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Miracle - The Score

S T I L E S

"Non ne sono sicuro, Scott."

Il mio amico mi guardò sospirando.

"Non c'è altra soluzione."

"Cos'ha lui che ti spinge a fidarti?" domandai riferendomi al ragazzo dai capelli scuri che avevamo incontrato quella mattina.

Non mi piaceva. Non mi piaceva per niente.

Aveva l'aria di una cattiva persona, una a cui non osi avvicinarti, una che da un momento all'altro potrebbe picchiarti e lasciarti steso a terra.

La cosa che lo tradiva era l'aspetto: era decisamente un bellissimo ragazzo.

E io mi convincevo ogni volta sempre di più, che la mia mancanza di fiducia era data proprio a causa del suo fisico ben scolpito e del suo viso perfetto che attirava tutte le ragazze.

Provavo un certo odio nei suoi confronti.

"Me lo chiedi veramente?" esclamò Scott "Bè, per cominciare è uguale a me."

Sbuffai e lui continuò "E in più può aiutarmi a... controllarla."

"Quindi tu pensi che io sia inutile, giusto?" ribattei corrugando le sopracciglia.

Ero furibondo, non potevo credere che Scott stesse preferendo uno sconosciuto a me, il suo migliore amico.

"Perché mi hai chiesto di venire con te? Tanto non hai bisogno del mio aiuto, no?"

"Stiles, non è così che funziona..."

"No, Scott. Invece è proprio così. Tu pensi veramente che lui ti possa aiutare con questa tua... nuova abilità!"

"Perché lui mi capisce, Stiles! Lui è come me.
Tu non sai cosa si prova quando si diventa in quel modo. Non riesci a controllarti. Provi solo un istinto. E quell'istinto non è qualcosa di buono. Per niente. Voglio solo tenerti al sicuro."

Mi alzai dalla sedia della sua scrivania. Gli andai incontro prendendolo per gli avambracci.

"Scott, posso aiutarti anche io. Lo dico veramente. Sono il tuo migliore amico, dannazione!"

La mano del mio amico si sollevò afferrando bruscamente il mio collo. Mi spintonò verso la parete della stanza, facendomi colpire il muro con la schiena.

La stretta divenne sempre più forte e io cominciavo a perdere l'ossigeno.

"Stanne fuori, Stiles."

La voce del moro divenne più roca e profonda. Sentii le sue unghie perforare la mia pelle e cercai di indietreggiare la testa, per allontanare il viso da lui.

Scott distolse lo sguardo e mollò la presa. Tornai pian piano a respirare, mi portai le mani al collo.

Il mio amico cominciò a tramare e si allontanò da me.

"M-mi dispiace..." disse titubante.

Feci dei respiri profondi, continuando a guardarlo negli occhi.
Senza dire una parola, mi diressi verso la porta, uscendo dalla sua stanza.

Dovevo tornare a casa al più presto.

Non potevo credere che avessi paura del mio migliore amico.

***

S T A C Y

"Sto meglio ora, grazie." dissi cercando di rassicurare mio padre al telefono "Credo sia stato qualcosa che ho mangiato... starò più attenta al cibo d'ora in poi."

Continuai a camminare a vuoto per la stanza.

"No, non preoccuparti. Non c'è bisogno che torni a casa. Allison è qui con me, in caso mi senta ancora male."

Provai a dissuadere mio padre dal lasciare la centrale, dato che sembrava sempre più titubante.

"D'accordo, a stasera papà."

Chiusi la chiamata, lasciandomi cadere con la schiena sul materasso del letto.

Allison era alla scrivania e con lo sguardo fisso nel nulla, che cercava di pensare a qualche possibile spiegazione a ciò a che avevamo visto.

Non che avessimo assistito a qualcosa di particolare, ma quel nuovo misterioso ragazzo forse poteva essere il motivo dello strano comportamento di mio fratello e Scott.

"Hai avvisato i tuoi genitori? Prima che pensino che hai saltato scuola." mi rivolsi alla mia amica che annuì.

"Sì, ho detto loro che ti sei sentita male e che ti ho accompagnato a casa."

"Bene, prima questione risolta..." risposi sospirando "Ora ne abbiamo una più grossa."

Sapevamo che Stiles usciva di nascosto nel cuore della notte e che probabilmente era in compagnia di Scott. L'ultima cosa da capire era se il ragazzo dagli occhi verdi centrasse qualcosa con tutto questo.

Allison batteva le unghie sulla scrivania dal nervosismo. Io, non riuscendo a stare più ferma sul mio letto, mi alzai in piedi cominciando a fare avanti e indietro per la stanza.

"Dobbiamo scoprire chi è quel ragazzo."

La mora mi guardò "Non credo sia un amico di Scott e Stiles."

"Sicuramente non lo è. È già tanto se mio fratello ha un amico disagiato come Scott." dissi incrociando le braccia al petto.

"Ehi!" intervenne Allison offesa "Scott non è..."

Alzai le sopracciglia, attenta ad ascoltare la risposta che voleva darmi, ma rimase in silenzio.

Anche se aveva una cotta per lui, non poteva negare che non fosse ritenuto una schiappa a scuola.

"Bè, in ogni caso dobbiamo chiedere a qualcuno." disse "Scoprire informazioni sul suo conto."

"Come pensi di fare? Andare da lui e dirgli 'Oh, ciao. Scusa volevamo solo sapere chi sei perché pensiamo che tu abbia a che fare con l'incolumità dei nostri amici.' Dici che funziona detta così?" riposi sarcasticamente.

La mia amica alzò gli occhi al cielo "Non intendevo in questo senso. Dico solo che se provassimo a parlare a Scott e Stiles, forse..."

"Allison, non ci darebbero mai le rispose che vogliamo."

Abbassò gli occhi e dopo un momento di esitazione rispose "Hai ragione. Non riusciremo mai a capire cosa stanno nascondendo."

Passammo tutto il pomeriggio a pensare a qualche valido motivo sull'accaduto.

Non poteva essere una cosa normale.
Niente era normale a Beacon Hills.

Ad un certo punto, alla mia amica suonò il cellulare. Guardò la schermata e si mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Devo andare. I miei mi stanno aspettando."

Annuii e la accompagnai fino alla porta.
Uscì da casa mia, andando verso la sua auto.

Stiles tornò per cena.

Non dissi nulla riguardo a ciò che avevo visto insieme ad Allison, quella mattina.
Parlammo come se nulla fosse successo, lui rimase ignaro.

Quando arrivò il momento di andare a letto, mi recai nella mia stanza chiudendomi dentro.
Mi misi nel letto, rivolta verso la finestra, guardando fuori verso il vialetto.

Volevo aspettare il momento giusto per coglierlo nel sacco.

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