15. Una macchina rossa.

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Chiudo il garage, metto in moto. Forse con il vento mi asciugheró più in fretta, ma mi aspetta un bel raffreddore, tra l'altro nelle vacanze estive.

Devo prendere l'autostrada per arrivare più veloce, anche se devo controllare la velocità, perché da queste parti la polizia è dappertutto.

Quando arrivo, tutti si fanno da fare con i preparativi per la gara di questa sera; io contro quattro.
Non mi hanno ancora detto chi sono, ma spero che siano dei bravi guidatori; dei avversari degni a partecipare.

Con la mia moto entro nel garage e la posizioni nel solito posto. «Niente gatti questa volta.» alzo le mani in difesa e lui scuote la testa.

«Come vanno le ferite, procurate da quella bestia di Satana?» rido e mi avvicino a lui.

«Si chiama Garfield, ed è un tesoro.» mento e lui barbbotta qualcosa incomprensibile. «La macchina per questa gara? Tu sai qualcosa riguardo i partecipanti?» chiedo speranzosa. Mi è sempre piaciuto sapere un po' dei miei avversari, così da essere pronta a tutto.

«Niente di particolare, sono i soliti motociclisti di qualche mese fa... Non si arrendono.» alzo gli occhi in aria e sbuffo.

«Non sanno accettare una sconfitta, immaginati due...»

«Sei così convinta di vincere, vero?» domanda con tono di sfida, mentre si divide verso una macchina con un telo sopra.

«Sei ossessionato dai teli.» borbotto senza farmi sentire, e mi avvicino a lui. «Darò il massimo di me stessa come sempre, e poi me mi sento invincibile, sotto i panni di Moon.»

«Non lo sei sempre?» mi domanda voltandosi verso di me.

«Sono la persona più sfigata del mondo, e credimi è così.» dico, e se non cambio argomento mi chiederà di più sulla mia vita, e questo non posso permetterlo. «Quindi la macchina è pronta?» sorrido e lui scuote la testa.

«Sempre la solita bambina.» ride mentre toglie il telo dalla macchina. «E comunque, non sono ossessionato da questi.» mi dice indicando il telo.

«Tu mi hai sentito...» dico mentre ridacchio nervosa. «Stupenda la macchina, comunque vado a vedere un secondo Sett. Si ci vede, mon amour.» gli lancio una bacio ridendo e poi esco da lì.

Mentre cammino sento persone fischiare ed acclamare il mio nome. Saluto tutti con un sorriso, e poi entro nel bar, dopodiché vado verso Sett.

«Moon!» alza lo sguardo e rimane attendendo una risposta. «Perchè sei bagnata?»

«Ah, questo? Lunga storia.» mi porto una ciocca di capelli ancora umida dietro lo orecchio e rido imbarazzata.

Si alza e appoggia il suo braccio sulla mia spalla e mi accompagna fuori. Sett è più alto di me di, più o meno, non na decina di centimetri, ed io posso considerarmi alta con il mio metro e settantasei.

«Tra poco inizia.» continuiamo a camminare e sento il motore delle macchine prepararsi. «Stai attenta, Moon. Il loro odio verso i tuoi confronti li sta fottendo il cervello, capito?»

«Si.» gli dico e poi mi allontano per entrare nella macchina.

Mi siedo e mi sento scomodissima, sono ancora bagnata e di certo non sarà facile, ma non devo assolutamente rischiare la mia vita.

«Non rischiare mai la vita nelle gare, sei giovane con un futuro avanti. Se un giorno non ti sentiresti bene, o ti sentissi che non ce la farai, non commettere stupidaggini, Moon.»

Sett ci tiene molto a me, e l'ha fatto capire con le parole e la sua preoccupazione verso di me.

«Pronti!?» alza la bandiera e il tumore del acceleratore si fa sentire. «Partenza!»

«Via!» tutti iniziano e a causa del fumo non riesco a vedere bene.

Loro ardono d'odio a causa mia, e faranno di tutto per sconfigermi. Il mio piano sarebbe di rimane nel terzo o secondo posto per poi superarli, ma so che hanno una strategia.

Freno, e faccio stampare la macchina mentre attraverso la curva, cambio marcia e poi premo l'acceleratore; arrivo al terzo posto. Dallo specchietto vedo che gli altri stanno sorridendo; cosa avete in mente?

Dobbiamo fare due giri e siamo quasi alla metà del secondo, manco poco. Cambio marcia di nuovo, e accelero arrivando al lato del secondo.

«Povere, piccola Moon. Troppo giovane per certe cose.» urla l'uomo della seconda posizione.

Devo concentrarmi sennò questo finirà male. Attraverso lo specchietto guardo gli altri che sembrano rallentare, e poi guardo quello del primo posto.

Il traguardo si avvicina, supero il primo corridore, ma appena sono davanti a lui, con la sua macchina, da dietro, mi dà un colpa molto forte. Sbando per qualche secondo ma poi torno normale. Freno, faccio la curva, cambio la marcia e premo sull'acceleratore; sono quasi arrivata al traguardo!

«Ora!» dallo specchietto vedo che il primo corridore urla, ma subito dopo un ragazzo viene buttato in mezzo alla pista a pochi metri da me. Freno, girando verso l'altra parte dove c'è un burrone, ma prima di buttare la macchina lì, scancio la cintura e mi butto fuori dalla macchina, per poi rotolare, arrivando quasi al traguardo.

Il ragazzo viene portato via da due uomini muscolosi e alti, mentre io osservo il primo corridore fermo e sorridendo seduto ancora dentro la sua macchina. Tutti stanno aclamando il mio nome.

«Vai, Moon!» mi alzo e vedo il corridore riaccendere la macchina. Mi giro e corro verso il traguardo. Non c'è nessuna regola che lo vieta: vincere a piedi.

La macchina parte, e corro con tutto le miei forze, ma il dolore alla gambe è troppo forte. Manca poco. La macchina si avvicina, quindi per attraversa il traguardo mi butto. Non siamo a baseball!

Mi alzo, cerco di camminare, ma non riesco a reggermi in piedi, cado in ginocchio e le sento bruciare. Il primo corridore esce dalla macchina e cammina verso di me.

Alzo lo sguardo e lo vedo alzare il braccio, chiudo gli occhi mentre il suo pugno di avvicina, ma sento solo dei sassolini rotolare sull'asfalto.

Apro gli occhi e vedo Colen mentre blocca il braccio dell'uomo. «Non ci provare.» gli dice guardandolo negli occhi, e con una voce che emette paura.

Lo lascia andare e gli uomini di Sett, lo prendendo. Colen mi prende in braccio e dice a Sett che mi porta via.

Quando ci allontaniamo dalla folla e dal rumore, mi concedo una lacrima. Colen sussulta a questo gesto e mi stringe di più a lui. «Tutto è finito, ora.» mi sussurra dolcemente, e poi mi fa sedere sulla sedia e mi passa una coperta.

«Disinfettiamo le ferite.» dice ed io annuisco lentamente. Prende l'occorrente dal kit medico, e inizia a disinfettare i taglie e graffi provocati dalla caduta.

«Grazie, Colen.»

«Tutto per te, Moon.» mi sorride e poi riprende a medicarmi.

La mia attenzione viene rapita dal rumore di una macchina, alzò gli occhi e vedo una macchina rossa che si allontana.

Una macchina rossa.

«Tutto bene?» domanda Colen mentre segue con gli occhi il mio sguardo. «Comunque, hi finito. Ti ho messo una crema per le botte e poi una benda intorno alla caviglia, per farla guarire più in fretta.» mi sorride e si alza, mette apposto le cose e ritorna da me.

«Ti accompagno a casa? Per la moto non ti preoccupare, la terrò al sicuro.»

«Grazie, ma credo di farcela.» mi aiuta ad alzarmi, e cerco di camminare nel modo più normale, cercando di non fare notare il mio dolore.

«Alla prossima, e di a Sett che starò bene.» metto in moto e poi esco dal garage, con ancora tante domande nella mia mente.

Ecco qui il quindicesimo capitolo! Spero che vi sia piaciuto, e fatemi sapere cosa ne pensate.

Secondo voi la macchina rossa è di qualcuno familiare oppure no? Quante probabilità ci sono?

Alla prossima:)

Ti ricordi il primo sguardo? |•Bad Girl•| (Day Or Night)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora