Come immaginavo, la camera é poco luminosa, ma é spaziosa e c'é un materasso matrimoniale, un sogno.
Mi siedo sulla poltrona affianco alla finestra che si affaccia sugli alti palazzi grigi che contornano l'hotel.
Ethan si accende una sigaretta.
"Si puó fumare qui dentro?" Chiedo perplessa.
Lui fa spallucce.
"Ti piace?" Si siede sul letto.
"Si, é un po' lugubre come posto, ma é carino." Non ci sono nemmeno tante persone e l'atmosfera é molto tranquilla.
"Perché hai scelto proprio questo hotel? Nel centro di Los Angeles ce ne saranno stati a migliaia, ma perché proprio questo?" Continuo.
"Conosco i proprietari: un vampiro e un fantasma."
Mi strappa una risata che si placa nel momento in cui noto la sua serietá.
"Davvero?" Non dovrebbe essere cosí difficile da credere per una strega, eppure rimango attonita.
Annuisce: "James Patrick March e la Contessa."
"E quale dei due é un fantasma?" Non posso crederci.
"James." Lo dice come se fosse la cosa piú normale del mondo.Improvvisamente qualcuno bussa alla porta interrompendo la nostra conversazione.
Mi volto a guardare fuori dalla finestra e aspetto che Ethan vada ad aprire.
"James!" Che cazzo succede? James?
Guardo Ethan, sta abbracciando un uomo dai capelli e gli occhi neri, é vestito di tutto punto. Dev'essere il proprietario dell'hotel.
Mi alzo e raggiungo la porta, appena mi vede sgrana gli occhi e sorride:
"Nuovo colpo, Peters?"
"No no, lei é May, la mia ragazza." É imbarazzato.
Stringo la mano a James, che si presenta in tono trionfale:
"James Patrick March, il proprietario di questo splendido inferno."
"May Foxx."
Assune un'espressione stupita, che c'é di strano?
"Foxx?" Ripete.
"Si, piacere."
"Mi creda, il piacere é tutto mio." Ha i modi di fare di un anziano, ma l'aspetto di un trentenne.
É una persona molto ambigua, ma penso sia dovuto al suo essere un fantasma.Si ferma qualche secondo a squadrarmi, poi rivolge un sorrisetto a Ethan e ricominciano la conversazione mentre io torno a sedermi sul letto, ma riesco ancora a sentirli parlare.
Sembra che si siano conosciuti qualche anno fa, Ethan passava da Los Angeles per non so che cosa ed ha alloggiato qui."May, torno fra un'oretta." Dice euforico dopo qualche minuto.
Non rispondo, ma lui sembra non farci caso.
Siamo arrivati da nemmeno due ore e mi lascia giá da sola. Sono contenta che abbia ritrovato un vecchio amico o quello che é, ma non é giusto che mi lasci sola come un cane in un posto che neanche conosco.
E cosa succederebbe se decidessi di frequentare il collegio per streghe? Mi lascerebbe a marcire lí dentro?
Ma la colpa é mia, mi sono fatta abbindolare dai sentimenti e dalle sue parole, sono troppo ingenua.Senza che nemmeno me ne sia accorta sto piangendo.
Perché piango? Tutta quest'ansia mi sta dando alla testa.
Mi alzo e vado in bagno a sciacquarmi il viso.
Mi guardo allo specchio, le gocce d'acqua scivolano lentamente sul mio volto.
Scoppio a ridere.
Cazzo, certe volte sono troppo esagerata.
Ma invece di piagnucolare in camera come una bambina gli daró la sua stessa medicina: usciró anch'io, ma per conto mio.Chiudo la porta alle mie spalle e ripercorro all'indietro lo stesso tragitto fatto per arrivare alla camera fino a giungere, finalmente, al bar nella hall.
Mi siedo su uno degli alti sgabelli di velluto rosso che contornano il bancone a semicerchio.E ora che faccio? Non voglio bere e ridurmi come l'ultima volta che ho alzato il gomito.
Una donna alta, magra e completamente rasata si avvicina a me, é vestita sfarzosamente."Cosa posso servirti, cara?"
Abbasso lo sguardo, dovrei essere qui con Ethan a gustarmi un buon cocktail, e invece mi sento cosí sola.
"Va tutto bene?" Continua.
"Si, scusa. Vorrei solo dell'acqua."
"Tesoro, non ti conosco ma so riconoscere quando qualcuno sta male o no, e sinceramente vedere un bel visino come il tuo così triste, mi fa un po' pena. Almeno lascia che ti offra una vodka." Conclude versandomi un liquido dello stesso colore dell'acqua in un bicchiere.
"Grazie." Sussurro prima di ingurgitare a forza l'alcol. Sento la gola bruciare e faccio un respiro profondo.
Lei ride: "non sei abituata eh? Ma come ti chiami, dolcezza?"
"May Foxx." Rispondo guardando il bicchiere riempirsi nuovamente.
Lei sbarra impercettibilmente gli occhi, proprio come aveva fatto March poco prima.
Bevo un altro piccolo sorso, questa roba é forte, devo andarci piano.
"Allora? Vuoi dirmi che succede?" Insiste.
"In realtá proprio niente, sono solo triste."
"Anima in pena, proprio come tutti in questo hotel." Il suo sguardo si posa su qualcosa dietro di me e un largo sorriso si fa strada sul suo volto.
"Contessa." Esclama.
Una donna giovane e alta, molto elegante e dai capelli color latte si siede accanto a me.
"Buonasera, Liz." Dev'essere il nome di questa donna cosí disponibile.
"E lei é?" Si rivolge a me con un'aria altezzosa e gentile allo stesso tempo.
"May Foxx."
"Un'altra povera anima." Precisa Liz.
"E cosa la porta qui?" Continua quest'ultima.
Bevo un altro sorso dal bicchiere, vorrei dirle la veritá sul mio essere una strega perché, se é vero ció che mi ha detto Ethan, lei capirebbe. Ma se non fosse cosí mi prenderebbe per matta.
"Una semplice visita di Los Angeles." Mi limito a dire.
Finisco di bere la vodka e piego leggermente indietro la testa per riuscire a gustarmela fino all'ultimo sorso.
La sento soffocare una risata, dopodiché finisce il suo drink e se ne va, portandosi con se l'improvvisa vivacitá di Liz, la quale torna a poggiare il gomito sul tavolo."Quella donna mi ha salvata, sai?" Dice dopo qualche secondo.
"Prima ero solo una sottospecie di donna completamente persa nell'oblio e lei ha fatto luce su ogni cosa." Continua.
"É vero ció che dicono di lei? É veramente un vampiro?" Sputo fuori la domanda che mi affligge da quando siamo arrivati.
Liz mi sorride: "piccola mia, credo che per oggi l'alcol possa bastare." Dice togliendomi il bicchiere di mano.
Rimango in silenzio.
Crede che io sia pazza o é tutto vero?
Le rivolgo un ultimo sorriso prima di alzarmi dallo sgabello e andarmene.Non ho voglia di tornare in camera, perció mi siedo su uno dei divani rossi della hall, affianco a un uomo dalla pelle scura e con gli occhiali.
Appoggio i gomiti sulle ginocchia e mi prendo la testa fra le mani.
Passa qualche minuto prima che l'uomo mi rivolga la parola: "Brutta giornata?"
"Non puó neanche immaginare." Sorrido.
"Sono il dottor Drew Tucker." Si presenta.
"May Foxx." Mi alzo a sedere composta e gli sorrido.
"Cosa le é successo? Se posso saperlo."
"Niente di che, sono solo triste." Abbasso lo sguardo.
"Solitamente le emozioni sono legate a qualcosa che ci succede."
"Ha detto di essere un dottore?"
Annuisce e io continuo: "mi faccia indovinare, é uno psichiatra." Rido.
"Esatto, in effetti non é difficile da capire." Inarca un sopracciglio e scoppia a ridere.
Alzo lo sguardo sugli alti soffitti che decorano questo posto cosí ambiguo e mi fermo a pensare a cosa stará facendo Ethan in questo momento.
James sembra gentile, ma c'é qualcosa nei suoi occhi che mi fa rabbrividire."Mi dispiace annunciarlo, ma devo proprio andare, si é fatto tardi. Buonanotte." Dice Drew alzandosi dal divano e dirigendosi verso le scale.
"Mi ha fatto piacere conoscerla, arrivederci."mi alzo e vado verso l'ascensore. Inizio a sentire il sonno che s'impossessa di me, controllo l'orologio: le 22 e 30. Chissá se Ethan sará tornato dalla sua serata di baldoria.Quando entro in camera mi rendo conto che é vuota, non é ancora tornato, ma non ho intenzione di aspettarlo come una brava fidanzata farebbe, non se lo merita.
Entro nel bagno, mi sciacquo la faccia e mi lavo i denti.
Faccio per uscire dalla stanza, ma qualcosa cattura malinconicamente la mia attenzione: una forbice.
Mi tornano in mente i momenti in cui ammiravo il sangue gocciolare dalle mie braccia, non provavo dolore, anzi, mi dava un senso di giustizia.
Ho ancora un po' di tempo prima che Ethan torni.
No, non posso farlo.
Mi siedo sul bordo della vasca da bagno.
Mi basterebbe solo pulire il sangue dal lavandino e coprire i tagli con la manica della felpa.
Allungo la mano verso il lavandino e afferro la forbice, resto a guardarla per qualche secondo.
Non posso fare questo a me stessa... ma non mi farebbe male liberare un po' di dolore.Faccio scorrere lentamente la lama delle forbici sul mio polso, non fa male, perció aggiungo un po' di pressione e finalmente vedo il sangue iniziare a colare sulla mia pelle.
Lo faccio ancora e ancora, e forse anche un'altra volta.
Butto la forbice nel lavandino e faccio scorrere l'acqua in modo che si pulisca.
Mi guardo allo specchio, la mia immagine é chiara e vivida, poi volgo lo sguardo sui tagli, ma di loro ho solo una visione sfocata.
Metto il polso sotto l'acqua fredda, dopodiché lo avvolgo in un pezzo di carta.
Torno in camera e mi infilo una felpa di Ethan, spero che il sangue non la macchi.Mi stendo sul letto, questa giornata mi ha distrutto sia fisicamente che emotivamente, sono stanca.
Mi rannicchio sul lato destro del letto e guardo la triste foresta di cemento dipinta fuori dalla finestra, inizio a contare ogni palazzo che riesco ad intravedere, finché non sprofondo tra le braccia del sonno, un sonno ricco di incubi e paure ma pur sempre un sonno.
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Insane || Evan Peters
Teen FictionQuello che ognuno di noi cerca é un amore folle e siamo disposti ad accettare i segreti piú oscuri dell'altra persona pur di ottenerlo. Ethan peters = Evan Peters/Tate Langdon