capitolo 30

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'Written in these walls are the stories

That i can't explain

I leave my heart open

But it stays right here empty for day'

Oddio sí, finalmente potrò vedere papà. Sguizzo fuori dal letto e corro in bagno per farmi una doccia calda rilassante e poter iniziare bene la giornata. Terminata mi asciugo il corpo e i capelli col phon in intimo, intanto guardo i nuovi messaggi su whatsapp e vedo che Ashton sul gruppo 'pinguini' mi aveva inviato un video, lo scarico e me lo guardo. Erano tutti i ragazzi che mi davano la buonanotte, erano tenerissimi, vorrei abbracciarli! Mi viene da ridere, la giornata è iniziata fantasticamente e il seguito sarà migliore. Vado a fare colazione e poi in camera per scegliere dei bei vestiti per papà. Provo qualche maglia, ma non sono convinta, rimango venti minuti davanti all'armadio, un sacco di tempo, ma voglio che tutto sia perfetto. Voglio, che appena mi guarda, pensi 'wow, com'è bella la mia bambina". Sorrido all'idea e mi vesto aggiungendo anche qualche accessorio e un leggero trucco. Mi guardo allo specchio e sorrido soddisfatta, mi piace. Sono le 11:45, papà arriverà qui presto penso, quindi corro da mamma

Io: mamma, quando arriverà papà? - la guardo e lei stava mettendo via il telefono in lacrime, cos'è successo? Perché piange? C'entra papà o qualche altro familiare? Magari ha chiamato la scuola, anche se è poco probabile. Vederla così mi toglie il fiato, malgrado tutte le mie domande, non riesco a parlare per il dolore, ho un nodo alla gola. Sono immobile e in silenzio aspettando un suo chiarimento, metto la mano sul petto e posso sentire il cuore accelerare, i miei occhi si bagnano leggermente. Vederla così fa male

Mamma: ha telefonato. papà ... - si blocca, presumo che parlare sia difficile anche per lei, la curiosità si aggiunge, cos è successo a mio padre? - il suo capo l'ha chiamato e oggi dovrà sbrigare un lavoro importante che lo terrà occupato tutto il giorno ... non verrà - le lacrime scendono lente dai suoi occhi, io invece rimango impassibile, stringo la maglietta e distolgo lo sguardo da lei. Dovevo immaginarlo, deve lavorare, per lui il lavoro è più importante di sua figlia e sua moglie. Mi viene quasi una smorfia di ribrezzo. Sinceramente non mi sarei mai aspettata una reazione simile da parte mia, sto reagendo in modo duro, quando non sono affatto così. Sospiro e torno in camera. Scrivo a Luke

Io: mio padre non viene ... - blocco il telefono e rimango a guardare il vuoto mentre nella mia testa navigano mille pensieri. Perché non si oppone un po'? Quello che fa è importante, ma chiedo solo un giorno, solo un misero giorno da passare come una vera famiglia felice e unita. Ma perché ci penso ancora?! Dovrei sapere che quel giorno non arriverà facilmente e che mi sto solo illudendo ... non riesco a credere a quello che ha appena fatto. Sento il mio cuore rompersi lentamente in mille pezzi, adesso chi li raccoglierà? Chi lo aggiusterá? Credo che la risposta sia 'tu Angel ... come al solito'. Sfioro le coperte e sento il cellulare vibrare , così lo afferrò e apro whatsapp

Luke: cazzo, tu stai bene? Mi dispiace così tanto

Io: non so com'è sto, ho bisogno di un po' di tempo da sola per potermi riprendere

Luke: scrivimi se vuoi compagnia, terrò il telefono sempre con me in suono per poter sentire subito il tuo messaggio

Io: grazie

Mamma: vieni Angel, il pranzo è pronto - vado in cucina e pranzo, anche se, a dire la verità, non avevo per niente fame. Io e mamma parliamo poco, nessuna trova il coraggio o le parole giuste. Finito sto un po' sul letto e cerco di non pensarci distraendomi con libri, musica, social ecc... ma niente, il pensiero di papà è fisso e non vuole darmi pace. Non so neanche cosa pensare, ma dove la trova la forza di dire a mamma che non viene più perché ha del lavoro da fare? Vorrei aver sentito le sue parole per valutare meglio la situazione, perché poi non ha voluto parlare con me? Ha del lavoro da sbrigare forse? Stringo i pugni e serró la mascella, ho bisogno di uno sfogo, ma qui non conosco tante cose. Devo distrarmi, credo andrò a fare una passeggiata

Io: mamma, esco

Mamma: perché? Dove vai?

Io: passeggiata ... per distrarmi - mamma annuisce, prima di uscire di casa, indosso la felpa di Luke. Il suo profumo e il suo calore ammetto che mi fanno stare leggermente meglio, ma il dolore è troppo per essere spazzato via tutto. Cammino per le strade affollatissime, era domenica e tutti sfruttano il bel sole per godersi un pomeriggio insieme. Mi fa male vedere tutte queste famiglie sorridenti. Metto il cappuccio e mi immergo di più nella felpa, voglio Luke, ma non posso assillarlo con i miei pianti, anche se lui si è, diciamo, offerto come una spalla su cui piangere. Raggiungo il mare, ma c'è troppa gente, così decido di andare nel posto dove mi aveva portato Luke l'altro giorno, fermandomi però in un chiosco per comprare una bottiglietta d'acqua. Per colpa del mio passo lento, raggiungo il posto in un ora, è tantissimo, ma vengo subito ripagata. Non c'è nessuno, il mare è calmo, la sabbia non scotta neanche tanto. Mi tolgo le scarpe e i calzini, mi avvicino alla riva e mi siedo. Chiudo gli occhi e mi immergo nel rumore delle onde, del venticello che soffia a tratti e da qualche uccellino che cinguetta alla ricerca di cibo. Sfioro l'acqua con le dita e giocherello con le conchiglie. Mi sembra incredibile, ma il mare mi sta calmando un po'. Scruto un granchio muoversi veloce, di solito scappo alla vista di questi animaletti, ma ora no, non può raggiungermi. Osservo attentamente alcune navi che passano lente, m'incanto alla vista di tutto quello splendore che mi circondava, quasi non penso più a papà, quasi appunto. Annuso la felpa e poggio la mano sul cuore, mi rendo conto che Luke è l'unica persona che vorrei in questo momento, non voglio neanche mio padre, cioè sí, ma non ora. Sospiro e bevo un sorso d'acqua. Un'onda riesce a raggiungermi e mi sposto sorridendo. Prendo il cellulare e vedo 2 chiamate senza risposta da mamma e un suo messaggio

Mamma: dove sei Angel? Chiamami appena puoi - non so veramente se richiamare o no mamma, non voglio farla preoccupare, ma non voglio dirle dove sono. Le mando un messaggio

Io: non preoccuparti, sto bene - appoggio il cellulare vicino a me e cerco di rilassare i miei nervi ancora tesi, mi sento rigida e triste, malinconica ... quasi come se fosse appena passato un dissennatore in linguaggio potteriano. Dov'è la mia bacchetta? Avrò abbastanza concentrazione per un expecto patronum e tornare normale? Mi viene da sorridere pensando a quanto posso essere stupida. Sospiro e cerco una soluzione per calmare il mio corpo, ma non trovo nulla. Faccio vari passatempi diversi come acconciarmi i capelli o giocare col telefono. Non so cosa fare, ma non ci penso proprio a lasciare questo posto. Sono le 15:00, mi distendo sulla sabbia e cerco di pensare a cose belle come le prove di ieri o le giornate passate con i ragazzi in generale. So che ho bisogno di loro, no, probabilmente ho solo bisogno di Luke, non per cattiveria, ma mi sento meglio con lui. Mi piace tantissimo, ogni giorno di più e ho bisogno di lui. I miei filmini mentali su Luke partono, 1 dollaro se volete entrare all'interno del cinema multisala 'Angel'. Penso a quanto sarebbe meraviglioso se mi baciasse, magari scostandomi i capelli dietro l'orecchio sussurrandomi cose dolci mandandomi in tilt. I miei pensieri vengono interrotti dalla suoneria del mio telefono, spalanco la bocca e strabuzzo gli occhi quando leggo il nome di chi mi sta chiamando. Papà ...

The Only Reason || Luke Hemmings - 5 Seconds Of SummerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora