Jane's POV
Sono comodamente seduta dietro la scrivania di Alecxander e continuo a tenere tra le mani leggermente tremanti le foto che Lèonore mi ha inoltrato ieri pomeriggio: ritraggono il mio uomo e i miei due cuccioli, i loro volti pallidi sono macchiati dalla sporcizia delle prigioni, gli indumenti sono sgualciti ma senza segni particolari di usura. Per fortuna, non mostrano alcun segno di malnutrizione o maltrattamenti fisici.
Sembrano stare bene, ma i loro occhi parlano più di mille parole e riesco a leggere, oltre alla paura ed all'angoscia di essere intrappolati, noto un pizzico di rabbia in quelli limpidi di Alecx.
È passato così tanto tempo dall'ultima volta che li ho visti, un mese per la precisione. Non sto potento intervenire prima perché, a mio discapito, devo indebolire le loro file e questo sta richiedendo troppo tempo. Mi manca ricevere un loro abbraccio o un loro bacio, non sentire le loro voci sta diventando una tortura, perfino le cose più stupide ed insignificanti adesso hanno un peso diverso. Stanno diventando delle mancanze incolmabili, non solo per me, ma anche per Zeno.
Ci facciamo forza a vicenda, ma certi momenti non ci basta, la maggior parte delle volte non gli basta. Sente la mancanza del suo gemello, durante la notte vado nella sua cameretta e lo vedo crollare nel lettino di suo fratello. Puntualmente lo sollevo e lo porto con me nel lettone per stringerlo forte nella speranza di calmare la sua anima inquieta.
Ma, se nessuno riesce a calmare la mia, come potrò io, una piccola donna rotta dentro e per giunta incinta con gli sbalzi di umore, calmare la sua?«Jane, sono arrivati tutti quelli di cui avevi richiesto la presenza. Sono nella sala grande» Alexis richiama la mia attenzione entrando nello stanza ed io alzo gli occhi dalle foto per concentrarmi sulla sua figura magrolina affiancata da quella muscolosa di Tom: non mi fido tanto sul loro rapporto d'amicizia, per me c'è sotto qualcosa di più di un semplice rapporto di odio/amicizia, ma non è il momento di commentare, non ho manco le forze per farlo.
Li guardo attentamente e, dopo attimi di silenzio, mi alzo dalla sedia tenendo stretto il passamontagna tra le mani che sbiancano per la forza utilizzata. Lo osservo attentamente faccio dei respiri profondi prima di indossarlo, voglio sperare di riuscire a convincere tutti a partecipare a questa missione forse suicida.
Lentamente sorpasso i due ragazzi e, senza farmi notare da Tom, accarezzo la pancia che in questo mese si è accentuata con un leggerissimo rigonfiamento nel basso ventre, niente di troppo esagerato per fortuna.Cammino per il corridoio affiancata dai miei due amici e mi blocco salmente quando arrivo dinanzi la grande porta che mi separa da tutti quegli uomini. Metto una mano sul petto e faccio dei respiri profondi per calmare il mio cuore agitato e la mia ansia che mi costringono ad appoggiarmi sul pilastro di marmo alla mia destra.
Devo stare tranquilla, andrà tutto per il verso giusto.
Mi hanno sempre aiutata e sostenuta in situazioni di alto rischio come questa, forse anche peggiori, so che lo faranno ancora, non mi deluderanno proprio ora.«Jane, se stai male, non esagerare. Sai che potrebbe essere un rischio nel tuo stato attuale» mi sussurra Alexis avvicinandosi a me per non farsi sentire da Tom che, concentrato come al solito, osserva il suo telefono.
Le faccio segno di aspettare qualche minuto, con mani tremanti afferro il limbo della stoffa di lana nera e la sollevo per scoprire la bocca ed il naso, così da poter respirare meglio.
Vedendo il mio stato di salute, Tom lascia perdere il telefono e si avvicina a me preoccupato, cerca di osservarmi con attenzione e, non trovando delle risposte, decide di chiedere direttamente.«Jane, sei sicura di stare bene?» mi prende una mano e mi osserva negli occhi prima di continuare il suo mologo. «Ho fatto finta di niente fino ad ora, ma non sono cieco o scemo. Non lo sono io e non lo è nessuno della tua famiglia. Sono settimane che stai male, momentaneamente abbiamo dato la colpa allo stress e al rapimento di una parte della tua famiglia. Ma, guardandoti adesso, mi rendo conto che non sono solo questi i fattori ma si nasconde altro, non è così? E ti prego, non mentirmi Jane. Ci siamo già detti tante michiate in questo periodo, ti prego di non continuare. Non roviniamo il nostro rapporto con ulteriori bugie, non facciamoci altro male».
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.B.A.D. (In revisione)
RomanceLa mafia da secoli segue schemi prestabiliti dove l'uomo è al comando mentre la donna viene mostrata alle sue spalle come trofeo. James Cooper scavalca questi schemi imposti dalla società solo per la figlia e pur di metterla al sicuro da minacce ign...