Cap. 22 ("Million reasons")

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"You're giving me a million reasons
to let you go
You're giving me a million reasons
to quit the show"

Lo guardo intensamente è qui davanti a me, lo sento respirare lentamente sorridendomi quasi divertito.
È una sensazione opprimente, come un odore sgradevole dentro ad un autobus troppo pieno di persone.
Lui non fa niente, né mi parla, né si muove nella mia direzione, semplicemente mi osserva in tutto e per tutto come se la mia fosse davvero una visita inaspettata.
Come se fosse davvero una delle tante coincidenze verificatesi da quando lo conosco, soltanto una in più.

'Fottiti' penso corrugando la fronte, mentre sento il ferro nel sopracciglio stringere ancora di più attorno alla pelle, ma non smetto di farlo 'Non mi fai paura'.

Ho l'espressione tesa, gli occhi vigili e minacciosi, anche se non posso guardarmi, invece nella luce fioca del salone di casa sua il suo profilo è in ombra e per un attimo posso giurare di averlo visto avanzare verso di me, felice.
Mantengo la mia distanza di sicurezza e senza più indugiare ripropongo la mia domanda, con tono più deciso e i pugni ben stretti. È più alto di me, sembra mi guardi dal basso analizzandomi con la solita e terribile espressione di chi è piacevolmente sorpreso di vederti, ma non mi faccio comunque intimidire.

-Ho detto dove cazzo sta la mia famiglia, Steve! Vedi di finirla, d'accordo?-

Lo dico abbastanza forte da essere sentito anche dai, possibili, vicini.

-Come scusa?- chiede, credendomi pazzo, non sorridendo più, ma con un'aria stranamente confusa.

-Sai benissimo di cosa parlo, Anita e Francesco dove sono? Credi di poter continuare a giocare a nascondino senza che io non dica un cazzo? -

Sto alzando ancora di più la voce, senza rendermene realmente conto, ma sento la vena sul collo cominciare a gonfiarsi e nonostante ciò riesco ancora a tenere a bada l'istinto di mollargli un pugno su quel sorriso imperterrito, all'istante.
Solleva le braccia.

-Ermal.. aspetta. Non so di cosa parli!-

-Hai scelto la persona sbagliata a cui rompere i coglioni e se non la smetti adesso, chiamerò la polizia e ti farò sbattere dentro. Credi di poter prendere una bambina in prestito come un giocattolo? Credi di entrare nella mia vita a fare casini e poi passarla liscia? Non te lo chiederò più Steve, dove cazzo sono?-

Gli urlo in faccia ogni mio silenzio, ogni rancore o frammento di rabbia accumulato in questi mesi, non riuscendo più a controllare la furia che si crea dentro di me ad ogni suo sguardo.
Lui fa un passo indietro capendo di non aver più davanti la persona docile degli ultimi mesi, scrollando poi le spalle.

-Sono stato a lavoro in questi giorni, non so davvero di cosa parli.-

Sull'onda dell'emozione non faccio nemmeno caso a tutte le minacce che escono dalla mia bocca, voglio solo che finisca.

-Smettila! Smettila e basta, voglio che tu la smetta! Ridammeli, loro non ti hanno fatto niente. Smettila!-

Senza rendermene conto mi sono avvicinato a lui quel po' che basta per ringhiargli queste parole, a denti stretti, proprio in faccia. Sento di essere rosso in viso dalla rabbia, anche se a volte la mia voce prova a tradirmi uscendo fuori spaventata e poi incrocio il suo sguardo. Come un lampo, dura poco, ma riconosco nei suoi occhi verdi spenti per la prima volta una luce.

La stessa luce beffarda che aveva negli occhi quell'uomo, mio padre.
Gli stessi occhi arrabbiati e vuoti, probabilmente quegli occhi appartenevano a tutti quelli che l'amore non lo capivano.
Un'espressione arrogante sul suo volto, di sfida, prima di afferrare il mio mento gentilmente con due dita e soffiarmi all'orecchio parole distruttive.

Io mi ricorderò di te. |MetaMoro|🥀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora