CAPITOLO 10

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Rimaniamo stesi sul letto per ore senza fare niente, le sue braccia mi stringono da dietro pregandomi di rimanere accanto a lui, mi sento completamente a casa in questo momento. Ora capisco cosa provava la mamma: diceva sempre che con papá provava una senzazione indescrivibile, con lui era se stessa, lui era il suo posto felice ed Ethan é il mio.

Mi giro a fatica verso di lui e noto che é addormentato. Sembra cosí innocente mentre dorme, inizio a pensare che sia un angelo venuto a salvarmi da questo schifo e dall'autodistruzione.
Ma lui continua a ricordarmi che ci sono ancora tanti segreti dietro queste mura, dietro quel sorriso timido; ha davvero fatto cose cosí brutte da doversene pentire per il resto della vita? Possibile che dietro quel viso cosí perfetto si nasconda in realtá l'angelo caduto?

"Non mi guardare." Borbotta assonnato facendomi tornare alla realtá, alzo gli occhi e premo delicatamente le mie labbra sulle sue, dopodiché mi libero dall'abbraccio alzandomi dal letto e lui mugugna, do un'ultimo sguardo al ragazzo che dorme nel mio letto, sorrido e arrossisco timidamente pensando che un ragazzo del genere, cosí perfetto, sia innamorato di me.
Improvvisamente una voce stridula mi riporta bruscamente, e per la seconda volta, alla realtá:
"May! Non c'é da mangiare in cibo, ti dispiacerebbe andare in paese a fare la spesa?"dice e, senza nemmeno ascoltare la mia risposta, esce dalla stanza. Odio quando fa cosí, sa bene che non ho la macchina e casualmente quando c'é Ethan a casa mi chiede sempre di svolgere le sue commissioni.
Anche se a volte, spesso quando ci sono ospiti, fa credere di essere la donna perfetta, al contrario quando siamo sole si mostra per ció che é davvero: un'approfittatrice.
É fortunata che io non sia una persona a cui piaccia litigare, se no staremmo tutto il tempo ad urlarci dietro.

Mi siedo sul materasso affianco ad Ethan e gli accarezzo i capelli, dorme ancora. Mi dispiace svegliarlo per chiedergli un favore, perció spendo qualche secondo a guardarlo dormire, ma credo si sia accorto della mia presenza:
"Non mi guardare" borbotta schiudendo lentamente gli occhi assonnati,
"Non ti stavo guardando" mento, lui alza un sopracciglio "sei una pessima bugiarda" sorride scuotendo la testa. É arrivato il momento di rovinare tutto e chiederglielo, probabilmente penserá che io sia un'approfittatrice, che abbia preso da mia nonna.
Dio, devo smetterla di farmi tutte queste paranoie.
"Posso chiederti un favore? Mi accompagneresti con la macchina in paese? Nevica ancora..."
"Si" dice mostrandomi un sorriso furbo. Vuole qualcosa in cambio. "Cosa vuoi?" chiedo, lui si allunga verso di me e mi bacia. Dio, sta provando a riportarmi a letto, é furbo, ma no non posso, non posso proprio:
"No ti prego, devo andare in paese, Cass si arrabbierá se non ci vado" dico, lui alza gli occhi "non sei la sua schiava" dice in tono neutrale,
"Lo so, ma voglio evitare scontri, non mi piace litigare. Con nessuno" rispondo e, capendo che la conversazione sta prendendo una strana piega, cambio discorso:
"Almeno possiamo passare del tempo insieme..." non sono mai stata cosí positiva in tutta la mia vita,
"E va bene" mostra per la milionesima volta quelle bellissime fossette sulle guance rosee, poi, finalmente, si alza.

Mi dirigo verso l'armadio decisa a cambiarmi almeno la maglia del pigiama. Me la sfilo e indosso un maglione a collo alto bianco che risalta il corvino dei miei capelli; quando mi giro noto che Ethan é in piedi dietro di me, ha una mano tra i capelli e lo sguardo fisso su di me, arrossisce nel momento in cui capisce che lo sto guardando. Faccio finta di niente, mi infilo le scarpe e mi avvio al piano di sotto, lui mi raggiunge e, stringendomi la mano, ci avviamo all'ingresso.

Appena apro la porta una folata di vento freddo mi investe, solo ora mi accorgo che la leggera nevicata di qualche ora fa si é trasformata in una tempesta di neve, non penso di aver mai visto tanta neve in vita mia.
Ethan richiude subito la porta:
"Non avrai intenzione di andare in paese con una tempesta di neve del genere..." dice in tono quasi severo, sono sicura che Cass l'abbia sentito, perció mi giro verso la porta della cucina e pochi secondi dopo la vedo affacciarsi:
"tesoro, ci devi andare per forza, non c'é piú niente da mangiare in casa e, se dovremo rimanere rinchiusi in casa come dice il telegiornale, dobbiamo pur avere qualcosa da mangiare. Ora vai, per favore" dice,
"Ma c'é una tempesta di neve" le risponde Ethan strigendomi piú forte la mano,
"Allora sbrigatevi prima che peggiori" conclude lei tornando in cucina. La sua stretta diventa insopportabile, ma grazie a dio lo nota quasi subito:
"Scusa" mormora, io squoto la testa.
Subito dopo sento il suo sguardo addosso, quando mi giro a guardarlo noto che mi sta squadrando da capo a piedi: "aspettami qui" dice uscendo di casa.

Qualche minuto dopo la porta si riapre, Ethan entra, ha in mano un cappotto nero.
"Cazzo, sembra di stare al polo nord" dice porgendomi l'indumento,
"Ho giá la mia giacca" dico confusa,
"Non é abbastanza pesante, prendi questo" dice. Mi levo la mia giacca per poi infilarmi il cappotto che, come pensavo, é tre taglie piú grande della mia. Vedo Ethan infilarsi la sua giacca e ridere, alzo gli occhi e apro la porta.
Corriamo entrambi verso la Mustang nera ormai ricoperta di neve e, appena entriamo facciamo entrambi un gran sospiro.
Mentre mette in moto prendo una sigaretta dal pacchetto sul cruscotto e l'accendo.

Per almeno dieci minuti Ethan non proferisce parola, si limita ad annuire alle stupide domande che gli faccio per smorzare il silenzio. Buffo, ci conosciamo ormai da mesi eppure c'é ancora questo silenzio imbarazzante quando si entra in macchina, forse é perché siamo entrambe persone molto taciturne.
Capisco, peró, che questo non é uno di quei silenzi, probabilmente é in pensiero per qualcosa.
"Cos'hai, Ethan?" chiedo cercando di far risultare il mio tono il piú rassicurante possibile,
segue qualche secondo di silenzio poi vedo una lacrima solcargli il viso e capisco che c'é qualcosa che non va.
Accosta la macchina nel parcheggio di un negozietto di alimentari e spegne il motore, gli asciugo la lacrima col pollice aspettando che parli.
"May, devo dirti una cosa molto importante" dice asciugandosi per bene il viso con la manica della giacca, io non mi muovo e continuo ad ascoltarlo restando in silenzio, "ti avevo giá parlato del collegio per streghe di New Orleans... penso sarebbe molto utile per te frequentarlo" dice.
Non avevo nemmeno considerato l'eventualitá di andarci, dovrei trasferirmi a kilometri da qui, a kilomentri da Ethan, inoltre non potrei sopportare un altro trasferimento, un altro cambiamento totale di vita.

"Non se ne parla, io resto qui... con te" dico decisa mentre un'altra lacrima gli bagna il viso.
"Non spetta a te deciderlo, presto verranno a prenderti le streghe della congrega" dice,
"Non possono obbligarmi ad andare con loro, é una mia decisione" continuo con una punta di disperazione nella voce.
"Vorrei fosse cosí, piccola, vorrei rimanere con te per sempre" sussurra abbracciandomi, mi sento un po' intimorita da quel per sempre, ma non é decisamente questa la cosa che mi spaventa di piú: sono riuscita finalmente a trovare una persona da amare, che mi capisca, che sia uguale a me, ma come ogni cosa a me cara mi verrá portata via. Non posso permettere che ció accada un'altra volta.

Appoggio la testa sulla spalla di Ethan e lui gira la chiave della macchina, ma questa non si accende:
"Cazzo, si é congelato il motore" dice,
"Sei sicuro? Magari devi solo provare piú di volte"
"No, é giá successo con mio padre, si é congelato il motore o qualcosa del genere" continua,
"Come si fa a farlo ripartire?" chiedo,
"Non si puó, bisogna aspettare che la temperatura risalga".
Perfetto, di male in peggio, rimarremo bloccati in macchina durante una tempesta di neve per chissá quanto tempo.
"Quanto ci vorrá? Qualche ora?" chiedo, lui sorride
"É meglio se iniziamo a sistemarci per la notte" dice.

Abbassati i vecchi sedili in pelle e coperti i nostri corpi con una coperta trovata per caso sul sedile anteriore, poggio la mia testa sul suo petto, gli prendo la mano e chiudo gli occhi.

Sto ormai affondando nella calda onda del sonno quando lo sento mormorare piano, cosí piano che probabilmente non intendeva nemmeno farmelo sentire: "ti amo".

Insane || Evan PetersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora