Epilogo

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Ormai nella chiesa regnava il caos: gente che correva, che urlava e usciva dal portone per raggiungere il castello. I militari, così come tutti gli altri ospiti, erano rimasti senza parole, bloccati sul posto non sapendo che fare e come reagire alla notizia.
Anche io come loro avevo la mente vuota, un peso enorme al petto e la vista annebbiata, non però dalle lacrime, bensì dalla paura dell'evoluzione dei fatti.

Il colpevole era tra noi? Era una persona con cui avevo contatti frequenti?
Non conoscevo la risposta di nessuna delle domande, era così confusa la situazione che facevo tanta fatica a connettere i cinque sensi. Lasciai cadere a terra i fiori che avevo in mano, mentre le domestiche mi prendevano sotto braccio e velocemente correvamo verso l'uscita; dovunque fosse l'assassino, dovevamo andare via. 
Provai più volte a voltarmi alle spalle per cercare Jungkook, ma in mezzo l'enorme folla rischiai molte volte di perdere anche la stretta delle fantesche. Un turbine di emozioni mi avvolgevano, strette tanto da togliermi il fiato.
Anche se avevo fatto parte di qualche missione pericolosa, mai mi era capitata una circostanza simile: non sapevo come comportarmi, se non fosse stato per le accompagnatrici e i militari, non sapevo che fine avremo seguito.

"Dove stiamo andando?" Urlai per farmi sentire, correndo più veloce che potevo nonostante i tacchi.

"Il castello sarebbe una via sicura, ma è lì che hanno trovato il cadevere del principe. Troveremo un'alloggio qui vicino, non sarà difficile" rispose un militare accanto a me.

Finalmente uscimmo dalla chiesa, e il vento gelido ci investì portandoci inevitabilmente a chiuderci nei giacconi. Fino a poche ore prima era stata una giornata solare, mentre adesso sembrava che si stesse avvicinando una tempesta vista la freddezza dell'aria.

Alcuni soldati si erano messi ai miei fianchi per offrirmi maggiore protezione in caso di attacco, mentre altri avevano avuto lo stesso completamento col Re, che aveva le mani nei capelli e in viso un'espressione inspiegabile. Triste, arrabbiato, abbacinato da un dolore che non aveva bisogno di parole per essere descritto; solo che aveva perso un figlio avrebbe potuto compatirlo.

In poco tempo, nel retro della struttura sacra erano rimaste pressapoco venti persone scarse, le quali erano completamente perse nel terrore del momento; tra queste c'era Jungkook, che a differenza degli altri era più che altro sorpreso. Volevo andare da lui, volevo abbracciarlo...
Passarono pochi minuti, interminabili, durante i quali le persone erano ancora diminuite: adesso n'erano esattamente tredici, cioè io, il Re, una domestica, Jungkook e alcuni militari.
La maggior parte di quest'ultimi aveva ricevuto l'ordine di tornare al Castello per dare una mano con le ricerche e le varie ispezioni per trovare almeno l'arma del delitto.

Passò un'altra ora.
Ci portarono in un hotel vicino la città di Damire, dove il cemento finiva e incominciavano i primi tratti di terra. Era molto grande, adatta per ospitarci tutti.
Stava giungendo la notte, molti neanche mangiarono la cena per la tristezza e l'orrore sopportati nel giorno; perciò decidemmo le stanze dove dormire per un limite temporaneo.
Fui tra le persone che non mangiarono, un po' perché non avevo fame e un po' perché sinceramente preferivo starmene sul letto a pensare e a calmare i nervi.

Giunta l'una di notte, ormai stanca del sonno assente, mi alzai dalle coperte e me ne andai dalla stanza, chiudendo la porta con delicatezza per non svegliare le due ragazze che erano nelle mie stesse mura. Percorsi il corridoio del piano e scesi le scale, chiedendomi nel caldo cappotto di lana e andando a prendere una boccata d'aria nel cortile del palazzo altissimo.
Passeggiai per un po', delineando il perimetro un paio di volte totali. Da lontano, mi parve di scorgere una figura.
Mi avvicinai lentamente, temendo che fosse una guarda armata; quando raggiunsi una distanza minima, però, notai che la persona non era una guardia...
Era Jungkook.

"J-Jungkook..." mormorai sperando che mi sentisse anche con quella tonalità bassa di voce.

Il nominato si girò velocemente e, non appena mi riconobbe, venne velocemente verso di me e mi abbracciò forte stringendomi a sé come se fossi tornata da un viaggio molto lungo. 
Posò una mano sulla mia nuca e mi accarezzò i capelli; affondai il viso nel suo petto traendo così un calore profondo.

"Stai bene?"

"Sì...tu?"

"Uguale" sospirò guardandomi. "Non so come andranno ora le cose, spero solo che il Re non se la prendi con te sfogando il suo dolore"

"Vedrai che non accadrà..." mormorai accarezzandomi una guancia. "Ma dimmi solo una cosa..."

Rimase in silenzio, permettendomi quindi di continuare il discorso.
Non sapevo come dirlo, il solo pensiero della verità nelle mie parole mi spaventava talmente tanto da non farmi trovare, per un attimo, le parole.
Solo quando presi un lungo respiro continuai.

"Dimmi che non sei stato tu, ti prego..."

"Ti pare? Io sono sempre stato qui, anche tu mi hai visto! Come avrei potuto farlo se avevo i miei genitori vicini?!"

Scosse il capo, guardandomi sincero negli occhi. "Non sono stato io, piccola, te lo giuro"

"Ti credo, davvero ti credo Jungkook" annuii deglutendo. "Ma ho paura che-"

"Jeon Jungkook, principe della città di Anaris! Mettete le mani in alto e allontanatevi dalla ragazza!"

Una voce alta e possente interruppe ciò che erano le mie parole e l'atmosfera calma e pacifica; fu un attimo.
Ci girammo contemporaneamente, vedendo avanzare correndo un soldato che teneva la spada dritta contro il viso del mio ragazzo, il quale alzò le mani come ordinato e lo guardò con occhi spaventati.
L'uomo gli prese le mani e velocemente le legò dietro la sua schiena, invani erano risultati i miei tentativi di fermarlo. Neanche urlando ci riuscii.

"Perché? Si fermi, subito!" Gridai afferrando il braccio del militare. "Che cos'ha fatto?"

"Ha ucciso il principe di Damire, signorina, non possiamo lasciarlo a passo libero. Lo potrà vedere in prigione, ora mi seguirà in carcere"

No, non ci potevo credere.
In pochi attimi tutte le forze che stavo usando per frenare l'uomo parevano avermi abbandonata. Lasciai le braccia lungo i fianchi e sgranai gli occhi; neanche io riuscivo a capire se fosse tutto vero, se avesse davvero posto fine alla vita di Minhyuk.

"Non gli credere, EunMi, non lo fare! Non è vero nulla, non sono stato io!"

Provava a ribellarsi alla stretta ferrea del maggiore, ma non aveva abbastanza forza. Sentivo le lacrime piano piano salire, e non provai nemmeno a cacciarle indietro.
Il mio amore, quello che mi ero costruita lentamente con le mie energie e i miei sentimenti più vivi...era stato appena giudicato come un assassino.

~Gυαɾԃιαɳ [Jeon Jungkook]~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora