CAPITOLO 8

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Mi guardo attorno, sono stesa in un campo d'erba, intorno a me niente alberi né case.
Scrutando il cielo notturno mi accorgo della mancanza delle stelle e della luna. É tutto completamente buio.
Il mio cellulare vibra: é Ethan.
Rispondo e resto in silenzio aspettando che parli.

"Hey piccola" sussurra, la sua voce é roca.
"E-Ethan?"
"Si piccola, sto arrivando"
"Aspetta! Dove sono? D-dove sei?".
Riattacca senza rispondermi.
Rimango attonita stesa sul prato, regna il silenzio piú totale. Sento dei passi, alzo la testa e vedo Ethan: ha un sorriso cupo in volto, mi alzo a sedere e noto che ha qualcosa in mano, un liquido nero gli gocciola dalle nocche. Sangue.
"Cos'hai in mano?" Le lacrime mi bagnano gli occhi. Ho paura.
"Piccola non piangere, ho un regalo di Natale per te".
Schiude lentamente il pugno rivelando quello che si rivela essere un cuore. Mi alzo in piedi di scatto. La paura si trasforma in terrore.
"Io ti amo May, il mio cuore ti appartiene" il suo ghigno si trasforma presto in un'espressione malinconica e una lacrima gli solca il viso; io rimango agghiacciata dalle sue parole. Aveva ragione lui, aveva ragione suo padre: é un pazzo.
"Non lo voglio" alzo la voce.
"Oh piccola, non preoccuparti, non rimarró senza" detto ció si avvicicna a me e con un colpo netto mi trafigge il petto estraendone il cuore. Non sento dolore, non sento niente.

Spalanco gli occhi e mi metto a sedere sul letto. Cazzo, grazie a Dio era solo un sogno. Solo un sogno. Solo un sogno.
"Solo un sogno" ripeto a bassa voce.
"Che cosa?" Sento una voce provenire da un angolo della stanza, é Ethan.
"Cosa ci fai qui?" dico allontanandomi lentamente da lui.
"Sono venuto ad assicurarmi che stessi bene".
Continuo a indietreggiare, lui lo nota perché la sua espressione cambia da neutra a confusa.
"Dove stai andando, May?" dice,
"da nessuna parte"
"torna qui".
Resto pietrificata nel punto in cui mi trovo.
"May, ho detto di avvicinarti!" Alza la voce e fa due passi avanti.
Continuo a non muovermi.
"Cazzo, non avere paura! Non mi abbandonare!" Urla.
Si accende qualcosa in me, la paura si trasforma in energia.
"Smettila!" Urlo e l'istante dopo le tende dietro Ethan si accendono, un fuoco le divora, come se vi avessero versato della benzina e lanciato un fiammifero sopra.

Ethan mi guarda preoccupato e stupito allo stesso tempo.
Sento colare qualcosa dal naso, il sapore metallico del sangue mi arriva alle labbra. Sento il corpo appesantirsi, guardo Ethan, che nel frattempo si era avvicinato a me per scampare alle fiamme, dopodiché le forze mi abbandonano, l'energia che sentivo prima scompare.
Mi lascio cadere a peso morto nel vuoto, sento le braccia di Ethan avvolgermi la vita, la sua mano mi tiene la testa. Perdo completamente i sensi.
L'ultima cosa che sento é la sua voce roca e preoccupata:
"Cazzo, verranno a prenderla".

Quando mi risveglio é finalmente mattina, sono nella mia camera e non c'é nessuno. Guardo la finestra sopra la mia testa: sta nevicando.
É da moltissimo tempo che non vedo la neve, posso dire che mi sia quasi mancata.
Per la prima volta in vita mia non ho voglia di dormire, perció mi alzo e mi preparo.

Scendo di fretta le scale ed un profumo inebriante mi accoglie in soggiorno.
"Tesoro!" esclama Cass.
"Buongiorno. Stai... cucinando?" Chiedo incredula.
"Oh no tesoro, lo sai che non sono capace. C'é un ospite, si ferma a pranzo" mi fa l'occhiolino ed entriamo in cucina.
Come temevo, vedo Ethan ai fornelli: indossa il grembiule rosa di mia nonna, é buffo.

"Buongiorno May, ti stavamo aspettando. Dormito bene?" chiede. É incredibile, dopo quello che é successo stanotte pensavo avesse capito che deve darmi del tempo per capire che cazzo succede.
"Cosa ci fai qua?" La mia voce é piena di amarezza.
"Volevo controllare che stessi bene... ti ho fatto i pancakes..." il suo sorriso si spegne come succede ai bambini quando vengono sgridati.
"Cass ci lasci soli, per favore?" le chiedo continuando a guardare Ethan negli occhi.

Appena se ne va, chiudo la porta e mi giro.
"Cosa ci facevi stanotte in camera mia?" Chiedo.
"Volevo controllare che stessi bene, sai, dopo la botta che hai pr....", non lo lascio finire, non so piú a cosa credere ormai.
"Non mentirmi, ormai dell'incidente con Cody non te ne frega piú niente. Cosa vuoi, Ethan? Continui a preoccuparti per me, io so badare a me stessa e lo sai" forse sto esagerando, forse lui dice la veritá.
"May, io mi preoccupo perché ci tengo, cazzo. Sei la cosa piú preziosa che ho!"
"Allora dimmi la veritá, cosa ci facevi stanotte in camera mia" cerco di apparire calma, ma la mia voce mi tradisce.
"Volevo vederti... é giá qualche notte che vengo a guardarti dormire, mi rende calmo sapere che sei al sicuro" dice.
Sono inquietata e scioccata, non mi sono mai sentita cosí vulnerabile dopo questa schifosa rivelazione.
"É una cosa malata, Ethan! Non puoi entrare in casa di altre persone di nascosto!" Tremo, inizio a scorgere i sintomi della sua malattia. É spaventoso.

Lui mantiene il capo chino, sembra pentito... ma no, fa tutto parte della sua recita, del suo gioco malato.
"La cosa piú spaventosa, Ethan, é che per poco non ci ammazzavi entrambi! Cos'hai fatto alle tende? Hai lanciato un fiammifero o cosa?" sono curiosa di sentire la sua risposta, non so piú cos'aspettarmi.
"Cazzo, non so come dirtelo" dice, sembra teso.
"Dirmi cosa?"
"... sei stata tu, May".
Sono incredula, dopo tutto ció che ha fatto, ha anche intenzione di darmi la colpa per aver appiccato un fuoco in camera mia? É completamente andato, aveva ragione suo padre.
Chissá su quante altre cose avrá mentito, magari quando mi ha detto che gli piaccio, é cosí triste.
"Dio, sei fuori di testa."
"Cazzo, so che sembrerá una follia... ma presto delle persone si presenteranno alla tua porta obbligandoti a seguirli fino a New Orleans, dove si trova il collegio privato per giovani streghe" i suoi occhi si riempiono di lacrime.
"Non voglio perderti, May" continua.
Sta delirando.
"Non esistono le streghe, Ethan."
"Si? E come lo spieghi ció che é successo stanotte?" Piange, ma riprende a parlare.
"So che penserai che io dica queste cose a causa della mia malattia, ma essere bipolare non significa per forza essere pazzo. Credimi May, ti prego." Dice.
Abbasso la testa, questa situazione diventa sempre piú pesante, devo staccare un attimo: mi dirigo verso la finestra e noto che sta ancora nevicando, ormai davanti alla porta d'entrata ci sono giá 10 centimetri di neve, se continua cosí non riusciremo piú ad uscire di casa.

Se ció che dice é vero si spiegherebbero tutte le cose strane successe a scuola e a casa, per esempio un giorno, tornata da scuola, ho trovato Cassidy ubriaca, abbiamo iniziato a litigare e tutti i piatti sulla dispensa sono caduti senza che nessuno li toccasse; non sono mai riuscita a trovare una spiegazione plausibile a ció che succedeva.

"Riesci a provare ció che dici?" Chiedo con tono di resa.
"Io no, ma tu si."
"E come posso riuscirci? Devo sgozzare una capra o roba del genere?"
"No, devi solo accendere qualche candela".
Le domande ricominciano a sorgere.
"Come sai tutte queste cose sulla stregoneria e sul collegio a New Orleans?"
"Un po' di tempo fa avevo un amico lí, la ragazza per cui aveva una cotta era una strega. Una notte lui ebbe un terribile incidente che lo uccise distruggendo il suo corpo, ma fortunatamente lei, innamorata follemente di lui, lo ha riportato in vita.
Ora lui vive con lei nel collegio, non so come stia, é da tanto che non ci vediamo, so solo che é vivo e vegeto".
"É una cosa folle" dico, non sono ancora del tutto convinta.
"Prendi le candele e vedremo".

Insane || Evan PetersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora