Capitolo 11

8.6K 342 22
                                    

Revisionato

Jane's POV

Per un momento mi sentivo congelata sul posto mentre guardavo quella danata finestra del soggiorno ma ho avuto la decenza di reagire in poco tempo, ricordandomi perfettamente che questa villa è dotata di corridoi segreti e ho deciso di sfruttare questi. Il grande cespuglio di edera arrampicante nasconde una porticina dietro di essa che porta all'interno, poi è tutta una questione di orientamento e in poco tempo ti ritrovi dentro la villa e potresti uscire fuori in qualsiasi stanza, ma io ho una direzione ben precisa: camera mia.
Mentre passo per questi corridoi stretti e bui, la mia mente non può fare altro che elaborare pensieri su pensieri, e tutto mi riporta anche ad Alecxander, lui sapeva della cena di questa sera, lui è stato il diversivo, lui ha tradito la mia fiducia: ha parlato male del padre, ma lui è mille volte peggio.
Ed io mi sono pure fidata.
Di entrambi i Moore. 
Al solo continuare a pensarci, un macigno mi si forma ad altezza dello stomaco e sono costretta a fermarmi quando vedo il nervosismo prendere il sopravvento su di me: devo mantenere il sangue freddo ed essere concentrata per quello che deve venire.

Tre respiri profondi e poi riprendo a camminare per la mia strada, arrivando in camera mia, per la precisione nella botola che si trova nella parete sinistra della cabina armadio.
Prima di uscire allo scoperto, mi fermo davanti allo specchio presente in camera installato per poter spiare all'interno della stanza e, non trovandoci nessuno, ritorno di qualche passo indietro per aprire la botola e uscire da quei corridoi angusti.

Non ci penso due volta su quale sia la strada più giusta da intraprendere ora: il Diavolo prima o poi sarebbe arrivato in America, hanno solo voluto anticipare i tempi. Dal fondo di un cassettone prendo un giubbotto antiproiettile, una felpa rossa, un pantalone di tuta nera, degli scarponcini e il famoso passamontagna nero che rappresenta il demonio. Da un altro cassetto più appartanto, tiro fuori le armi che ho gentilmente preso in prestito dall'armeria di mio padre: due pugnali gemelli, una pistola e una mitraglietta con tutte le ricariche di scorta.
Mi vesto alla velocità della luce e per concludere, prendo anche il piccolo congegno che Tom ha ideato per modificarmi la voce: una specie di apparecchio da mettere in bocca ma che trasforma il suono della voce rendendola mascolina.

Ho quasi finito di mettere il cappuccio rosso sopra il passamontagna  quando sento dei rumori dietro la porta della mia camera. 
Merda!
Se mi trovano, l'effetto sorpresa sparirà ma sarebbe follia entrare di nuovo nel passaggio segreto: è pesante da spostare e si chiuderebbe con un tonfo rivelando sia la mia posizione che un sistema di spostamento tenuto segreto da anni. 
L'unica soluzione è la finestra vicino la porta della cabina che ogni volta lascio aperta per far entrare l'aria fresca.  Non avendo chissà quale altra scelta, salgo sul cornicione e mi getto giusto in tempo verso i rami robusti dell'edera che salgono verso il tetto. Per nascondermi meglio, nell'eventualità che qualcuno decidesse di affacciarsi, mi addentro dentro l'intreccio che i rami creano, nascondendomi in tutta quella oscurità ma riuscendo comunque a guardare ogni dettaglio esterno e a sentire ogni rumore interno.

Perdo dei minuti preziosi, ma almeno riesco a vedere il bastardo tatuato entrare dal cancello della villa e fermarsi proprio all'ingresso. Scende di fretta dalla sua vettura, apre il cofano per prendere quella che sicuramente è un arma e entra dentro casa segnando così la sua triste fine: era meglio non tornare piccolo Moore, almeno avrei potuto dubitare della tua colpevolezza, ora mi hai solo confermato che tu sapevi tutto.
Ormai il tempo di agire è arrivato, non avrò pietà per nessuno.
Con tutte le mie forze mi sposto attraverso i rami più robusti della pianta e mi avvicino alle vetrate del salone, dove si sono tutti riuniti.

Mentre loro parlano e cercano di arrivare ad un punto in questa situazione, io ne approfitto per entrare in casa attraverso la finestrella aperta a causa della pianta che entra dentro casa: per fortuna mia madre era amante delle piante e ha deciso di lasciar fare a questa edera il suo corso, arrivando fin dentro casa per intrecciarsi con una delle travi del soffitto. Una struttura e un perfetto mix con la natura che ora mi è stato molto utile: con una certa attenzione sono riuscita ad arrivare su questa trave e ora dall'alto riesco ad avere una visuale migliore di quello che succede dentro la stanza. Posso vedere tutto e sentire alla perfezione, questo mi dà il tempo di capire la situazione e di muovermi come meglio posso senza essere notata da loro.

.B.A.D. (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora