27. Le difese dell'Horcrux (REV 2022)

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Hermione rotolò nell'erba e si trovò distesa sulla schiena a osservare il terso cielo notturno.

All'improvviso un'ombra oscurò le stelle: il professor Piton torreggiava su di lei e non era difficile intuire che, questa volta, era davvero molto arrabbiato.

- Che cosa credevi di fare, stupida ragazzina? – sibilò gelido.

Hermione sollevò il capo: alla sua destra, vicinissima, si levava un'intricata massa di rovi, arginata dalla collina da un lato e da un torrente dall'altro. Scosse la testa facendo ondeggiare i cespugliosi ricci castani, quindi prese un lungo respiro e rispose d'un fiato:

- Quello che ho fatto: venire con lei per aiutarla a debellare le difese poste da Voldemort al suo Horcrux.

Piton scosse la testa:

- Non intendo permettertelo! – asserì secco. – Quindi ora tornerai...

Uno singolare sibilo lo interruppe.

Sembrava il vento, ma ricordava anche il flebile lamento di un uomo ferito a morte.

Rimase immobile stringendo la bacchetta, il volto pallido rivolto verso i rovi gementi nella notte.

Ci fu un fruscio, sottile all'inizio, poi sempre più consistente: l'erba vibrò sotto di loro e Hermione schizzò in piedi gridando:

- Punge!

Nuovi rovi, con spine verdi e sottili, spuntavano in quantità dal terreno, cercando di attaccarli.

Piton afferrò la ragazza e la spinse dietro di sé, al sicuro dietro l'ala protettiva del mantello:

- Il Nemeton ha riconosciuto la nostra magia e cerca di respingerci. – spiegò. – Questa è la prima, ovvia difesa posta dall'Oscuro Signore.

I giovani rovi si propagavano intorno a loro:

- Diffindo! – esclamò con voce stentorea muovendo la bacchetta a semicerchio.

I virgulti spinosi finirono in mille pezzi, ma i gemiti provenienti dal roveto crebbero all'improvviso d'intensità, come se qualcosa nascosto là dentro fosse stato colpito.

Piton si accorse che Hermione tremava e le rivolse un'occhiata di fuoco. Non ci fu tempo per le parole: i rovi attaccarono ancora spuntando sotto i loro piedi e salendo rapidi verso l'alto, avvolgendosi su se stessi come diabolici rampicanti.

Piton afferrò la studentessa per la vita e la trascinò aprendosi la strada a colpi di Diffindo fino ad arrivare a pochi passi dal roveto i cui gemiti erano sempre più agghiaccianti, straziate implorazioni di pietà.

Hermione era pietrificata dal terrore, incapace di pensare e reagire, il pianto del bosco a insinuarsi come sottile veleno nella mente.

- E' solo un sortilegio di Voldemort! – gridò Piton scuotendola rude.

Era pallida da far paura.

- E tu saresti quella che voleva aiutarmi? – l'apostrofò con maligna ironia.

L'attacco dei rovi non dava tregua, spuntavano sempre più numerosi cercando di abbarbicarsi alle caviglie per trattenerli.

Un ultimo, potente Diffindo del mago liberò un'ampia area di terreno circostante. Piton sollevò rapido Hermione tra le braccia e si alzò in aria tenendosi a un paio di metri da terra. La ragazza, non amante del volo, urlò e gli si avvinghiò isterica al collo: il mago represse un gemito di dolore quando premette con forza contro la ferita.

- Stai ferma o ti schianto! – la minacciò senza esitare.

I loro visi erano molto vicini e Piton lesse il terrore negli occhi nocciola dilatati: prestò ascolto ai subdoli gemiti provenienti dal folto del bosco.

Trasparenza e purezza del Cristallo (Terza e ultima parte di Cristallo Nero)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora