Capitolo 22

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Mi girai non appena sentii quella voce.
Davanti a noi c'era un uomo sui cinquant'anni, molto alto e piazzato. Metteva inquietudine soltanto guardandolo: aveva i capelli lunghissimi e lisci, neri come il carbone, gli occhi sottilissimi e scavati in due grandi occhiaie anch'esse nere. Sulle labbra aveva un ghigno malefico, dava l'impressione di esser posseduto dal più cattivo dei demoni.

Jungkook immediatamente si mise davanti a me, con un braccio mi teneva il fianco e con l'altro sfoderò la spada dalla custodia.
La puntò contro lo sconosciuto, tenendomi dietro di sé così da proteggermi.

"Chi sei?" Quasi urlò Johyun, sfoderando anche lui la propria arma.

"Non vi interessa questo innocuo particolare. Datemi la ragazza"

L'uomo si avvicinò di qualche passo, tenendo una mano allungata verso di me e l'altra che teneva ben saldo il coltello, talmente affilato che risplendeva del riflesso della luce.

"Mai!" Urlò Jungkook, ringhiando contro lo sconosciuto. "Vattene, e nessuno si farà male"

Quello rise, prima sottovoce e poi urlando, con la fronte verso il soffitto. "Caro principe, il mio Re vuole la tua serva. Io ho il compito di portargliela, da viva"

"Lei è mia, che se lo mettesse bene in testa. Da qui non si muove, dovrai prima passare sul mio cadavere"

"Sempre così dite, che palle! Non ci si può mai divertire. Avanti, non fare il bambino, dammi la ragazza" ripeté serio, alzando un sopracciglio.

"J-Jungkook..." pronunciai deglutendo, stringendo la sua maglietta nella mano.

Avevo paura, volevo scappare, volevo andarmene. Ma non avrei potuto, neanche aiutata da un miracolo.
Sentivo gli occhi pizzicare dalle lacrime, la vista si appannava e dovevo per forza sbattere le palpebre per cacciare quel fastidio.

"Shh, piccola stai tranquilla" fece girando per pochi istanti il viso a me. "Adesso ce ne occupiamo"

Johyun si mise davanti noi due, assieme alle guardie. Tutti e sei avevano le armi pronte nelle mani, alcune che tremavano e altre, invece, che impugnavano fieri i manici delle spade.

Mi sentii in qualche modo più protetta, ma stavo mettendo a rischio le vite di sette persone. Era colpa mia, non avrei dovuto dirgli della cesta e non avrei dovuto proporre il viaggio...era tutta colpa mia.

Sentii dei rumori alle nostre spalle, ma mi rassicurai pensando che fosse il soffio del vento che si era alzato visto l'arrivo della sera.
Il tempo sembrava non passare mai, mi parevano secondi interminabili quelli che sprecarono le guardie e lo sconosciuto a guardarsi.

Quest'ultimo fece un leggero urlo, poi attaccò i ragazzi davanti a sé.
Sentii lo stridere delle lame delle spade, le scarpe che pestavano pesantemente il legno e i versi di affaticamento.
Era iniziato il combattimento, in un modo veloce e furioso, in cui entrambe le parti impegnate davanti il meglio di loro per vincere.

Al contrario di quello che l'aspetto trasandato e malato del cinquantenne mostrava, il suo spirito era quello di un guerriero, di uno che non si arrendeva facilmente e che aveva molta esperienza nello scontro corpo a corpo.
I suoi movimenti erano scattanti, veloci abbastanza per esser visti a tentoni.
Affondava con le gambe, schivava con facilità tutti i colpi che provavano le guardie.

Nonostante fossimo superiori di numero, pensai alla sconfitta. Era molto difficile riuscire a vedere le due facce di una persona: il carattere e l'aspetto esteriore.
A volte ci mostravano due parti completamente diverse, altre volte combaciavano alla perfezione...
Questo era un caso davvero strano: l'apparenza mi, o ci, aveva tratto in inganno. Avevo creduto che fosse solo un vecchio sbruffone...e, invece, ora pareva star vincendo.

~Gυαɾԃιαɳ [Jeon Jungkook]~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora