É domenica e, come tutte le domeniche, mia nonna va in chiesa.
Inutile dire che con quel caratteraccio non le serva a niente andare a messa.Sono le 9: non ho intenzione di alzarmi dal letto prima delle 10, perció resto sotto le coperte a guardare le travi di legno che decorano il soffitto.
Sono a Brightown giá da tre settimane, il tempo é volato... forse perché ho saltato la maggior parte dei giorni di scuola, ma ne è valsa la pena, ora conosco molto meglio questa città. Sfortunatamente Ethan continua ad essere estremamente chiuso nei miei confronti, continuano a sorgermi domande su di lui, sulla sua famiglia, ma lui non ne vuole sapere, devia sempre l'argomento quando provo a parlargliene.
L'altro giorno ho notato dei tagli sul suo polso: erano freschi, ancora un po' sanguinanti come se fossero appena stati fatti. Vorrei sapere a cosa pensa mentre si taglia, a cosa é dovuto il suo dolore, oltre che al brutto rapporto col padre.
Improvvisamente sento qualcuno bussare alla finestra sul soffitto, vedo il viso di Ethan che mi sorride.
Mi metto in punta di piedi sul letto e gli apro."Tutto bene?" chiedo
"Si" dice mettendosi a sedere sul letto.
Si toglie la felpa e mi sento arrossire vedendo che la canottiera nera che indossa sotto si alza leggermente lasciando intravedere il suo petto scolpito. Ma quando si toglie del tutto la felpa vedo anche i tagli sul polso. Il sorriso che avevo stampato in faccia scompare.
Mi tornano in mente i brutti ricordi legati ai tagli e sento gli occhi bruciare. Cazzo no, non adesso, non davanti ad Ethan.
Odio piangere davanti a qualcuno, ho sempre cercato di dare l'idea di essere una persona fredda, apatica, insensibile e non sono abituata a dimostrare il contrario.
Stavolta i sentimenti hanno la meglio. Una lacrima mi riga il viso.Ethan si precipita accanto a me e mi asciuga la guancia, ha un'espressione preoccupata dipinta in volto.
"May, perché piangi?", non so come spiegarglielo, perció mi alzo la manica mostrando le cicatrici e gli prendo delicatamente il polso mettendolo affianco al mio.
"Perché l'hai fatto?" chiedo. Lui si allontana e fa per rimettersi la felpa
"No, ti prego" sussurro e un'altra lacrima mi solca la guancia.
Fa ricadere lentamente la felpa sul pavimento e torna seduto vicino a me."Le avevo già viste" dice.
"Perché l'hai fatto?" chiedo di nuovo, ma non ottengo risposta.
"Io ho iniziato quando i miei genitori iniziarono a litigare, ogni giorno era un tormento per me, vedevo le persone che piú amavo insultarsi e a volte picchiarsi. Avevo 13 anni.
Dopo un paio d'anni le liti diminuirono, mi piace pensare che si accorsero di quanto male stessero facendo alla famiglia, a me.
Decisero di rimettere a posto il loro matrimonio facendo un viaggio a Parigi, la consideravano come una seconda luna di miele.
Io restai a casa con Cassidy..." le lacrime ormai incombono sul mio viso, ma continuo.
"Non so cosa successe, so solo che un commissario di polizia arrivó a casa nostra e da quel giorno cominciarono i problemi: Cassidy diventó mia tutrice legale, io rimasi sola e ricominciai a tagliarmi. Poi si misero in mezzo i servizi sociali a causa dei problemi di alcol di mia nonna, perció sono stata ai servizi sociali per circa un anno, il tempo che Cassidy tornasse dalla riabilitazione."
Ethan mi guarda senza parole, ha gli occhi lucidi.
"Dio, May... mi dispiace" sussurra.
"Non preoccuparti, il tempo guarisce ogni ferita no?" dico in tono ironico alzando leggermente le sopracciglia e abbassando la testa.
"Dio, la mia motivazione ti sembrerá niente in confronto alla tua...
Dunque, ho iniziato dopo la morte di mia madre, mi sentivo fottutamente in colpa per ció che le era successo. Se fossi rimasto a casa invece che andare a prendere da bere... non ero nemmeno lucido, mi ero fatto una striscia. Cazzo, se ci penso mi torna la voglia di farmi del male. Faccio schifo" sta piangendo a dirotto.
"Non fai schifo Eth..."
"Si, smettila di pensare che io sia una brava persona! Faccio fottutamente schifo, sono un mostro" alza la voce, ha gli occhi iniettati di sangue.
"Non é colpa tua se tua madre é morta! Come non é colpa mia se anche i miei genitori lo sono!" Alzo a mia volta il tono.
"Porca puttana, May! Se ti dicessi tutto, te ne andresti e non voglio perdere anche te!".
Ho le guance rosse e sto tremando, forse per l'adrenalina o forse per la tensione.
Ethan, vedendo la mia palese agitazione, si avvicina e mi prende la mano.
"Hai paura di me?" mi chiede guardandomi diritto negli occhi.
"No".
Segue qualche secondo di silenzio.Cazzo, mi sta facendo impazzire. Stare con lui comporta il casino piú totale, ma questo casino é sicuramente meglio del vuoto che provavo prima.
Alzo leggermente il viso, i miei occhi si posano sulle labbra schiuse di Ethan, mi avvicino pericolosamente e lo guardo negli occhi. Una lacrima mi accarezza la guancia.
Improvvisamente sento una mano poggiarmisi sul collo e le mie labbra entrano finalmente in contatto con le sue.
É un bacio diverso da quello che mi ha dato davanti a scuola, ne posso sentire l'ardore, il desiderio, ma anche la malinconia. Non ho bisogno di lui, ma lui ha bisogno di me e io lo voglio.
Affondo una mano nei suoi ricci e mi siedo sulle sue gambe.
Mi stacco un attimo dalle sue labbra.
"Non voglio essere solo la tua puttana."
"Sei molto di piú, May, non lo capisci? Ammazzerei chiunque provasse a toccarti" sorride.Ad un tratto sento sbattere la porta al piano di sotto. Porca troia, Cass dev'essere tornata.
Mi alzo dalle gambe di Ethan
"Cazzo, devi andare" dico, lui ride.
"Non mi nascondi sotto al letto?"
Ignorandolo riapro la finestra sul soffitto e gli faccio segno di uscire, lui alza gli occhi e, dopo aver raggiunto la finestra, esce.Scendo di sotto col cuore a mille, un po' per paura che mia nonna scopra qualcosa, un po' per l'adrenalina del bacio che ancora mi scorre in corpo.
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Insane || Evan Peters
Teen FictionQuello che ognuno di noi cerca é un amore folle e siamo disposti ad accettare i segreti piú oscuri dell'altra persona pur di ottenerlo. Ethan peters = Evan Peters/Tate Langdon