CAPITOLO 4

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Apro lentamente gli occhi ancora assonnati e riesco, anche se in modo sfocato, a scorgere un viso. Improvvisamente mi tornano in mente gli avvenimenti di stanotte e intuisco che la persona che mi sta fissando é Ethan. Riesco finalmente ad aprire bene le palpebre: é steso affianco a me con la testa sorretta da una mano, i suoi occhi mi scrutano a fondo e i capelli sono tutti arruffati.
É adorabile. Resto in silenzio e arrossisco vedendo che é ancora senza maglietta e sotto le coperte con me.
Non ho mai condiviso il letto con nessuno, tanto meno con un ragazzo.
"Buongiorno May" sussurra.
"Buongiorno",
"dormito bene?" sorride e io annuisco,
"che ore sono?" chiedo,
"le 6 e mezza",
"oggi c'é scuola" lascio cadere nuovamente la testa sul cuscino e guardo il soffitto mentre lui non mi stacca gli occhi di dosso.
"Non sei obbligata ad andare..."
"Devo".
"Non puoi nemmeno entrare alla seconda ora?" chiede mostrandomi un sorriso dolce. Sta cercando di farmi espellere prima ancora di essere entrata a scuola?
"Domani salteró tutte le ore che vuoi, ma oggi devo andare" detto ció mi alzo e vado in bagno.

Esco dalla doccia, mi avvolgo in un asciugamano, pettino i capelli e faccio per tornare in camera, ma improvvisamente ricordo che non sono sola e la cosa piú imbarazzante é che mi accorgo di aver dimenticato la divisa da scuola sulla poltrona.
Raccolgo tutta la dignitá che ho in corpo e mi affaccio sullo stipite della porta:
"Ethan..."
"Dimmi" si gira e ride, sa giá tutto.
"I vestiti" indico la poltrona, ma lui finge un freddo disinteressamento.
"Valli a prendere se ci tieni cosí tanto".
Ti prego Dio, dimmi che scherza.
"Ethan, non essere pigro e passami i vestiti" ripeto simulando un tono severo, ma lui sembra non ascoltare e si lascia cadere sul letto.
Alzo gli occhi, sinceramente pensavo e speravo fosse piú maturo di cosí, ma in questo momento evito di pensarci: il vero problema ora é che sono chiusa in bagno munita di un solo asciugamano che mi arriva poco sotto le natiche e nella mia stanza, sul mio letto, c'é un ragazzo.
"Ethan, ti prego, mi vergogno!" Urlo cercando di suscitare pietá, ma lui non risponde.
Una volta appreso che dovrò salvarmi da sola, prendo coraggio e, rassegnata, esco cercando di sembrare il piú disinvolta possibile: Ethan si alza a sedere sul letto, ha dipinto in faccia un sorrisetto da ebete.
"Smettila di guardarmi, pervertito" dico portandomi una mano alla fronte.
"Sei tu che mi provochi" risponde alzando lo sguardo al cielo.
"Non immaginavo fossi cosí immaturo" dico guardandolo diritto negli occhi.
Quest'ultima frase sembra riempire di rammarico i suoi occhi. Si alza e si avvicina a sguardo basso: "Scusa, hai ragione".
Inarco le sopracciglia con aria interrogativa. Non pensavo che una simile sciocchezza potesse farlo reagire in questo modo.
"Non preoccuparti, scherzavo" dico prendendo i vestiti e tornando in bagno.

Mi vesto velocemente, ma quando esco Ethan non c'é: sará uscito prima per evitare che mia nonna lo veda.
Lego i capelli in una coda alta e controllo l'orario: le 7 e venti. Scendo in salotto e Cass non é ancora sveglia, perció esco di casa e mi dirigo alla fermata dell'autobus piú vicina.
Infilo una cuffietta in un orecchio, metto la riproduzione casuale e alzo il volume ma, prima che riesca ad infilare anche la seconda cuffietta, sento il suono di un clacson, mi giro e vedo una Mustang nera che accosta affianco a me: Ethan, so giá che é lui, perció entro in macchina e questa accelera.
"Scusa ancora per oggi" dice.
"Smettila di chiedermi scusa, non é niente", tiro fuori una sigaretta dal pacchetto ma non ho l'accendino.
"Hai da accendere?" non faccio quasi in tempo a finire la frase che lui ha già esaudito la mia richiesta.

Una volta arrivati a scuola ci metto un po' prima di trovare la classe, Ethan non si é nemmeno offerto di aiutarmi, na volta entrati a scuola mi ha salutato in modo vago ed è sparito fra i corridoi.
La mia classe é piccola, monotona, bianca e i miei compagni di classe sono ancora peggio, sono tutti riuniti in gruppetti e mi guardano dall'alto al basso quando entro in aula. Durante l'intervallo rimango seduta al mio banco e cerco di non farmi notare, ma dopo poco tempo il flusso dei miei pensieri viene interrotto da un ragazzo biondo e alto che si piazza davanti a me. Alzo gli occhi, mi guarda sorridendo, sembra "innocuo".
"Ciao" dice.
"Ciao."
"Come ti chiami?"
"May... non hai sentito le presentazioni all'inizio della lezione?"
"No, veramente ero impegnato a copiare i compiti per l'ora dopo" ride, ha davvero un bel sorriso.
"Buon per te" mi limito a dire, ma non si da per vinto,
"ti va di fare un tour della scuola? Non sará la cosa piú interessante del mondo ma almeno saltiamo l'ultima ora."
"Se la metti cosí allora ci sto" mi alzo e usciamo.

Dopo avermi mostrato le varie ale dell'edificio, ci sediamo sui gradini della scala anti incendio, parliamo della scuola per lo piú.
Improvvisamente la porta si apre rivelando una chioma bionda e riccia.
"M-May?"
"Ciao Ethan" il suo sguardo é puntato verso il ragazzo accanto a me, non sembra contento.
"Questo é Cody, mi ha appena mostrato la scuola" continuo cercando di tranquillizzarlo.
"Piacere" dice Cody, ma Ethan non ricambia
"ci si vede all'uscita di scuola, ti porto a casa" si limita a dire prima di rientrare sbattendo la porta dietro di se.

Cody si mostra gentile e disponibile con me per il resto dell'ora, alla fine delle lezioni ci fermiamo a chiacchierare davanti alla scuola, ma il nostro discorso viene interrotto dal rumore di una brusca frenata, mi giro e vedo Ethan camminare verso di me.
"Hey finalmente ma..." non riesco a finire la frase, lui mi prende e mi bacia. Sento le sue mani dietro il collo, la stretta ferrea, le sue labbra si muovono impercettibilmente mentre le mie sono immobili. Lo sta facendo apposta.
Mi stacco velocemente da Ethan, il bacio non sará durato piú di pochi secondi, ma mi é sembrato un'eternitá.
"Cazzo, Cody scusa" balbetto.
"Tranquilla, a domani"
"A domani" dico avviandomi verso la macchina seguita da Ethan.
Sono furiosa.
"Come ti é saltato in mente!" urlo.
"Che cosa?" Non capisco se sia stupido o se stia solo cercando di provocarmi.
"Perché mi hai baciato davanti ad un amico, ad una persona che nemmeno conosco bene!"
"Volevo farlo." Dice in tono pacato.
"Ma non stiamo nemmeno insieme, non puoi farlo."
"Peró non puoi negare il fatto che sia stato bello." Dice.
"Beh si, in effetti non avrei mai immaginato che il mio primo bacio sarebbe stato frutto della gelosia." Dico in tono ironico.
"... cazzo, il tuo primo bacio?" Sembra colpito, io mi limito ad annuire.
"Mi dispiace." Non sa dire altro nella vita?
Mette in moto la macchina e partiamo.
"In fondo non é stato cosí male." Dico, lui mi guarda e accenna un sorriso, é strano vedere come le sue emozioni si alternino cosí velocemente.

Insane || Evan PetersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora