"Cazzo May" é la voce di Ethan, apro gli occhi e noto la mancanza di luce; mi alzo di scatto "che ore sono?!" chiedo, lui controlla il cellulare e sgrana gli occhi: le 21.
"Cazzo, mia nonna mi ucciderá".
Ethan raccoglie la giacca sporca di erba e terra e se la infila sotto il braccio.Quando entriamo in macchina lui accende subito la radio, forse per evitare il solito silenzio iniziale.
Gira qualche stazione e si ferma appena sente Come as you are dei Nirvana, nascondo un sorriso.
"Amo questa canzone" dice mettendo in moto la macchina e partendo.
Mi accendo una sigaretta e guardo fuori dal finestrino.
"Senti, domani devo per forza andare a scuola, ma se vuoi mercoledí facciamo un giro" dico.
"Quando vuoi." Ride e accelera.Una volta arrivati davanti a casa, spegne il motore e scendiamo.
Sento la porta dei vicini aprirsi
"May! Ethan! Cristo, dove siete stati?"
Cosa ci fa mia nonna a casa dei Peters?
"Dopo scuola abbiamo fatto un giro, volevo mostrare a sua nipote le meraviglie di questa cittá" dice lui in tono sarcastico.
Quello che intuisco essere il padre di Ethan si ferma appena sulla soglia e appoggia la spalla contro lo stipite della porta, non sembra nervoso o altro.
"Figliolo, devi aiutarmi a portare dentro la legna", il ragazzo annuisce avviandosi verso casa.
"A domani May" dice mostrandomi il suo solito sorrisetto impertinente.
"A domani" rispondo.Appena la porta di casa si chiude, mia nonna inizia con la solita stupida ramanzina sulla responsabilita e la dedizione verso la scuola, perció, dopo aver buttato lo zaino sul divano, mi fiondo velocemente in camera mia. Cass odia quando non la ascolto, ma é tardi e non sono affatto dell'umore giusto.
Varcata la soglia della camera, mi butto sul letto e accendo una sigaretta, lascio che il fumo mi bruci leggermente la gola ed esca formando disegni astratti nell'aria.
Dopo il quarto tiro decido di aprire la finestra sul soffitto, quella che mostra il cielo notturno ornato di stelle.
Mi stendo di nuovo sul materasso infilandomi sotto le coperte, la sigaretta é ormai alla fine perció la porto alla bocca un'ultima volta prima di spegnerla.Inizio a pensare a come sará la mia vita in futuro dal momento che non penso mi faró molti amici nella nuova scuola, ma a dir la veritá sto bene cosí, l'unico coetaneo di cui ho bisogno e che sopporto é Ethan. Lui é come me, ha sofferto e soffre tutt'ora, lo intuisco, anche se non lo dá a vedere.
Socchiudo gli occhi, non riuscendo a tenerli aperti, e mi addormento.Sono nuovamente nella stanza buia.
Una voce sussurra il mio nome in ripetizione, ma per quanto io mi giri non vedo nessuno. Mi fermo e mi accuccio in un angolo
"non é reale, é solo un sogno" ripeto a bassa voce. Ad un tratto sento dei passi, perció alzo la testa e vedo....
Ethan. Non mi stupisco, é lo stesso sogno dell'altra notte.
Lui si avvicina cautamente a me, é vicinissimo e....Apro gli occhi di scatto, sento degli strani rumori provenire da sopra di me. Il tetto. Improvvisamente mi accorgo di non aver chiuso la finestra, perció mi accingo a farlo e noto che i rumori si fanno sempre piú scanditi mano a mano che mi avvicino ad essa: non sono semplici rumori, sono lamenti.
Salgo in punta di piedi sul letto e riesco ad arrivare abbastanza in alto da aggrapparmi al bordo della finestra e tirarmi su.Una volta salita sul tetto mi siedo affianco al buco della finestra e riprendo fiato. La vista é magnifica, ma la cosa che mi incuriosisce di piú é sapere da dove vengono i lamenti.
Inizio a gattonare sulle mattonelle fredde, fortunatamente non soffro di vertigini. Arrivo quasi al bordo del tetto dei vicini, ed é lí che scorgo una figura accucciata vicino al comignolo del camino, un ragazzo biondo e riccio, ha la testa bassa e le mani tra i capelli. É Ethan.
Mi affretto a raggiungerlo.
"Hey" dico, lui alza la testa e noto che il suo bellissimo viso é rigato di lacrime.
"Cos'hai?" continuo vedendo che non regisce,
"M-May... grazie a Dio"
"Ethan perché piangi?"
"ho litigato con mio padre, niente di che..."
"e allora perché te ne stai accucciato sul tetto di una casa a piangere?" dico con una punta di ironia nel tono,
"le liti con mio padre solitamente non finiscono bene... per me" detto ció si volta verso di me e si sfila la maglietta nera. Io arrossisco, ma sbianco immediatamente quando vedo cicatrici, lividi viola, graffi e ferite sanguinanti che gli contornano il petto nudo; mi copro la bocca con le mani.
"Come ha potuto ridurti cosí!? É tuo padre!" sussurro mentre una lacrima mi riga il viso. Non piango facilmente.
"Odio reciproco credo".
Sfioro con l'indice e il medio le cicatrici e lui geme.
"Bisogna disinfettare i tagli" constato,
"non ti preoccupare"
"Ethan sanguini e sei da solo su un tetto, il minimo che possa fare per aiutarti é offrirti dell'acqua ossigenata" dico decisa e lui si rimette la maglietta.
"Non c'é tua nonna?"
"Dorme".
Lo prendo per mano e rientriamo in camera dalla finestra.Lo faccio sedere sul letto e vado a prendere l'occorrente per disinfettare le ferite; quando torno lui é nuovamente senza maglietta, ha acceso una sigaretta.
Con grande imbarazzo mi inginocchio davanti a lui e inizio a sfiorare il suo petto sfigurato con un batuffolo di cotone stando attenta a non fargli male.
I suoi occhi non si staccano da me, mi sento trasparente e completamente vulnerabile.Improvvisamente sento le sue dita fredde poggiarsi sotto il mio mento, mi costringono a guardarlo negli occhi: avvicina il viso e io sono tentata di baciarlo, di baciare quelle meravigliose labbra carnose, ma non posso, non adesso, perció mi ritraggo.
"Scusa" dice
"figurati. Comunque ho finito" mi alzo in piedi e lui mi segue.
"Penso sia meglio che vada" continua
"Vuoi tornare in quella casa? Con tuo padre?", alza le spalle. Non posso permettere che torni sotto i ferri del padre.
"Ethan voglio che tu rimanga qui per stanotte. Dormiró sul pavimento, é meglio che tu dorma sul letto dato che sei pieno di lividi..."
"Grazie" dice avviandosi in bagno, nel frattempo io chiudo la porta a chiave cosí che non entri mia nonna e non si faccia strane idee.
Stendo una coperta per terra e prendo un cuscino, Ethan torna in camera e si siede sul letto, "puoi dormire con me se vuoi, non mi da fastidio"
"non penso sia il caso, Ethan"
"su May, non mordo mica" dice con tono di sfida,
"al diavolo" rispondo e mi corico sul letto nonostante Ethan sia ancora senza maglietta.
Mi infilo sotto le coperte e lui fa lo stesso, siamo cosí vicini che posso quasi sentire il battito del suo cuore e il suo respiro roco.
Si gira a pancia in giú e mi circonda la vita con il braccio, la sua pelle entra a contatto con la mia, é fredda e un brivido mi trapassa la spina dorsale.
"Mi piaci molto" sussurra dolcemente.
Anche tu Ethan , vorrei rispondere, ma non lo faccio, mi limito a sprofondare nel suo abbraccio e chiudo gli occhi.É un sonno tranquillo, piacevole, niente piú incubi, né ansia. Solo noi.
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Insane || Evan Peters
Teen FictionQuello che ognuno di noi cerca é un amore folle e siamo disposti ad accettare i segreti piú oscuri dell'altra persona pur di ottenerlo. Ethan peters = Evan Peters/Tate Langdon