14. Fiducia (REV 2022)

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Il sole era ormai alto nel cielo.

Aveva dormito solo poche ore, ma era stato un sonno tranquillo e riposante, i ricordi della sera prima ricacciati in fondo, seppelliti e nascosti dentro di lui, ricoperti da un solido scudo di dolore che avrebbe impedito a Voldemort di aggirare le protezioni scoprendo i suoi tormentosi rimorsi.

Già, i rimorsi, inseparabili compagni della sua esistenza.

Un lungo percorso di sofferenza che, come la Granger aveva compreso alla perfezione, Severus Piton aveva intrapreso di spontanea volontà tanti anni prima, l'unica possibilità di rimarginare le profonde lacerazioni che, con le sue scellerate azioni, lui stesso aveva ripetutamente inflitto alla propria anima; l'unico doloroso percorso che ancora gli permetteva di proteggerla nelle notti da incubo fra i Mangiamorte, quando altro sangue innocente scorreva tra le sue mani che, ora, solo avrebbero voluto difendere, salvare, proteggere, curare.

Un sospiro amaro sfuggì dalle labbra sottili e strinse a sé Crystal, ormai vicina al risveglio, sfiorandole la fronte con un bacio leggero.

Si sarebbe lamentata d'essere tutta indolenzita. Sorrise appena: nulla di strano se, in quelle poche ore di riposo, l'avesse stretta a sé ancor più del solito.

Avrebbe compreso, senza bisogno di spiegazioni.

Era la sua compagna, fino in fondo, e le parole non erano più necessarie.

Il peso dei silenzi aleggia

sull'amore che vive di emozione

e le parole diventano uccelli senza ali

destinati a precipitare

in nome del vero che ci avvolge.

Taci

e lascia che la vita gridi per noi. [1]

Uno sguardo era più eloquente di mille parole, e una stretta, un lieve abbraccio, portavano in un istante la consolazione della comprensione che solo lunghi e complessi discorsi avrebbero potuto indurre.

Era sempre stato di poche parole, ma i suoi penetranti occhi neri sapevano leggere e anche parlare, e lo stesso valeva per gli splendidi occhi azzurri della sua Crystal.

Finalmente quel cielo si aprì al suo adorante sguardo, raggi di sole a illuminare le sue tenebre, la speranza adagiata sulle labbra rosse, appena dischiuse in un sorriso d'amore solo per lui.

Si chinò a baciarla, con gentile passione, sussurrandole il suo amore, mentre dalla bocca passava alla guancia e poi all'orecchio e al collo.

Un lieve brivido di piacere percorse la maga che si abbandonò tra le sue braccia mormorando:

- Spero che questa piacevole accoglienza significhi che anche tu sei riuscito a riposare, almeno un poco!

Severus si sollevò su un gomito e tornò a rimirarla, la mano che, con delicato ardore, seguiva il bordo della profonda scollatura della camicia da notte, le dita a insinuarsi appena sotto la sottile seta nera. Ricambiò il sorriso e sussurrò:

- Sei la migliore pozione soporifera che esista al mondo!

La maga scoppiò in una divertita risata cristallina:

- Detta così, non è che suoni molto lusinghiera nei miei confronti!

Severus sollevò appena un sopracciglio e increspò le labbra, fingendosi crucciato, gli occhi neri, però, scintillavano:

- Avanti! Hai capito benissimo!

L'avvinse forte a sé, con orgoglioso possesso:

– E sai che il mio, invece, voleva essere un grande complimento. – aggiunse sorridendo imbarazzato. - Ma è evidente che non ho molta pratica nel campo delle buone maniere!

Trasparenza e purezza del Cristallo (Terza e ultima parte di Cristallo Nero)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora