CAPITOLO 22

1.1K 32 3
                                    

Ethan

É incredibile come io possa essere stato cosí stupido: se non l'avessi lasciata sola non sarebbe finita cosí, o per lo meno se fossimo ripartiti subito dopo lo spettacolo saremmo sani e salvi in un caldo motel, solo io e lei.
É da tutto il giorno che la cerchiamo, a Jimmy é andata bene che non gli abbia spaccato la faccia quando ha detto di avere fame.
Dobbiamo continuare a cercare finché non la troveremo.

"Hey amico, il sole é giá tramontato da un po' e il bosco non é un posto sicuro a quest'ora della notte." Si lamenta Jimmy.
"Puoi andare se vuoi, faccio da solo... d'altronde é la mia ragazza."
"Mi prendi in giro? Resti tu, resto io." Apre le braccia e fa per venirmi in contro.
"Ma stai fottutamente scherzando? Non siamo in Titanic: la mia ragazza, l'unica ragazza che abbia mai amato e l'unica che m'impedisce di spaccarti la testa e usarla come piatto, é stata rapita da un presunto assassino. Non é il momento di metterti a dire cazzate." Sbotto.

Abbasso lo sguardo sui miei pantaloni che sono coperti di fango fino alle ginocchia e solo ora che mi fermo a pensare comprendo di essere a pezzi, affamato, stanco.
Mi piego rannicchiandomi a terra.
Non piangere, non piangere davanti a lui.
Non ci riesco e finalmente, dopo troppo tempo, mi lascio andare in un pianto liberatorio.

"Scusa." Sussurra Jimmy posandomi una mano sulla spalla.
"Non sei tu il problema." Balbetto.
"Si risolverá tutto, la ritroveremo, a costo di impiegarci notti intere."
"Non é solo questo, é tutto quanto: la mia vita é un pieno di dolore sparato in vena. Sono stanco dei pregiudizi e della cattiveria." A questo punto le lacrime mi allagano il viso.
Mi aspetto che Jimmy spari una delle sue stupide battute sulla vita, ma fortunatamente non é cosí. Non avrei la forza di zittirlo o ribattere.
Si limita a porgermi la mano, io la afferro e mi rialzo.
Mi poggia una mano sulla spalla e ricominciamo a camminare in silenzio.

Non ho mai avuto un amico, una persona con cui parlare e confidarmi, senza contare May che é ovviamente piú di un'amica.
Sin da quando ero bambino sono sempre stato l'emarginato, il lupo solitario, lo strano: sono sempre stato nel mio.
Non avrei mai pensato di dirlo, ma Jimmy si sta dimostrando l'unico straccio d'amico che io abbia mai avuto.

Dopo un'altra ora di cammino finalmente scorgo qualcosa che non sia un albero o del fango: vedo una roulotte.
"Guarda." Faccio segno al mio compagno dietro di me di qualche passo.
"Ci siamo."
Queste parole spengono completamente la mia paura, accendendo un sentimento che conosco fin troppo bene: la rabbia.
Cazzo, non riesco a non pensare a lei legata, forse strangolata o accoltellata.
Merda.
Mi passo il palmo della mano sul viso e scaccio immediatamente queste immagini insopportabili dalla mente.
Inizio a correre verso la roulotte in rovina, sento Jimmy urlare di fermarmi ma l'ansia é troppa.
Stringo i pugni pronto per un affronto a mani nude, ma quando metto piede nel vecchio rottame mi arresto subito.
Una lacrima di amarezza mista a sollievo mi riga il volto. La debile luce della torcia rivela uno spettacolo inquietante: al margine della stanza c'é una gabbia rotta e vuota, sul pavimento di essa si possono distinguere delle piccole ossa probabilmente umane. Non possono essere di May, sono troppo piccole. Torno nuovamente a respirare, lei non é qui.

Faccio per tornare fuori ma inciampo in qualcosa e cado a terra, sbatto sul pavimento finendo con la faccia in una pozzanghera.
"Porca troia." Sbotto rialzandomi.
Jimmy si precipita dentro: "Ethan, che succede?!"
"Niente, sono caduto e ora sono fradicio."
Lui mi punta la torcia addosso e subito dopo la sposta sul pavimento.
"Merda!" Grida.
"Cos'hai adesso?" Mi asciugo il volto con la maglietta e, con l'orribile sorpresa di entrambi, comprendo che quello che ho addosso non é acqua piovana, ma sangue e ció su cui sono inciampato... é Twisty.
"May!" Urlo nella speranza che sia nascosta da qualche parte e che abbia solo paura di venir fuori, ma nessuna risposta.
"Vieni, usciamo." Jimmy mi prende per un braccio trascinandomi fuori.
"Non dev'essere lontana." Guardo il terreno fresco in cerca di orme.
"É andata di qua." Dice Jimmy indicando delle sagome di scarpe incise sul terreno.

Insane || Evan PetersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora