capitolo 31

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Perché? Perché! Sa che me ne sono andata da casa? Sono in panico, rispondo o no? Mentre penso a cosa fare mi accorgo che avevo già risposto senza pensarci, aiuto
Io: pronto
Papà: Angel, sono papà
Io: lo so - cerco di dare risposte brevi e secche
Papà: io mi volevo scusare per ... -la rabbia prende il sopravvento su di me e non lo faccio neanche finire di parlare che inizio ad urlargli conto
Io: ti vuoi scusare? Dopo aver illuso tutti, compresi gli zii. Dopo averci fatto sperare. Dopo averci avvisato qualche minuto prima che non venivi più. Dopo aver preferito il lavoro a tua figlia e tua moglie, la tua famiglia
Papà: non ...
Io: dopo averci preso in giro così, tu ti scusi e ti aspetti che tutto passi così!? No papà - mentre parlavo le lacrime scendevano sul mio viso, finalmente, un po' le aspettavo per potermi sfogare
Papà: lo che sei ferita ma ...
Io: ferita? Magari solo quello, mi sento presa in giro, umiliata da mio padre
Papà: no, io volevo venire - prendo un respiro profondo e riduco il mio tono di voce
Io: ma il capo ti ha chiamato e tu non puoi dire di no al lavoro, ma puoi dirlo alla tua famiglia
Papà: era importante
Io: certo, capisco
Papà: ascolta Angel, lo so anche io che sono uno stupido, ho una carica importante e mi potrebbero anche licenziare se nego di fare un incarico, sono un codardo e lo riconosco. Ti ho ferita e mi dispiace - faceva fatica a trovare della parole, ma solo perché avevo alzato la voce. Mi dispiace essere così dura, non è affatto da me, soprattutto con mio padre, ma il suo comportamento è inaccettabile e deve capirlo. Le lacrime aumentano e me le asciugo con la manica della felpa. Rimane in silenzio e anche io, mi aspetto qualcosa da lui, ma non sembra arrivare, così mi decido a parlare solo per poter farlo sentire peggio e farlo pentire veramente perché non credo che le sue scuse siano sincere al massimo
Io: mi chiedo perché non possiamo essere come una famiglia normale, unita
Papà: lo siamo
Io: fisicamente intendo. L'ultima volta che siamo usciti insieme era per pranzare prima della partenza mia e di mamma due settimane fa. Quando eravamo là pensavi comunque al tuo lavoro - lui stava zitto, si stava rendendo conto che avevo ragione. Io cercavo di far sembrare la mia voce normale, quando invece era smorzata dalle lacrime - a volte sembri così freddo e distaccato, non voglio che tu pensi che ti odio perché non è affatto così, ma una figlia ha bisogno del proprio padre, di una figura paterna. A me sembra che tu ci sei, ma non ci sei ed è orribile - parlo sinceramente con lui, voglio che mi capisca e se lui non si interessa a me, sarò io a parlargli - ho bisogno di te, papà, ma tu lavori molto e lo capisco, ma un giorno. Non vedevo l'ora arrivasse questa giornata e la sto passando orribilmente da sola - mi prendo una pausa, la tensione stava tornando un pochino e voglio sentire che ha da dirmi
Papà: hai ragione, hai perfettamente ragione. Non ho scusanti
Io: non voglio che lasci il tuo lavoro, ma riuscire a trovare una giornata libera per stare con la tua famiglia potresti farlo
Papà: una ramanzina da mia figlia, non era questo quello che un padre vorrebbe sentire - che fa? Scherza? Alzo il sopracciglio, ma sto zitta - ma la cosa più importante è che hai ragione, troverò una giornata, te lo prometto
Io: aspetta qualche tempo, dobbiamo riprenderci e non sarà così semplice. Arrivare qui presto è una brutta idea - conosco gli zii e saranno arrabbiati, così ho avvertito papà
Papà: ok, va bene
Io: altro da dire? - all'inizio sembrava sorpreso dalla domanda, probabilmente non si aspettava fossi così secca
Papà: no ...
Io: bene, allora chiudo
Papà: mi dispiace - rimango zitta, non riuscivo neanche più a parlare - ciao - termina la chiamata, metto in tasca il cellulare e mi siedo liberando tutte le lacrime che prima non potevano scendere. Mentre piangevo, non urlavo, non facevo particolarmente rumore, ma emettevo dei continui singhiozzi. Prendo due fazzoletti, sapevo che mi sarebbero serviti. Con uno mi asciugo le lacrime e con l'altro mi soffio il naso. Le lacrime erano veloci e non volevano smettere di uscire, però credo faccia bene uno sfogo. All'improvviso sento delle mani coprirmi gli occhi e un respiro abbastanza affannato sul collo, rimango immobilizzata dalla paura. Il respiro si calma e sento il tipo dire 'sono qui', riconosco la voce, è Luke. Si siede vicino a me e mi guarda serio
Luke: forza, vieni tra le mie braccia - le apre, io mi rintano dentro e poi le stringe attorno a me lasciandomi un bacio sulla testa - come ti senti?
Io: come se mi padre mi avesse preso in giro. Sembra che gli importi più del lavoro che della sua famiglia
Luke: è solamente fiero
Io: ed è giustificato a comportarsi così per questo?
Luke: no - fa un lungo sospiro - io non avrei mai il coraggio di comportarmi così con te. Abbandonarti per lavoro, ma scherziamo? Comunque tuo padre ti vuole bene, ma si sente importante nella sua posizione e accetta ogni incarico anche facendo dei sacrifici. Sbaglia, ma ormai ha questo modo di fare e non si cambia molto facilmente - mentre parla, mi accarezza dolcemente i capelli. Aveva perfettamente ragione e non poteva usare parole più giuste, in più la sua presenza, stare tra le sue braccia, avere la sua felpa ecc ... Lui in pratica, mi faceva star meglio, ritornando al domanda 'chi dovrà prendere e aggiustare i cocci del mio cuore infranto?' penso che Luke ci stia già lavorando. Me lo immagino con le dita piene di colla che cerca i pezzi giusti da combinare, mi scappa un sorriso. Mi appoggio sul suo petto e sento il battito del suo cuore. Sento ancora il suo respiro pesante
Io: come mai sei venuto?
Luke: tua mamma mi ha chiamato qualche ora fa e mi ha chiesto se sapevo dov'eri, era molto preoccupata. Mi ha detto che eri uscita, ma non avevi detto nulla di più. avevo paura, così sono uscito e ho iniziato a cercarti
Io: paura?
Luke: sí, ero in pena per te. Non me lo sarei mai perdonato se ti fosse capitato qualcosa di brutto, ma non voglio neanche pensarci ... non riuscirei a stare senza di te - strabuzzo gli occhi per la sorpresa. Non me la sarei mai aspettata una frase così. Non so cosa pensare, sento i colibrì nella stomaco e mi sento bene
Io: neanche io, è per questo che hai il respiro così affannato
Luke: sí, è da ore che ti cerco - gli scappa un sorriso e io gli do un bacio sulla guancia - guardami - mi giro e i nostri occhi si incontrano - non riesco a vederti così - prende la manica della sua maglia e mi asciuga le lacrime. Ormai ho smesso sia di piangere, sia di fare i singhiozzi, grazie a Luke - così va meglio, anche arrossati sono bellissimi i tuoi occhi. Angel non ce la faccio più di questa situazione, soffro a vederti così. Adesso vorrei stringerti tra le mie braccia rompendoti le costole, ma aggiustandoti il cuore e consumarti le labbra fino a toglierti il respiro facendoti sentire bene - confusione, non riesco più a pensare, Luke si sta dichiarando?! Si vede la sua sincerità e il suo dolore. Prende una piccola pausa prima di fare un respiro e riiniziare a parlare - mi piaci Angel, vorrei stare con te - panico, agitazione, felicità e altre mille emozioni percorrono il mio corpo, faccio un sorriso enorme, probabilmente sembro un ebete, ma non importa
Io: e io vorrei avere costole rotte, labbra consumate da te - mi mordo il labbro, un secondo dopo Luke si mette meglio, mi sposta i capelli dietro l'orecchio, ma bacia il collo lasciandomi un brivido lungo tutto il corpo, poi chiude gli occhi e mi bacia per qualche secondo a stampo. Il suo bacio era ugualmente bello e appassionato, mi sentivo bene, a mio agio e protetta. Milioni di colibrì volano veloci nel mio stomaco, brividi percorrono il mio corpo lasciando una sensazione stupenda. Si stacca dal bacio e mi sussurra 'finalmente sei mia' all'orecchio, poi ricomincia a baciarmi, la sua lingua cerca di entrare nella mia bocca e io la apro. Mentre ci baciamo, mi abbraccia. Questi che sento non sono brividi, ma vere proprie scariche di elettricità. Non so neanche io come mi sento, semplicemente bene, è tutto perfetto. Dopo un po' si stacca
Luke: aspetta un attimo - mi lascia un bacio sul naso per poi alzarsi, raggiungere il sentiero e scomparire, lo aspetto. Dopo qualche secondo lo rivedo tornare con la sua chitarra in mano, ma è pazzo!? Cosa vuole fare?
Luke: l'avevo portata per farti felice, un uccellino mi ha confessato che quando sei triste, canti - rimango sorpresa
Io: è vero, chi te l'ha detto?
Luke: un uccellino - sorrido, non importa chi glielo ha detto, Luke è stato veramente dolce
Luke: vuoi cantare?
Io: solo se canti con me
Luke: ok
Io: però non sono ai tuoi livelli
Luke: smettila, sarai fantastica - si siede accanto a me, mi da qualche bacio e inizia a suonare.

The Only Reason || Luke Hemmings - 5 Seconds Of SummerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora