scorpius è miope.

Non gli mancano molti gradi, ma si rifiuta di portare i suoi occhiali in pubblico. Non gli piacciono, dice che gli stanno male. Ma non è assolutamente vero, ovviamente. Scorpius sarebbe bellissimo anche vestito da cassonetto.

«Per scoprire chi sei davvero, perché riesci a predire le cose.» mi risponde, avvicinandosi l'agenda agli occhi.
«Sai già chi sono.» sospiro, e lui abbassa lo sguardo su di me, alzando entrambe le sopracciglia. Distolgo lo sguardo.

«Che succede?» mi chiede, poggiandomi una mano sotto il mento, incrociando i miei occhi.
«Non so se voglio davvero... scoprirlo.» gli rispondo, con tutta sincerità. Scorpius mi osserva per diversi secondi senza dire nulla.

I suoi occhi grigi mi studiano per bene, cercano di scavare a fondo nei miei per capire cosa mi passi per la testa. Peccato che non lo so nemmeno io.

«Ecco il tè!» esclama la professoressa Cooman, entrando attraverso la porta. Sobbalzo, e Scorpius mi lascia andare, posando l'agenda e voltandosi verso la nostra professoressa. Poggia il vassoio con le tazzine e la teiera fumante sul tavolino di legno antico accanto al divano invaso dai gatti.

Scorpius mi lancia uno sguardo, percependo il mio disagio. «Professoressa, ci dispiace molto ma abbiamo avuto un contrattempo e dovremmo andare...» Scorpius non finisce.
«Non prima del tè. È l'ora del tè.» insiste.

Con un colpo di bacchetta fa apparire tre poltrone color mogano scuro e, con un cenno, ci invita a sederci mentre lei versa il tè. Io e Scorpius discutiamo attraverso gli sguardi.

"Scappiamo?" penso.
"No, è maleducazione. Beviamo il tè e poi andiamo via."
"E se è avvelenato?" Scorp aggrotta la fronte.
"Non essere stupido!" e mi spinge dolcemente verso le tre poltrone. Deglutisco, sedendomi.

Scorpius si accomoda sulla poltrona accanto alla mia, osservando i movimenti della Cooman. Io cerco di ignorare i miagolii dei gatti fissando la sfera di cristallo posata sul tavolino, accanto alla teiera.

Un gattino dal pelo dorato prende a strusciarsi contro le mie gambe ed io abbasso lo sguardo, incontrando i suoi occhioni verdi. Il gattino miagola, poi un'altro, completamente nero, gli salta addosso, e iniziano a rotolare per terra.

Fire Tornado - Wizards of Olympus IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora