Capitolo 28

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Il mio sonno, però, non ebbe vita tanto lunga. Neanche dieci minuti dopo, ed ero di nuovo sveglia.
Sbuffai alterata e cacciai le coperte con un paio di calci, quindi scesi dal letto e, prendendo una sciarpa di lana, andai via dal mio dormitorio.

Mi mancava un pochino di aria fresca, perciò decisi di andare a fare un giretto in città, giusto per camminare un po' e, perché no, imparare a convivere con quella ferita in mezzo alle scapole.
Mi avvolsi nella lana e salutai le guardie con un lieve inchino: varcai il portone reale e passeggiai verso Anaris.

Il cielo era ancora azzurro, dato che non era passato molto tempo dal nostro ritorno alla terra. Mentre camminavo, mi osservavo attorno: adoravo vedere come il vento spostasse le foglie, creasse dei rumori simili a sussurri e incurvasse i tronchi sottili degli alberi più piccini.

Arrivata in città, girovagai a dare un'occhiata alle bancarelle del mercato  che, ogni mattina, si allargava per le vie principali e lasciava intatte quelle meno popolate.
Il chiasso era molto alto, ma, alla fine, neanche ci feci caso. Ero più che altro occupata a osservare le merci: i manufatti, la frutta e la verdura freschissime abbandonate e ancora bagnate dalla rugiada sopra il legno delle cassette. Le donne, vecchie e giovani, che adocchiavano il prezzo più conveniente, i bambini che giocavano a rincorrere una palla con dei bastoni delle mani e i cani che li rincorrevano abbaiando sereni...
Una vista che inteneriva il cuore.

Mi resi conto di quanto il clima che si respirava nella città e quello che c'era nel Castello fossero diversi, di quale abisso astratto ci fosse in mezzo a loro.
Sospirai a pieni polmoni, sorridendo senza un serio motivo; chi fosse passato accanto a me mi avrebbe di sicuro presa per una matta con dei seri problemi, ma io me ne fregavo altamente.

L'unico che poteva giudicarmi...era il principe.
Già, il principe...chissà che cosa provava, chissà qual era la causa del suo nervosismo. L'unica cosa certa, che avevo provato sulla mia pelle, era che quella sua insolita freddezza mi aveva resa impotente. Così, di slancio.

Inconsapevolmente, il sorriso sulle mie labbra svanì. Mi ritrovai a pensare, immersa nei miei pensieri e ai probabili film mentali.
Forse non mi amava più...forse mi voleva lasciare...

No, di sicuro non erano quelle le soluzioni al neonato problema. Ci doveva essere sotto qualcosa di più profondo...eppure, il mio istinto, mi diceva che quella soluzione non si sarebbe risolta bene.

Feci battere un piede a terra, costringendomi a non pormi più quel rompicapo personale; piuttosto, abbassai i nervi camminando per Anaris, aspirando il buonissimo profumo del pane appena sfornato.
Mi accoccolai nella sciarpa non appena un vento appena più gelido mi investì, portandomi a rabbrividire alla temperatura calata improvvisamente.

Osservai un orologio appeso alla vetrina del negozio: erano le sette meno un quarto.
Il tempo era volato molto velocemente, neanche me ne accorsi.
Sospirando, mi voltai e percorsi la strada per tornare al regno.

Appena mezz'ora dopo, feci ritorno al Palazzo reale. Di nuovo, mi inchinai alle guardie e salii le scale così da tornare alla mia stanza.
Prima di aprire la porta, però, voltai il capo verso quella di Jungkook, poco più lontano che era chiusa.

Mi tolsi la sciarpa di lana e la appesi alla maniglia della camera; adesso non mi andava di posarla.
Giunsi le mani davanti al ventre e camminai, provando a non fare rumore, fino ad essere davanti al legno della sua camera da letto.

Aprii la porta e la varcai, vedendo immediatamente la sua figura alta sdraiata di lato. La chiusi alle mie spalle e mi tolsi le scarpe, camminando scalsa sul pavimento in modo tale da non disturbare il suo sonno tanto meritato e atteso.

~Gυαɾԃιαɳ [Jeon Jungkook]~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora