CAPITOLO 18

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La partenza di Kit sembra avermi scosso piú di quanto mi aspettassi, devo riorganizzare le idee ma soprattutto dobbiamo ripartire, questo motel é probabilmente il piú triste e monotono che io abbia mai visto e sta influendo sul mio umore.

Ethan é preoccupato e non capisco di cosa: é seduto da almeno un'ora sulle scale del porticato e si sará fumato non so quante sigarette.

"Hey." Dico sedendomi accanto a lui.
"Hey." Fa un tiro di sigaretta e mi sorride dolcemente mentre mi avvolge le spalle col braccio.
"Stai bene?" Continuo.
"Si."
"Ethan." Lo rimprovero, so chiaramente che sta mentendo e odio quando lo fa.
Abbassa lo sguardo e fa un ultimo tiro prima di spegnere la sigaretta: "dobbiamo andare via da qui, la congrega arriverá presto ed é un miracolo che non siano giá arrivate." Si fa cupo in volto.
"Non ti devi preoccupare troppo di questo, prendo la borsa e andiamo."
Cerco di tranquillizzarlo ma non ci riesco, lui si alza ed aggiungo: "andrá tutto bene, Ethan."

Torno in stanza e infilo tutte le mie cose nella borsa per poi uscire dalla camera e dirigermi verso la reception per restituire le chiavi.
Ringrazio l'anziano signore dietro il bancone per l'ospitalitá ed esco.

Ethan ha giá messo in moto la macchina, mi sta aspettando appoggiato a quest'ultima, ha una sigaretta in bocca.
Poso la valigia nel baule ed entriamo nell'auto.
Appena chiudo la portiera la macchina parte a tutta velocitá producendo un suono fastidioso.

Accendo la radio e sono sollevata di sentire una delle mie canzoni preferite: Break Free dei Queen.
Ethan é ancora serio, guarda la strada che si prolunga davanti a lui.
"Amo questa canzone." Dico cercando di innescare una conversazione.
"Si, é bella." Non smuove lo sguardo.
"Quindi... dove pensi che finiremo ora?" Continuo non perdendomi d'animo.
É titubante, deglutisce e risponde: "May, smettila."
"Scusa se cerco di tirarti su il morale." Incrocio le braccia e guardo fuori dal finestrino.
"Non puoi farlo, non adesso. Cazzo, sappiamo a malapena dove ci troviamo, siamo inseguiti da un branco di fattucchiere e questa situazione non andrá avanti ancora per molto. Probabilmente sarebbe meglio che tu frequentassi l'accademia di New Orleans, ti proteggerebbero..." conclude.
"Da cosa?! Da cosa dovrebbero proteggermi, Ethan?" Solitamente nelle liti cerco sempre di mantenere sangue freddo, ma é assurdo ció che sta dicendo.
"Da me, da tutto. Ti insegnerebbero cose nuove sulla stregoneria." Continua.
"Non m'importa." Rispondo.
"Impareresti a controllare i tuoi peteri."
"Non m'importa." Tengo lo sguardo fisso sul finestrino.
"Potresti diventare una strega molto importante, hai dei poteri incredibili!" Alza gradualmente la voce.
"Ho detto che non m'importa!"
"Perché?! May, pensaci bene."
"No, tutto questo é insignificante se non ci sei tu con me! Ho bisogno di noi, Ethan." Concludo voltando la testa verso di lui. Si stizzisce e appoggia la testa al sedile.
"É questo quello che vuoi? Il nulla? Non potró mai darti quello che meriti, May. Mai." Il suo tono torna pacato.
"Mi basta, mi basta questo e mi basti tu."
Lo vedo con la coda dell'occhio accennare un sorriso.
Accosta la macchina, cosa sta facendo?

"Vieni qui." Mi fa segno di sedermi sopra di lui, perció gli salgo a cavalcioni sulle gambe, mi prende delicatamente il viso tra le mani e lascia un leggero bacio sulla punta del mio naso, poi sulle labbra.
L'innoquo bacio diventa poi una tempesta di passione, le nostre lingue si accarezzano, gli stringo i capelli tra le mani stando attenta a non fargli male.
Quando appoggio il pollice sulla sua guancia rossastra mi rendo conto dell'umiditá di quest'ultima, mi allontano di pochi centimetri, il suo viso é decorato da lacrime argentee: sono poche ma il vero dolore glielo scorgo negli occhi.

Non voglio parlare, non servirebbe a niente poiché il dolore non si cura con le parole, non si cura e basta, lo so bene: lo si puó affievolire o mascherare, ma bisogna essere capaci di soffocarlo.
E, contando l'inferno che stiamo passando, capisco il suo bisogno di sfogarsi.

Appoggia la testa sul mio petto, io faccio scorrere le mani tra i suoi capelli.
"Non voglio perderti." Singhiozza con voce roca.
"Non succederá." Ne sono sicura.
Vorrei aggiungere che lo amo, che non m'importa dell'accademia, che nulla riuscirá a separarci, ma non servirebbe a niente.

Rimaniamo abbracciati per diversi minuti, poi torno a sedere sul sedile del passeggero, prendo due sigarette dal pacchetto sul cruscotto e le accendo offrendone una ad Ethan.
La macchina torna in moto e ripartiamo.

Si fa sera e vediamo il sole abbandonarci per l'ennesima volta.
Non c'é niente intorno a noi, solo qualche albero e il cielo.
"Credo che stanotte ci toccherá dormire in auto." Borbotta Ethan.
Chiudo gli occhi ma sento la macchina frenare di colpo.
"Merda!" Sobbalzo.
"Chi cazzo é questo." Lo sento sbottare e apro gli occhi: un inquietante clown é fermo proprio davanti alla macchina.
Poggio una mano sulla spalla di Ethan invitandolo a calmarsi, non voglio che esca fuori, quel tipo é due volte lui e ha una mazza in mano.

"Non provare a scendere, calmati e sorpassa questo coglione." Gli dico.
Ha le mani fisse sul volante, lo stringono talmente forte che sembra che si debba spezzare a momenti.
A un certo punto ingrana la marcia, ruota il volante e lo sorpassa lanciandogli un'occhiataccia.
"Ora vai il piú lontano possibile da qui." Suggerisco.
Lui preme il piede sull'acceleratore e non lo toglie se non dopo almeno 10 km.
Siamo ancora nel bel mezzo del nulla, ma dove cazzo sono le cittá, le persone?
L'auto si ferma e il motore si spegne, Ethan stende il suo sedile e m'invita a fare lo stesso.
Non riesco a decifrare la sua espressione, sembra serio ma cerca di apparire dolce con me. Mi accoglie tra le sue braccia e ci addormentiamo testa contro testa, come se avessimo il desiderio di comprenderci a vicenda.

Le prime luci dell'alba interrompono il mio sonno, volto leggermente la testa verso di lui e lo vedo scrutare il cielo rosato, ha rimesso a posto il suo sedile e sembra pronto a partire.
"Ciao." Sussurro.
"Buongiorno." Scoppia a ridere guardandomi.
"Cosa?"
Continua a ridere e la mia curiositá aumenta.
"Con quei capelli spettinati somigli ad una scimmietta."
"Ethan!" Ridacchio e mi metto a posto i capelli.
Mi lascia un bacio sul naso e gira le chiavi accendendo il motore.
"E tu mi ricordi un fungo con quel coso che hai in testa!" Ribatto e lui ride, la sua risata é contagiosa e cedo facendo lo stesso.
Notando la sua euforia mi sento sollevata, ma cerco di non pensare al fatto che questo continuo cambiamento d'umore é un altro evidente sintomo della sua malattia.

Guardando fuori dal finestrino vedo un cartello:
'Circo dei mostri di Elsa Mars'

"Ethan! Fermiamoci al circo dei mostri." Esordisco.
"Eh?"
"Il circo dei mostri di Elsa qualcosa, dovremmo passarci davanti fra qualche minuto."
"Sei sicura?" Chiede.
"Non abbiamo niente di meglio da fare, quindi si, sará divertente."

Insane || Evan PetersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora