Capitolo 13("Please, don't leave me")

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"I don't know if
I can yell any louder
how many time
I've kicked you outta here?"

Quando Ermal apre gli occhi sente per prima cosa il freddo delle mattonelle del bagno attraversargli la stoffa dei vestiti ed insediarsi fin dentro le ossa.
La seconda cosa che nota, inoltre, è un corpo caldo seduto vicino a lui, a carezzargli i capelli.

-Non dovevi venire per forza..-
Lo dice con voce neutra, piantando lo sguardo a terra concentrandosi sugli spazi vuoti delle mattonelle, la voce esce stanca e la testa gira ancora.

-Dovevo.-
Risponde quella voce, la sente ancora lontana, l'aria comincia a mancargli di nuovo, ma due braccia possenti e piene di inchiostro lo aiutano ad alzarsi e a mettersi in movimento. Mentre prova a camminare e a trovare di nuovo il controllo delle gambe, tanti 'ci sono io' gli vengono sussurrati tra i capelli e la stretta sul suo fianco si fa più salda. Non sa dire come, riesce solo a sedersi in quella che crede di riconoscere come una macchina, un profumo forte gli arriva ai polmoni, fumo e Fabrizio.
Chiude gli occhi stanchi, proprio quando lui mette in moto senza dire nulla.
Eppure quel profumo, un po' forse lo ricordava.

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"Or said something insulting?
I can be so mean when I wanna be."

Una settimana. Sette giorni e chissà quante ore. Li avevo contati ed erano passati esattamente sette lunghi giorni dall'ultima volta che avevo visto Ermal.
Dall'ultima volta che lo avevo guardato nei suoi bellissimi occhi nocciola, persi dopo quello che ci eravamo detti.
La prima cosa che mi ha colpito di lui è stato il carattere, i modi di fare, i sorrisi, l'allegria contagiosa, che da un po' non si fa più vedere. Forte, impossibile da abbattere, neanche quando Mike ci ha abbandonato è sprofondato, anzi è stato lui ad aiutarmi a risalire su.
Adesso lo sento più debole, lontano da me, come se il vecchio se stesso fosse stato messo in un angolo, mettendo in gioco solo quello pieno di paure e insicurezze.

Fisso il suo corpo addormentato da ore disteso sul mio letto, lo guardo, il viso pallido e alcune piccole ciocche di ricci gli ricadono sulla fronte, passo con lentezza i palmi delle mani sopra i miei occhi.
Come siamo arrivati fino a questo punto? L'ho trovato a terra, senza forze, in uno squallido bagno dimenticato, ripetere cose scomposte tra il dormiveglia.
Ci è voluto un po' per farlo uscire, per fargli capire che ero lì, fortunatamente questa volta avevo portato la macchina.
Non so ancora cosa è successo, perché dopo avermi allontanato mi ha cercato nuovamente, a cosa erano dovute quelle lacrime, non ho avuto tempo per chiederlo, è caduto stremato sul materasso.

La colpa è mia? È sbagliato confessare i propri sentimenti, è sbagliato essere felici?
Sento le gambe tremare, ma mi avvicino lentamente a lui e mi chino sul suo corpo, avvicinando le mie labbra alla sua fronte lasciandogli sopra un piccolo bacio, chiudendo gli occhi poi sussurro
'Ti porto via prima o poi piccolo, te lo giuro.'

Mi alzo dal letto avvicinandomi alla porta del mio studio, lasciandolo nella penombra della stanza a riposare, con la chitarra in mano comincio a pensare.

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"I am capable of really anything
I can cut you into pieces."

Quando il sole comincia a spuntare in cielo e la stanza piano piano si illumina, gli occhi cominciano a bruciare, ma sorrido comunque nonostante la stanchezza.
Con in mano una serie di fogli pentagrammati e diversi pensieri per la mente, la notte passa in un istante, e trovare un titolo per quella canzone non diventa nemmeno troppo difficile quando il pensiero di lui nella mia stanza mi risveglia completamente.
'Portami via' sussurro canticchiando le prime note sottovoce, si é il titolo perfetto.
Scarabocchio queste due parole in cima al foglio, prima di afferrare il cellulare affianco a me e inviare un messaggio.

Io mi ricorderò di te. |MetaMoro|🥀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora