CAPITOLO 20

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Lo spettacolo é stato divertente, ovviamente diverso da qualsiasi altro show che abbia mai visto.
Il tocco di classe l'ha mostrato Jimmy esibendosi in Come as you are dei Nirvana, una delle mie canzoni preferite.
Ethan ha sbadigliato per gran parte del brano, ma é rimasto a bocca aperta davanti a Bett e Dott, le gemelle siamesi.

Si é fatto molto tardi, perció abbiamo deciso di rimanere qui almeno per la notte.
"Non ci sono roulottes grandi abbastanza per due persone, quindi dovrete dormire separati, é un problema?" Jimmy é molto disponibile, ma capisco che questo non é un hotel.
Lancio una rapida occhiata ad Ethan, é da quando siamo partiti che dormiamo insieme, spero non gli dia fastidio.
"Penso sia meglio se dormiamo in macchina." Mi guarda come per cercare consenso.
"No, non preoccuparti, é solo una notte. Dormiremo separati, se non é di troppo disturbo." Mi preparo alla ramanzina di Ethan, ma dopotutto ha dormito da solo per 18 anni, sopravviverá una notte senza di me.

La roulotte non é molto ordinata, ma sembra abbastanza pulita. Il letto é piccolo e sul tavolino ci sono una decina di bottiglie di birra vuote.
Non so di chi siano, ma questo tipo dovrebbe darsi una regolata con l'alcol.

"Quando hai finito di esplorare la roulotte, potresti fare un salto alla mensa. Beviamo qualcosa insieme." Sobbalzo. Non mi ero accorta che Jimmy fosse entrato. Sorride e io faccio lo stesso.
"Va bene, potresti chiederlo anche a Ethan?" Non voglio che pensi che senza di lui io non vivo, ma mi farebbe piacere se venisse.
Abbiamo bisogno di una serata di svago, dopo tutto quello che abbiamo passato.
"Gliel'ho giá chiesto, ha detto che se ci sei tu, viene."
"Perfetto, allora ci saró."
Fa per andarsene, ma aggiungo: "Ehm... grazie di tutto."
Lui sorride "di niente, sono contento di aver conosciuto qualcuno di nuovo. Sai, qui siamo sempre gli stessi, la gente viene, guarda lo show e se ne va. E solitamente sono quasi tutti anziani e bambini, é bello avere ragazze belle e simpatiche intorno ogni tanto." Mi fa l'occhiolino ed esce.
Ricevere complimenti mi ha sempre imbarazzata, ma Jimmy riesce non so come a farmi a sentire a mio agio. Naturalmente non piú di Ethan, con lui ho un legame indissolubile e lo amo, amo ogni cosa di lui.

Abbasso lo sguardo sui miei vestiti: sono sporchi, devo assolutamente cambiarli.
Effettivamente in queste due settimane non ho badato al mio modo di vestire, i miei outfit sono stai un via vai di felpe e maglioni.

Mi sfilo la t-shirt grigia e i pantaloni neri e inzio a frugare nella borsa. É primavera inoltrata, fuori non fa ne caldo ne freddo, perció opto per una maglietta verde militare col collo a V abbastanza aderente e un paio di jeans blu.
Mi guardo allo specchio appeso davanti al bagno, forse la maglietta é un pó troppo stretta, riesco a intravedere il pizzo del reggiseno. Controllo l'orario: le 21 e 30.
Merda, é tardi. Decido di non badare ai vestiti ed esco dalla roulotte chiudendo la porta alle mie spalle.

Quando arrivo al tavolo in cui io e Jimmy eravamo seduti oggi, vedo che lui ha giá iniziato a bere, quando mi vede sorride e mi fa segno di sedermi davanti a lui.
"Allora, raccontami un po' delle tue avventure." Dice passandomi una birra.
Tracanno un lungo sorso, ho bisogno di una piccola spinta prima di sputare fuori tutta la roba successa.

Racconto della mia fuga da casa (tralasciando la parte della stregoneria) e di come siamo usciti dal manicomio. La mia voce si tinge di amarezza quando menziono Kit. Sembra stupido, ma mi manca.

"Cazzo, dev'essere stato terribile." Commenta appena finisco di raccontare. Bevo un altro sorso, ormai ho quasi finito la seconda birra ed Ethan non si é ancora fatto vivo. Mi gira un pochino la testa, io e l'alcol non andiamo proprio a braccetto. Ma dopotutto é una serata di svago, ho bisogno di dimenticare tutto per qualche ora.

"Peró devo ammettere di essere leggermente invidioso."
Lo guardo storto, se fosse stato nei miei panni scommetto che non avrebbe pensato la stessa cosa.
Vedendo la mia espressione stupita, si spiega meglio: "beh io vivo in un circo da non so quanto tempo, in una cittadina piccola quanto un pollice. La gente di qui ti guarda male se hai anche solo un taglio di capelli stravagante o diverso dal solito, immagina come guardino me. Insomma, un uomo con le mani a forma di chela non é roba che si vede tutti i giorni." Ridacchia per poi bere un sorso e continuare: "e, come ho detto, vivo qui da un'infinitá di tempo. Sono sempre le stesse identiche persone, sempre gli stessi maledetti posti, lo stesso monotono tramonto ogni sera. Tu per lo meno hai provato l'adrenalina di qualche avventura, mentre io, la massima ribellione che mi posso inventare, é mangiare una pizza al posto della solita, puzzolente brodaglia che preparano qui.
Ma, naturalmente, questa é solo una faccia della medaglia. Io ho molti amici qui e ci prendiamo cura l'uno dell'altra, peró, sai, ogni tanto bisogna osare nella vita." Annuisco cercando di risultare il piú apprensiva possibile e Jimmy sorride, ma stavolta noto un briciolo di malinconia nei suoi occhi.
In effetti non l'avevo mai vista in questo modo. Quando vivevo con mia nonna, era sempre la solita solfa ogni giorno, ma da quando ho incontrato Ethan la mia routine é stata stravolta, ho provato emozioni nuove e sono riuscita ad abbattere il muro che avevo costruito.
Non tutto il male vien per nuocere.

"Hai ragione." Sussurro.
Cala un silenzio imbrazzante, Jimmy ha lo sguardo perso nel vuoto.
"A volte vorrei solo essere normale." Biascica.
Stappo un'altra bottiglia di birra e mi accorgo che la mia lingua ha tolto e gettato via i freni: " Ma alla fine cos'é davvero normale? Avere tanti amici? Uscire ogni sera? Essere come tutti gli altri?
No, cazzo, siamo abituati ad avere stereotipi davveri assurdi, ma la normalitá non é oggettiva." Jimmy mi guarda e per un attimo scorgo un lampo di serenitá nei suoi occhi.
"Bella, simpatica e filosofica." Sorride e alza la birra in segno di brindisi.
Improvvisamente sento una voce alle mie spalle: "a cosa si brinda?" É Ethan. Finalmente si é deciso ad arrivare.
"Alla stranezza." Proclamo io porgendo una birra al mio ragazzo. Il tintinnio delle bottiglie mi fa venire ancora piú sete, perció oso con altri due sorsi di birra e appoggio la testa sulla spalla di Ethan, seduto affianco a me.
"Merda, ma sei ubriaca?" Non sentendo una mia risposta, si rivolge a Jimmy: "quanto ha bevuto?"
"Tre birre."
"Non pensavo bevessi." Mi sussurra all'orecchio.

Merda, con tutta la roba che é venuta fuori dal discorso di prima, mi sono dimenticata di chiedere a Jimmy informazioni sul clown che gioca a spaventare gli sventurati.
In questo momento non sono nelle condizioni per aprire un discorso serio, glielo chiederó domani.
Mi vergogno a farmi vedere cosí, ma dovevo pensarci prima.

Dopo qualche minuto sento Ethan dire: "Credo sia meglio se la riaccompagno alla roulotte."
Si alza e mi prende in braccio.
"Se sei stanco posso accompagnarla io." Si offre Jimmy.
"No, ce la faccio." Sento le mani di Ethan stringersi sulla mia coscia, dopodiché mi addormento.

Nel sonno mi sento poggiare sullo scomodo letto di quella che intuisco essere la roulotte. Schiudo gli occhi, vorrei che Ethan si stendesse qui affianco a me, adoro sentire il suo corpo caldo stretto al mio e il suo respiro confortevole sul mio collo.
Mugugno, non riesco a costruire una frase di senso compiuto.
"Shhh, va tutto bene. Dormi, noi ci vediamo domani mattina. Ti amo."
Ti amo anch'io, vorrei rispondere, ma mi accontento di inarcare leggermente le labbra in un sorriso,  il quale si spegne mano a mano che sprofondo nel sonno.

Vengo svegliata da un rumore soffocato. Ho il sonno molto leggero e il minimo rumore mi infastidisce.
Sará stato un gatto o qualcuno ubriaco che torna dalla mensa, non voglio farci troppo caso.
Mi rilasso cercando di tornare tra le braccia di Morfeo, ma d'improvviso sento un'altro rumore, stavolta vicinissimo a me.
Apro gli occhi e, con mio grande orrore, mi accorgo della grande e losca figura di fianco a me.
É il clown di qualche ora fa.
Non faccio in tempo a chiedere aiuto che lui ha giá una mano premuta sulla mia bocca e naso, ma non sono direttamente a contatto con la sua pelle, poiché ha un fazzoletto stretto tra le dita.
Provo a ribellarmi, ad urlare, a scalciare, ma é tutto inutile.
Poco a poco le palpebre tornano pesanti e solo ora intuisco a cosa serva il fazzoletto: é imbevuto di cloroformio.
Non riesco a combattere e in pochi secondi sono inerme.
Chiudo gli occhi.

Insane || Evan PetersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora