Capitolo 67

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ANGOLO AUTRICE: Buondì appassionati di BAD, come state? Vi lascio questo piccolo angolo autrice per ringraziare tutti colore che stanno ancora seguendo BAD nella sua revisione e soprattutto per dirvi che, se vi fa piacere, potete passare a dare un'occhiata a "La chiamano Miss Asmoday" altra mia storia Dark Romance in corso e chi di voi mi segue sa che non seguirò i soliti schemi, ve lo suggerisce già il punto di vista dato solo da Elias Mancini, il primo protagonista della storia, o forse antagonista? Chissà, leggete per scoprirlo.
Inoltre sono qui per consigliarvi le storie di _nubivago_ e robertaalessia, sono due fantasy:
Il primo è ambientato nella Napoli del 1800 e vede la religione andare in conflitto con la magia;
La seconda è ambientata in una foresta magica dalle mille sfumature, nasconde un enorme segreto e sta a voi scoprirla.
La terza storia è la MxM di _Riizv, ambientata nel Giappone del 2001, non aspetta altro che voi per svelare piano piano tutti i misteri che cela al suo interno.

Detto ciò vi lascio alla lettura del capitolo.


Revisionato

Jane's POV

Il tempo scorre lentamente in queste celle, non ci sono finestre, solo delle luci giallognole appese al soffitto che illuminano scarsamente gli spazi, facendoci perdere la cognizione del tempo. Siamo più di una persona per cella, io sono capitata con Bob e con suo figlio Paul, due tipi molto simpatici e alla mano. Il ragazzo ha studiato architettura e il padre è un vecchio medico ora in pensione. Alecxander, invece, è chiuso con i bambini e altri cinque uomini che ho avuto modo di conoscere in queste ore. Siamo la media di dieci uomini a cella, solo io ho il lusso di dividere gli spazi con due persone per sicurezza, conscia che loro non potranno essermi molto da aiuto. Peccato che non ha ancora recepito il messaggio che io so essere pericolosa anche da sola e con uno stezzichino come arma.

Giusto per non farci morire di fame, di tanto in tanto entra qualcuno per portarci del cibo. Non è poi chissà quanto. Sono solo una minestrina orribile e un tozzo di pane accompagnati da una bottiglietta d'acqua sigillata. Non sarà il pasto migliore di questo mondo e la mia porzione è anche ridotta rispetto a quella di tutti gli altri, ma ho bisogno di tenermi in forze per escogitare un piano di fuga e per mantenere in vita i due pargoli dentro di me.
Sono tutti in attesa di sentirmi esporre il mio stratagemma e cerco di accontantarli come meglio posso. Penso ad ogni possibilità, ragiono su tutte le strade che possiamo prendere e sui possibili intoppi. Proprio quando sto per pronunciarmi, il rumore della porta che si apre di scatto sbattendo contro il muro mi fa alzare la testa di scatto. Con una camminata quasi incerta e tremante, vedo Tatiana venire verso di noi spingendo il carello del cibo che le fa anche da supporto mentre si strofina sulla spalla una lacrima sfuggita al suo controllo.

«Tatiana» la chiamo, ma non risponde come se fosse assente mentalmente. Mi alzo e raggiungo le sbarre che ci dividono per osservarla meglio: sguardo basso, capelli sporchi, abiti malconci, più magra, carnagione pallida e mani sudate. Devono averle fatto qualcosa.
La chiamo come se stessi invocando una divinità, ma lei non accenna a muovere la testa verso la mia direzione per guardarmi. Solo quando si avvicina abbastanza alla mia cella per darmi la mia razione di cibo, ho l'opportunità di fermarla prendendole un braccio segnato da qualche livido. Presa alla sprovvista, ha fatto cadere il cibo a terra, non che questo mi importi qualcosa. Cerco solo di guardarla meglio in faccia e di capire cosa le hanno fatto. Ha il mascara sbavato, segno che ha pianto e anche tanto.

«Hai fatto cadere il tuo cibo, io non te ne darò altro. Adesso sei pregata di lasciarmi subito il braccio se non vuoi ricevere delle percosse» tira su col naso e cerca di strattonare via la presa, ma io non demordo: potrà avermi fatto più volte del male, ma non ho dimenticato che prima di ciò lei è stata una mia cara amica. Tra le altre celle non vola una mosca, mentre Alecx guarda la scena quasi sconvolto e con l'impotenza a segnare il suo volto malconcio, come se davanti a me ci fosse chissà quale pericolo da cui lui non può difendermi.

.B.A.D. (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora