Capitolo 38

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Ero arrivata sotto il portone del Castello della città di cui ancora non conoscevo il nome, dopo una lunga cavalcata che speravo non finisse; avevo paura ad entrare, non volevo subire altre sgridate o brutti momenti. Quindi, di certo non mi sarebbe tornato utile avere una conversazione con Minhyuk o il Re, non mi avrebbe fatto "mantenere la calma".
Scesi dal cavallo e diedi le redini allo stalliere di turno, che andò via con la creatura e sparì, lasciandomi sola.

Sospirando aprii il portone, entrai tenendo il capo basso. Non vedevo nessuno in soggiorno, forse erano impegnati nella sala riunioni o erano usciti per andare a risolvere un altro fottuto affare chissà in quale luogo del territorio. Meglio così, infondo, almeno non mi avrebbero fermata.
Non avevo fame nonostante ormai fosse ora di cena, avevo soltanto tanta voglia di andarmene in camera a stare in solitudine; magari a ripensare ai bei momenti, consolandomi con essi.
Mi sembrava una cosa facile pensare al proprio fidanzato senza l'opportunità di toccarlo...ma avevo capito che non era così, perché sentivo l'irreprimibile desiderio di stargli vicino, di respirare la sua stessa aria magari impregnata del suo profumo.

Sarei potuta seriamente impazzire, speravo con tutto il cuore che trovasse in tempo un metodo per portarmi via da quella struttura, tanto bella quanto per me maledetta e stregata.
Non mi volevo arrendere, volevo continuare a sperare in un suo salvataggio...

Così, con in mente tutti quei pensieri, camminai cercando di non far rumore verso la rampa delle scale che portavano al piano superiore, dove c'era la mia camera da letto. Mi guardai attorno più volte, poi quando vidi che non c'era nessuno nelle vicinanze entrai e mi chiusi alle spalle la porta, andandomi a sdraiare sul letto.

Le coperte erano così vuote, così fredde...
Mi sentii sola, lasciata davanti ad destino orribile e sgretolante dove nessuno sarebbe sopravvissuto, nessuno che avesse degli amori in corso o una famiglia sulle spalle, nessuno che amasse la vita. Mi accoccolai alle coperte profumate di mirtillo selvatico, una fragranza che usavano molto spesso avevo notato; provai a chiudere gli occhi e a prendere sonno, li feci riposare un po' dal pianto e dalle lacrime che avevo versato dato che ancora erano rossi e un po' gonfi.

Mi sarebbe piaciuto avere una compagnia, ma sapevo bene che non mi era possibile...mi stavo perdendo nel mio mondo, quello cattivo e che non portava viene di buono.
La speranza di un'esistenza più felice e brillante mi stava portando soltanto malinconia e depressione, mi stavo escludendo da quello che era il mondo esterno.

Ma cosa ci potevo fare?

Mi sentivo in trappola, come un uccello selvatico che è chiuso in gabbia mentre vorrebbe volare senza fili a tenerlo legato, senza nulla a privarlo della sua libertà. Mi rivedevo in quella scena.
Avrei preferito di gran lunga vivere nel letto, che al fianco di Minhyuk; mi toccava persino governare un intero regno con lui, io che neanche lo sopportavo se respirava.

Neanche cenai, quella sera, nonostante le domestiche fossero venute più volte a chiamarmi per dirmi che la cena era pronta e che i Reali volevano la mia presenza per iniziare. Semplicemente non mi mossi, rimasi lì sdraiata sulle coperte che oramai avevano preso la forma del mio corpo e si erano scaldate quanto bastava per farmi assopire.
Non volevo mangiare, non mi volevo alzare; forse sarei rimasta immobile per tutta la notte, senza né bere né mette qualcosa sotto i denti.
A dire la verità, non pensavo che a loro importassero le mie condizioni di salute: dopotutto ero un oggetto, no? Mi volevano soltanto usare, ero un mezzo importante per arrivare al loro scopo, cioè una "degna" prole per il controllo della città.

L'unica cosa che feci, oltre a girarmi e rigirarmi sulle lenzuola, fu alzare il busto per guardare fuori dalla finestra.
Anche dal letto potevo chiaramente vedere una buona parte del cielo che la visuale offriva, potevo scorgere la stella più luminosa, quella che io ribattezzai con "Jungkook".
Avevo sempre mantenuto quella piccola richiesta che mi aveva fatto, ovvero di pensare a lui mentre ammiravo la bellezza del corpo celeste; così mi sentivo poco più vicina a lui, come se l'immensa distanza che ci separava pian piano si dimezzasse. Speravo in questo modo che un giorno potessi stare di nuovo di fianco a lui senza ostacoli.

~Gυαɾԃιαɳ [Jeon Jungkook]~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora