Gelosia

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Sophie continuava a spingere il passeggino con passo lento e svogliato, e ad ogni passo si pente un pò di più.

Le era sembrata una buona idea all'inizio, portare Remus e Teddy a Diagon Alley per una passeggiata. Almeno fino a quel momento.

Aveva preparato i bambini, l'eventuale borsa, ed erano usciti tutti e quattro diretti verso Diagon Alley. Non era il caso di smaterializzarsi, quindi c'erano arrivati a piedi.

E già dal Paiolo Magico, che dopo la fine della guerra era passato a nuova gestione ed era diventato meno lugubre e più luminoso, aveva iniziato a storcere il naso. Tutte quelle mani di sconosciuti (anche se erano più le sconosciute) che cercavano di toccare il suo bambino. Non le andava affatto a genio.

Mentre il muro di mattoni si apriva, per un momento, aveva pensato all'attentato del mese scorso e a Dean Thomas coperto di tagli e di sangue.
Ed Harry doveva aver capito i suoi pensieri, perché aveva preso una delle sue mani appoggiate sulla maniglia del passeggino e l'aveva stretta. Sophie si era rilassata un pochino.

Ed ora, non appena messo piede nella strada popolata da non so quanti maghi, sente le persone bisbigliare ad ogni suo passo e già vede le loro mani toccare il visino o le manine paffute di Remus.

Anche Teddy è a disagio. Ha improvvisamente cambiato colore di capelli, dall'azzurro al nero pece, e ha chiesto ad Harry se voleva prenderlo in braccio. Non gli piacciono molto i posto affollati.

La prima strega si fa avanti e la sua voce stridula esclama: «Ma che bel bambino!» e allunga la mano verso una guancia di Remus. «Come ti chiami, piccolino?», e a Sophie sembra di star parlando con una cornacchia. Lo sa che i bambini di tre mesi e mezzo non parlano? Pensa acida, prima di rispondere cortesemente. «Si chiama Remus». La strega storce il naso. «Oh Santo Merlino», dice. «Un nome così brutto per un bambino così bello?».

Sophie chiude gli occhi e respira con le narici dilatate. «Sia dia il caso» comincia a dire, sputando le parole con rabbia. «Che sia mio figlio. Lo chiamo come voglio. Arrivederci». E detto ciò, supera la strega sbigottita e avanza, diretta nemmeno lei sa dove.

Harry si è goduto la scena con Teddy tra le braccia, e un pò gli viene anche da ridere. Non che non se l'aspettasse, una risposta del genere. Pensa solo che non avrebbe saputo rispondere meglio. E comunque Teddy deve pensarla come lui, perché le risate non le ha trattenute.

Con un paio di falcate raggiunge Sophie e nota le nocche delle sue mani più bianche del solito. «Stupida donna» sputa. «Scommetto che suo figlio si chiama Reginald. Sempre se non è zitella». E lui cerca di trattenere il sorriso divertito che preme per uscire.

Altre persone si fermano per Remus, ma tutti notano lo sguardo furioso della madre e nessuno si azzarda a toccarlo. Harry non riesce a capire questa gelosia, ma crede sia qualcosa che ha a che fare con la maternità.

Quando passano davanti al Ghirigoro Teddy inizia ad agitarsi. «Entiamo qui?» chiede ad Harry, indicando con l'indice l'entrata della libreria. Sophie si volta e qualcosa negli occhi del bambino la ammalia. Hanno una luce particolare, che solo in un'altra persona ha mai visto, e in questo momento gli assomiglia così tanto.

Harry lo lascia a terra e lui corre verso la porta, eccitato all'idea di entrare. Sophie fa inversione con il passeggino e lo segue. Quando entra, tutti si voltano verso il suo bambino e si avvicinano per toccarlo. Le da un immenso fastidio, ma per il suo secondo bambino farebbe questo ed altro.

Scruta La Mia Anima- Vita QuotidianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora