Capitolo 39

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Revisionato
Jane's Pov

Con le parole di mio nonno che da giorni uso per consolarmi ed uscire dal mio stato di shock, sono riuscita a mettere a punto il piano perfetto per la festa di oggi.
Finalmente il grande giorno è arrivato e, con un piano come il mio organizzato nei minimi dettagli, tutto tornerà al suo posto e tutto quello che è successo sarà solo una brutta esperienza da dimenticare. 
In mattinata la villa è stata gremita di personale addetto alla riuscita dell'evento e ho colto la palla al balzo faccendo infiltrare una quindicina dei miei uomini più fidati, il resto del mio "esercito" formato dai miei complici più spietati l'ho fatto sistemare nel boschetto dietro la villa e nelle stalle in attesa del mio segnale per entrare in azione: ho incaricato Tom di far partire una chiamata per farli intervenire quando sarà il momento e sperare di subire meno perdite possibile. Nel frattempo controllo l'armadio di mio nonno per capire cosa posso indossare per una serata così importante. Col il corpo coperto dai brividi a causa del freddo della stanza,  passo il mio tempo a toccare ogni capo e capire cosa potrebbe starmi meglio nonostante molti pantaloni e camicie sono di un Noah Octavian Cooper di sedici anni, insomma questi vestiti sono qui da secoli e solo mio nonno e mia nonna sanno il perché.  Il rosso sarebbe un bel colore ma troppo scontato, il blu è così banale e smorza la bellezza dei miei occhi, il nero sa di funerale ed oggi non sarò io a morire quindi passo...verde speranza forse? Mmmh, non credo. Mi fermo quando tra le mani percepisco un tessuto più morbido degli altri e noto che le mie dita si sono posate su un panttalone a zampa non troppo ampia grigio ghiaccio, in perfetto stile con i miei occhi glaciali. Lo tiro subito giù dall'armadio e lo poggio sulla poltrona lì vicino. Ci abbino una canotta satinata sormontata da cappuccio del medesimo colore e, per creare un po' di contrasto tra il sopra e il sotto, spezzo tutto con una giacca over nera  screziata d'argento e blu. Ai piedi metto degli stivaletti laccati neri con un leggero tacco e non accantono il mio amato passamontagna che nasconderò da qualche parte insieme alla pistola. Considerando i colori chiari, mi converà mettere prima la maschera di silicone sul volto e poi posso vestirmi in tranquillità. Soddisfatta della mia scelta inizio a prendere in mano i miei vestiti quando una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare in aria per lo spavento.

«Jane. Tuo nonno mi ha detto di darti que...perché hai un passamontagna tra le mani?» mi volto di scatto attratta dalla voce di Alecxander che guardingo osserva ogni singolo strato di pelle lasciata nuda a causa della presenza sola della culotte e della fascia al petto, soffermandosi però sul pezzo di lana scuro che stringo forte. 
Colta con le mani nel sacco, dovrei dirgli già adesso chi sono realmente e non aspettare oltre, avrei preferito farlo dopo questa sera per evitare problemi ma sembra che non ci sia tempo. Apro bocca per spiegare ma lui mi ferma immediatamente. 

«Il tuo fantomatico Diavolo Rosso non può portarsi da sé il passamontagna? Sarà armato fino ai denti questo è anche vero ma ciò non toglie che un passamontagna non è poi chissa quale peso. Sicuramente tu lo vedi solo come una amico di vecchia data a cui fare favori ma devi credermi Jane, io conosco gli uomini come le mie tasche e quel tizio ti sta appiccicato come un cozza. Lui vuole quello che mi appartiene e se non sta al suo posto giuro che potrei ucciderlo» metto una mano davanti alla bocca per nascondere la risata che spinge per uscire e lo stoppo con un gesto dell'altra mano. Posso per fortuna ancora tirare con la farsa con lui, certo non capisco come abbia fatto a non capirlo ancora visto tutto quello che sta succedendo, ma credo che i suoi sentimenti lo stiano offuscando un bel po'.  

«Alecxander Moore tu sei veramente uno spasso, te l'ho mai detto?- una risata mi sfugge dal mio controllo e con passo felpato mi avvicino a lui lasciando andare il cappuccio sulla sedia -Non è mai esistito un uomo come te, ho avuto qualche esperienza coi preliminari ma non sono mai andata oltre perché aspettavo l'uomo che mi tenesse testa e, al tempo stesso, mi trattasse come la cosa più preziosa che ha. Tu sei incredibile e non ho potuto fare a meno di sceglierti. Mi hai attratto a te già da quel giorno al locale mentre ero sotto effetto di droghe e man mano mi hai incatenato a te, non pensavo di dirlo ma tu sei l'unico che considero un arma a doppio taglio, da un lato provo qualcosa per te che mi spinge a starti sempre vicino, dall'altro sei anche il mio male. Ma sono troppo masochista ed egoista per lasciare andare l'unica persona che mi fa battere così forte un cuore che credevo inesistente» gli dico dolcemente e con estrema onestà, aprendogli completamente il mio fragile cuore.
Non gli ho voluto dire appositamente la parolina magica, il famoso "ti amo" strategico da uscire in situazioni critiche come queste. Inoltre lo reputo così banale come parole, penso che quello che gli ho appena detto sono le parole migliori che posso dedicare ad una persona come lui: il ragazzone  bellissimo che sa essere dolce e amorevole ma al tempo stesso rozzo e geloso, è anche un po' tonto e lo amo così tanto che non si merita uno dei soliti "ti amo" detti tanto per dare aria alla bocca. Merita di essere amato con tutta l'anima, non di sentire solo una bocca che spreca fiato per niente. Deve sentirsi speciale ogni giorno così come lui fa sentire speciale me, voglio essere anche io la sua luce che illumina il suo cammino come lui ha fatto con me e non voglio uscirmene con delle semplici frase fatte.

.B.A.D. (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora