CAPITOLO 2

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Sono le 6 in punto, é troppo presto, perció resto nel letto.
Stanotte non ho sognato nulla, é la prima volta dopo tanto tempo che non mi sveglio col cuore a mille.
Non riesco a riaddormentarmi e inizio a pensare alla mia nuova vita, probabilmente non cambierá piú di tanto.
Ieri Ethan é stato davvero gentile, non credevo importasse qualcosa a qualcuno del nostro arrivo.
Rimango rannichiata nel letto fino al suono della sveglia: le 7 e 10.
Mi alzo e vado in bagno, faccio una doccia veloce, mi asciugo i capelli, dopodiché arriccio le punte con la piastra: ho sempre amato il colore dei miei capelli, un castano scuro che fa contrasto con la mia pelle lattea.
Torno in camera e mi infilo un paio di jeans neri e un maglione grigio.
"May, scendi a preparare la colazione!" Non ricordo che Cass si sia mai svegliata cosí presto.
"Lo sai che non so cucinare, e poi sono in ritardo" dico in modo che mi senta, la sua camera é due stanze dopo la mia e lei é mezza sorda.
Prendo lo zaino e scendo in cucina, ma non ho fame, perció mi siedo sul divano e aspetto Ethan.

Sono passati 10 minuti e non é ancora arrivato... Dio, ma pensavo davvero che mi avrebbe dato un passaggio? Nemmeno mi conosce, a quest'ora sará giá davanti a scuola coi suoi amici.
Che stupida.
Indosso le scarpe ed esco di casa anche se non so esattamente dove sia la scuola.
Prenderó l'autobus.
"Buongiorno May." Mi giro di scatto.
"Ah Ethan, sei tu..."
"Ne sei delusa?" chiede con un sorrisetto compiaciuto dipinto in volto,
"no no, ti stavo aspettando" mento.
É appoggiato ad un'auto nera, una di quelle che si vedono nei vecchi film.
"Che auto é?" chiedo
"É una Mustang Cabriolet del '67... Allora, sali o preferisci andare a piedi?" ride e io salgo.

I primi 5 minuti del tragitto li trascorriamo in silenzio, poi prendo coraggio e parlo
"Ti piacciono i Queen?" io li adoro, in realtá amo il rock in generale
"Si. Ti piace il rock eh?"
Annuisco.
"Io non ho un genere preferito, a volte ascolto musica classica, altre volte ho bisogno di qualcosa di più caotico."
"Musica classica?" chiedo.
"Si, Beethoven é il mio preferito, le sue melodie sono piene di rancore, rabbia o tristezza".
Tiro fuori dallo zaino un paio di occhiali da sole neri e li indosso, anche se é una giornata fredda c'é un sole accecante.
"Io non sono una grande amante della musica classica, non penso di conoscere delle canzoni in particolare di Beethoven" dico.
"Stai scherzando? É un cazzo di genio, é capace di farti piangere e farti venire voglia di investire qualcuno allo stesso tempo" ridiamo.

Dieci minuti dopo arriviamo a scuola, é davvero grande e sembra antica.
Prima di scendere dalla macchina mi accendo una sigaretta ed Ethan fa lo stesso.
"Sei proprio sicura di voler entrare in questa gabbia di matti? Non preferiresti festeggiare il tuo trasferimento?" mi chiede.
"Non lo so, forse dovrei presentarmi dato che é il mio primo giorno."
"Dio, e ne sei felice? Dovresti mandare tutto a fanculo come faccio io" fa un lungo tiro dalla sigaretta e guarda il fumo che esce lentamente dalle sue labbra carnose.
"Al diavolo, questa scuola é l'ultimo dei miei problemi" dico guardandolo, ma lui non si gira, resta con la testa diritta verso il finestrino.
Segue qualche secondo di silenzio, sembra stia pensando al da farsi, perché ormai mi ha convinto a saltare il primo giorno.
"Allora facciamo un giro, ti porto in un posto che ti piacerá" detto questo, senza aspettare una mia risposta, mette in moto la macchina e parte.
"Dove andiamo?" chiedo sperando in una risposta decente.
"Vedrai" dice e lancia la sigaretta dal finestrino mentre io la spengo nel portacenere e ne accendo un'altra.
"Allora, da dove deriva il nome May?" mi chiede prendendomi alla sprovvista.
"Maggio è il mese in cui la natura e la vita rinascono. Mia mamma ha avuto molti problemi nella sua vita e voleva che la mia nascita segnasse l'inizio di qualcosa di nuovo. Quando ero piccola mi ripeteva continuamente che ero la cosa più giusta e buona che avesse mai fatto."
"Ti si addice, è come un simbolo di purezza" sussurra lui a bassa voce.
"Mi si addiceva prima... ero cosí solare e spensierata: da quando i miei genitori sono morti sto marcendo, ogni giorno é come se un petalo cadesse" abbasso la testa e controllo l'ora sul cellulare, sono le 8 e mezza.
"Mi dispiace, so cosa significa perdere i genitori..." mi giro verso di lui
"Ethan mi dispiace... come sono morti?"
"Solo mia madre... mio padre vive con me." Il suo sguardo é perennemente sulla strada e una lacrima solca il suo viso pallido. Noto una cosa che non avevo notato prima, una cicatrice sul sopracciglio sinistro che sembra essere stata provocata da una ferita profonda.
"E com'é successo?" chiedo titubante.
"Due estati fa ero uscito a prendere da bere al supermercato in paese, ma quando sono tornato la porta era aperta... c'era sangue ovunque, mia madre era a terra in cucina col petto squarciato da un coltello e mio padre era inginocchiato di fianco al suo corpo. Piangeva. Non l'avevo mai visto piangere prima."
"I miei hanno fatto un incidente... li ho persi entrambi. Ora vivo con mia nonna, una stronza colossale".
Rallenta e ferma la macchina.
"Eccoci" dice.
"Dove siamo?"
"C'é un lago qui di fianco, non viene mai nessuno, é un posto perfetto per due anime in pena come noi" ridacchia per spezzare l'atmosfera di tensione.
Prima di scendere dalla macchina si gira e mi guarda, gli asciugo una lacrima e sorrido dolcemente, questo ragazzo é un estraneo per me, ma sento che c'é un nesso tra noi, siamo molto simili.
"May, io penso che il tuo nome ti si addica ancora. La purezza non scompare, a volte si può nascondere, ma rimane dentro di te, io riesco a vederla."
Abbassa lo sguardo. Non so che dire, non sono abituata ad aprirmi ad altri, né tantomeno a ricevere questa attenzione.
"Grazie Ethan."

"Come conosci questo posto?" chiedo mentre camminiamo verso il lago. Non c'é anima viva.
"Quando voglio scappare da tutti vengo qui, pensavo ti sarebbe piaciuto."
In effetti é un paradiso naturale: il lago é cristallino e contornato da salici piangenti e pini.
"Si, é bellissimo. Quante volte vieni qui?"
"Quasi ogni giorno, il tragitto é abbastanza lungo, ma ne vale la pena..." si toglie la giacca e la stende a terra per poi sedercisi sopra e farmi segno di mettermi affianco a lui.
Mi circonda le spalle col braccio. Non ci conosciamo nemmeno... spero non provi a toccarmi o cose simili, ma no, nulla, nemmeno una parola. Restiamo cosí per qualche minuto.
Non so cos'abbia passato questo ragazzo, ma é pieno di rabbia e solitudine, lo capisco e lui capisce me come mai nessuno ha fatto.

Gira il capo verso di me, penso mi stia per baciare, ma no, mi abbraccia... non capisco cosa significhi.
Mi stendo sull'erba umida e lui fa lo stesso.
Ho sempre saputo che i ragazzi sono strani, imprevedibili e tutte queste cazzate, ma come Ethan non ne ho mai conosciuti.
Restiamo accecati dal gelido sole invernale per un tempo indefinito.

Insane || Evan PetersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora