Viaggio

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La sua vita era un lungo viaggio.
Jilcol era nato in una famiglia nomade, che era abituata - per via della loro attività di pastorizia - a spostarsi di luogo in luogo, alla ricerca di qualcosa che potesse dare loro sostentamento per gli anni a venire. I suoi grandi occhi di bambino avevano visto mille volti in centinaia di scenari, e fin da subito i suoi genitori gli avevano insegnato a fare amicizia con gli abitanti dei villaggi che incontravano di volta in volta.


Da ragazzo si era dedicato all'arte dell'artigianato, intessendo stoffe che poi rivendeva nei mercati e nelle fiere del suo pianeta. Era orgoglioso dei suoi prodotti e dei risultati che aveva raggiunto, impegnandosi ogni giorno senza mai fermarsi.
Raggiunta la maggiore età aveva deciso, come era da tradizione nella sua tribù, di allontanarsi dalla sua famiglia per viaggiare da solo e scoprire il mondo. Entrò in contatto con molte persone, soprattutto persone povere come lui, e non esitava a dare loro aiuto e sostegno nei momenti di difficoltà.
Non sentiva il bisogno di avere terre, né una fissa dimora: voleva vivere libero, con ciò che la natura gli avrebbe offerto, senza pretendere qualcosa in più da quello che sembrava essere il suo destino da nomade.
E, in quella stessa natura, lontana dalla civiltà, aveva deciso di dedicarsi ad un'antica arte meditativa: lo yoga. Si era allenato molto, unendo le arti marziali a questa disciplina, per cercare di essere più forte e proteggersi dagli assalti dei banditi.


Proprio mentre aveva pensato di aver trovato se stesso... un giorno, all'improvviso venne preso per un braccio e teletrasportato in un luogo che non aveva mai visto in vita sua. Anzi: se doveva essere sincero, non gli sembrava nemmeno di trovarsi sul suo stesso pianeta.
Di fronte a lui vi era un possente elefante antropomorfo - forse una divinità, a giudicare dagli abiti che indossava - che in pochi minuti gli spiegò il motivo per il quale si trovava laggiù, insieme ad altre persone che non aveva ancora incontrato lungo il suo cammino.
Jilcol comprese che il suo Universo era in pericolo, e che la sua forza interiore poteva essere una valida carta per la sua salvezza.
Non riusciva a crederci, ma doveva farlo.
Doveva combattere, se voleva proteggere il suo pianeta... e la sua tribù.



«Cosa farai, adesso? Se vuoi, puoi continuare a stare con noi.»
Il leader del suo Team, Murichim, conosceva molto bene il suo vissuto e sapeva che quel guerriero non aveva una fissa dimora. Forse era l'unico, in quella bizzarra squadra, a condurre una vita del genere.
Egli pensava di fargli un favore rivolgendogli quella richiesta. Ma, a sua grande sorpresa, il combattente gli sorrise e gli voltò le spalle, rimettendosi il sacco sulle spalle e incamminandosi verso l'orizzonte.



Non mi dimenticherò mai di voi, però il viaggio è la mia casa. Grazie a questo Torneo, ora so che ho ancora molta strada da fare... e, per questo motivo, devo continuare a camminare senza una meta.
Ma sono certo che un giorno ci rivedremo.
Grazie di tutto.

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