capitolo 16

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Mi risveglio in un letto della mia camera, probabilmente quello di Merida, dato che il mio è uno di quelli sopra. 

《 J-Jack... 》Merida, che nel frattempo era davanti al lavandino del bagno intenta a lavare qualcosa, mi sente e mi raggiunge velocemente.  

 《 Oh! finalmente ti sei svegliata - esulta lei con sollievo.
《 D-dov'è jack...? 》
《 La professoressa di erbologia ha fatto uscire tutti tranne me, se no qua ci tiravi le cuoia per la poca aria, e poi avevi bisogno di  riposo 》 

《 Voglio vederlo 》
《 No no, tu stai qui e non ti alzi, la prof ha detto che...- ma la interrompo subito; -o-oggi non c'è lezione? 》

- Sono già finite da qualche ora. Gli altri sono qua fuori che vogliono entrare...ieri sera jack è rimasto davanti alla porta per aspettare di entrare, e non si è mosso da allora - mi dice Merida, mentre si accomoda su un piccolo sgabello di legno accanto al mio letto. appoggia piano una mano sulla mia spalla, rassicurante.

dopo qualche istante di silenzio, Merida prende un angolo della coperta e la solleva, controllando che le bende che fasciano il mio corpo fossero al loro posto. intravedo appena una grande chiazza rossa, sangue rappreso che irrigidisce e macchia il tessuto. 

- Ne hai perso molto, ma non ti preoccupare, starai meglio, vedrai -  mi dice Merida appena nota la mia faccia preoccupata. 

 Mi tende una sacca di sangue, aspettando che io la prenda. Lentamente, cercando di non fare movimenti bruschi, la afferro e ne bevo il contenuto. Era quasi un mese che non mi nutrivo con del sangue, e dopo tutto quello che ho perso ci voleva. 

- Molto meglio, grazie Merida -
- ma ti pare? - La rossa sorride, ma solo per qualche istante. Appoggia i palmi delle mani sulle gambe e batte i piedi a terra, lasciando trapelare del nervosismo. 

- hai pianto?-    chiedo, mentre osservo i suoi occhi particolarmente rossi. Lei alza lo sguardo su di me, senza però incrociare il mio; - Quando...quando ti hanno portato qui, stavi perdendo così tanto sangue, ed eri talmente pallida che... mi sono spaventata molto. Per un attimo ho temuto che non ce la facessi a superare la notte - mi confessa, mentre si toglie una piccola lacrima che stava scendendo sulla sua guancia lentigginosa. non vedo molto però, a causa dei suoi lunghi capelli rossi che cadono davanti ai suoi occhi. Gli prendo il braccio e la avvicino a me per abbracciarla.

- Dopo Jack, tu sei la seconda parsona che ha pianto per me. Mi fate sentire importante - le dico, ironica. la ragazza scoppia a ridere tra le lacrime, sollevando le spalle.

Una volta che Merida si alza e torna a fare le sue cose, mi appoggio contro il cuscino e osservo la stanza. a differenza delle altre volte, mi appare più fredda e vuota, quasi identica a una stanza ospedaliera, di quelle per la quarantena. il vetro è chiuso, le tende sono tirate, non lasciando entrare molta luce. La chiave girata nella serratura della porta lascia intendere che Merida ci abbia chiuse dentro. 

- Mi sento come se fossi appena uscita da un intervento chirurgico - dico, cercando di farmi sentire da Merida, dall'altra parte della stanza. Lei  si china per guardarmi tra i letti;  - una specie si. La professoressa di erbologia ti ha dovuto medicare d'urgenza. Gli altri professori, saputo quello che ha visto lei, curandoti, sembrano molto preoccupati per la tua ferita. Parlavano di infezione demoniaca o roba del genere, e di incubi -     

Forse è la sabbia d'incubo. Quella però è peggio di un'infezione demoniaca.

- Ma non credo sia una cosa contagiosa -   Merida si sbriga ad aggiungere. afferra qualcosa dalla sua borsa e torna a sedersi vicino a me. Solo quando da un morso all'oggetto, capisco che si tratta di una mela.     

6°GUARDIAN - IIIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora