CAPITOLO 21

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Ethan

Spalanco rapidamente gli occhi risvegliato dall'ennesimo incubo. Non riesco ad abituarmi a queste torture notturne che mi perseguitano da un'eternitá.
Guardo fuori dalla finestrella sul tetto: é mattina, ma il sole é coperto da una catena di nubi.
Mi rilasso, ascolto il mio respiro affannato dal terrore di pochi istanti prima.
La pioggia incombe sulla roulotte e ció che la circonda, producendo un ticchettio costante che mi aiuta a riprendere il controllo di me stesso.

Ora come ora l'unica cosa che desidero fare é vedere la mia scimmietta appena sveglia.
Cazzo, ieri sera era ridotta uno straccio, ma perlomeno ho scoperto che non regge per niente l'alcol.
Mi alzo e indosso le prime cose che mi capitano in mano per poi uscire dalla scatola di latta e correre verso quella di May.

Busso diverse volte, ma nessuna risposta.
Merda, che cazzo stará facendo?
Busso ancora, ma il risultato é lo stesso.
Inizio a preoccuparmi: e se fosse andata nella roulotte di quello stronzo di Jimmy?
Impossibile, non lo farebbe mai.
Giro la maniglia ed entro, ma della mia May nessuna traccia.
Dove cazzo é?
Mi butto le mani fra i capelli, l'unica cosa che mi viene in mente di fare é chiedere all'ultima persona che vorrei vedere adesso.

Mi precipito fuori dimenticando della pioggia e del vento che si infittiscono sempre piú.
Batto talmente forte alla roulotte di Jimmy che per un attimo penso di buttarla giú. Lui apre subito e io entro senza aspettare un suo invito.
"Dov'é May?" Sbraito senza guardarlo negli occhi.
"In roulotte..."
Cerco di contenermi dal saltargli addosso e staccargli le chele.
"Porca troia, pensi che io sia stupido?!  Non é nel letto e lei non é la tipa che gironzola da sola alle 5 di mattina." Stringo i pugni.
Lui prende la giacca e mi fa segno di seguirlo fuori.
"Potrebbe essere nel tendone principale, so che le piace molto." Dice.

Ad accoglierci é un silenzio tombale, ma di lei nessuna traccia.
Jimmy si gratta il capo, inizia ad avere sospetti anche lui.
"Se le avete fatto qualcosa voi, giuro che vi spezzo le ossa una ad una." Voglio risultare minaccioso, voglio essere l'eroe della mia piccola, ma in questo momento ho solo bisogno di chiudermi in una stanza buia e gettare via la chiave. Non voglio fare del male a nessuno.
"A quanto ne so, May é piaciuta a tutti i ragazzi del circo, quindi eliminerei questa possibilitá." Si passa una mano sul mento come se fosse immerso nei suoi pensieri.
Non abbiamo nemmeno una traccia di lei, é come scomparsa nel nulla.
"Sono un coglione, se fossi rimasto con lei, se l'avessi protetta a quest'ora staremmo ancora insieme. Abbiamo affrontato fin troppi problemi, tra il manicomio e quel clown inquietante di ieri non so cosa sia peggio. E, a proposito di quello stronzo, dovreste..."
"Aspetta... clown inquietante?" Mi interrompe Jimmy.
Annuisco come se fosse una cosa ovvia, insomma... fa parte del loro circo, no?
"Dovreste proprio licenziarlo." Concludo.
"Non é uno di noi ma, se ho capito di chi parli, ho paura che May sia in grave pericolo."
Alzo velocemente gli occhi su di lui. Sento le guance calde e rosse per la rabbia e la paura.
"Cosa significa? Sai dov'é?" Mi avvicino.
"Non esattamente e non sono nemmeno sicuro che sia lui. "
"Lui chi?"
"Vedi, qualche tempo fa girava la voce della presenza di un clown, un assassino: Twisty. Erano scomparse delle persone, principalemente giovani, e, dopo qualche giorno, sono stati ritrovati i loro corpi senza vita in una radura nel bel mezzo della foresta. In cittá nutrivano sospetti su di noi, sono convinti che se appariamo mostri fuori, li siamo anche dentro. Non é cosí.
Ad ogni modo, noi del circo sappiamo bene l'identitá dell'unico e solo assassino." Si guarda le punte dei piedi.
"Porca puttana, dobbiamo iniziare a cercarla subito, prima che quel coglione le faccia qualcosa." Non potrei sopportarlo.

"Pensi che dovremmo avvertire la polizia?" Chiedo una volta usciti dal tendone.
Sinceramente in questo momento desidero vederla viva piú di ogni altra cosa al mondo, a costo di tornare in quella topaia di cittá.
"No, meglio se ce ne occupiamo noi. La polizia tratta diversamente quelli come me, i diversi, e finirebbe con nulla di risolto."
I diversi. Queste parole mi rimangono impresse nella mente. Anche io sono un diverso, non fisicamente come loro (anzi, mi vedo fin troppo attraente da questo punto di vista), ma mentalmente. Sono fuori di testa, ho causato a me stesso e agli altri una miriade di problemi, ho peccato fin troppe volte. Mi merito ogni incubo notturno, ogni tortura possibile, ma non questa, non possono togliermi il mio angelo.

Ci inoltriamo nel fitto della foresta, Jimmy continua a cercare di argomentare per smorzare la tensione mista a paura (nel mio caso vero e proprio terrore), ma gli unici suoni che riesco ad emettere sono i classici e tristi monosillabi.
Dobbiamo concentrarci sul trovare tracce, non possiamo perderci in discorsi futili, é ingiusto nei confronti di May: se fossi io quello scomparso, lei ci metterebbe tutta sé stessa per trovarmi, ed é quello che voglio fare io. La devo trovare perché senza di lei sono fottuto, diventerei fottutamente marcio.

A un tratto Jimmy si ferma impietrito, lo raggiungo per vedere di cosa si tratta e la paura mi assale, sento il terrore scorrermi nelle vene.
Una macchia rossa colora il terreno erboso. Mi chino e con due dita accarezzo il liquido per poi assaggiarne il sapore con la punta della lingua.
Un brivido mi attraversa la schiena: é sangue.
Mi alzo di scatto e ricominciamo a camminare a passo piú svelto.

Devo trovarla.

May

Mi trovo in una roulotte, come quelle del circo ma piú sporca e rotta. Sono accasciata a terra in una prigione com sbarre di legno. Il mio rapitore é uscito subito dopo avermi gettato qui dentro.
Mi passo una mano sulla gamba per controllare la ferita che mi ha procurato il mio chiedere aiuto. Ho paura, mi hanno sempre trasmesso negativitá e paura i pagliacci e lui non é da meno.
Devo trovare il modo di scappare da qua, perché so che non potrá tenermi prigioniera per sempre e prima o poi, quando si stancherá di me, mi ucciderá.
Mi guardo attorno per cercare un possibile alleato per la fuga.
Candidato numero 1, asse di legno del pavimento: potrei spaccare la finestrella sul soffitto, dubito che ci passerei ma forse, se non mangiassi per una settimana, diventerei abbastanza esile da riuscire a passare.
La domanda é: saró ancora qui fra una settimana? Bocciato.
Candidato numero 2, tubo di metallo:
É appoggiato sul tavolino affianco alla prigione, potrei tramortire il clown e scappare o provare a rompere le sbarre di legno. Il problema é che non sembra abbastanza duro per resistere a dei colpi. Troppo pericoloso. Bocciato.
Dó un'ultima occhiata e, con mio grande sollievo, trovo il candidato perfetto, la mia via di fuga: un'ascia. É poggiata vicino all'armadio, a qualche metro da me.
Ecco il piano: useró il tubo per raggiungere l'arma, romperó le sbarre quanto basta perché il clown non se ne accorga, dopodiché lo aspetteró e, appena si girerá, l'ascia gli arriverá dritta dritta nel cranio. Si pentirá amaramente di avermi rapita.

Le assi di legno scricchiolano, é arrivato. Sono pronta.

***

Corro a piú non posso, i rami degli alberi bassi mi sfregiano il viso facendomi sanguinare, ma in questo momento l'unica cosa che importa é fuggire, non importa dove.

Sento i polmoni sfiancati e il cuore che mi esce dal petto.
Mi sembra di star correndo da ore, ma non c'é ancora traccia di civiltá.
Alzo gli occhi al cielo, ma questo é coperto dalla fitta coltre di alberi che regna su questo inferno.

Solo quando sento le gambe cedere capisco di non farcela piú. Mi fermo assicurandomi che non ci sia nessuno dietro di me.
Sono al sicuro? Ancora no.
Dovrei continuare ad andare avanti? Si, ma in questo momento ho solo bisogno di fermarmi.
Mi siedo nell'incavo di un albero e chiudo gli occhi.


Insane || Evan PetersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora