21. Occhi di brace (REV 2022)

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O Signore della Distruzione,

il tuo Messaggero di Morte venne improvvisamente

e mi scortò fin nella corte del grande tuo maniero.

Dinnanzi a me tutto era buio.[1]

La fredda oscurità della fortezza lo avvolse, angosciosa e opprimente, rischiarata solo dall'ondeggiante luce rossastra delle fiamme che serpeggiavano, in minacciosi crepitii, nel grande braciere al centro dell'ampia sala.

Prese un lungo respiro prima di alzare il volto, pallido come non mai, le emozioni seppellite nel fondo di se stesso e gli occhi profondamente neri, impenetrabile schermo di rilucente cristallo.

- Eccomi, mio Signore. – disse con fredda voce indifferente.

La penombra gli impedì di individuare, con una sola e veloce occhiata, i presenti e le loro posizioni: temeva di trovare schierati tutti i Mangiamorte contro di lui, ma c'erano solo due ombre dietro il rosseggiante baluginio delle fiamme.

Una era Crystal, immobile, avvolta in un bianco velo sacrificale.

L'altra era Voldemort, nembo tempestoso denso d'oscurità.

Erano vicine, vicinissime, pericolosamente troppo vicine fra loro.

Il mago rivolse una rapida occhiata dietro di sé: in apparenza erano soli. Avanzò ponendosi a fianco del braciere, un lato di sé in ombra e l'altro illuminato dal fuoco. La mano, sotto il mantello, stringeva spasmodica la bacchetta.

All'improvviso, a un pigro cenno delle lunghe e scheletriche dita di Voldemort, decine di torce si accesero lungo i lati della stanza, bruciando furiose nell'aria e rompendo la minacciosa quiete dell'ombra.

Severus si avvicinò ancora di alcuni passi, adagio, gli occhi fissi sui due, cercando di capire se Crystal era in qualche modo sotto il controllo magico di Voldemort, quindi s'inginocchiò a baciare l'orlo della sua veste di tenebra.

Non era un caso se la maga era là, immobile e costretta al suo fianco: Voldemort sapeva chi era. Illudersi era un'inutile e inconcludente tortura che a poco a poco avrebbe soppresso ogni sua residua speranza.

Il dolore che ho dimenticato

nell'animo sta bruciando,

nelle oscure

spiagge dei sogni.[2]

Il volto di Crystal sembrava sofferente, lo sguardo era spento, velato dal dolore.

Eppure, quando Severus rialzò il viso e incontrò gli occhi della sua donna, per un istante vide un bagliore dorato brillare appena nel cielo cupo.

Il volto pallido del mago rimase impassibile:

- Attendo i tuoi ordini, mio Signore. – disse con deferenza, fissandolo negli occhi che, rossi rubini, sfrigolavano d'ira alle fiamme delle torce.

- I miei ordini, Severus Piton, tu li hai violati. – sibilò piano, quasi senza muovere le labbra sottili che, come una ferita infetta, tagliavano il bianco volto serpentino.

Severus deglutì e strinse i pugni sotto il mantello, la bacchetta sempre salda in mano.

La furia delle crudeli iridi di sangue si rivolse repentina alla maga: una smorfia di dolore contorse il suo bel viso e un gemito di dolore sfuggì dalle labbra contratte senza che Voldemort facesse alcun gesto.

Piton impallidì ma s'impose di restare immobile. Rimanere impassibile era sforzo sovrumano, ma non avrebbe in alcun modo rivelato a Voldemort quanto Crystal fosse importante per lui: non gli avrebbe regalato un'arma così potente.

Trasparenza e purezza del Cristallo (Terza e ultima parte di Cristallo Nero)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora