Capitolo 28

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Blake

La ragazza avanzò verso di noi con la bocca ancora aperta. Non se lo aspettava da me, ne da suo padre. La sua espressione era piena di disgusto e sorpresa. Guardò prima suo padre dritto negli occhi, poi sua madre e infine guardò me.

Non ero una persona che si vergognava di me stesso, ero sempre stato un umile ragazzo che tutti reputavano come tranquillo e calmo. Non mi ero mai pentito, prima d'allora, di qualcosa, perchè tutte le cose che facevo non avevano mai ferito o addirittura disgustato qualcuno. Ma in quel momento, mentre quegli enormi occhi ora freddi fissavano i miei, conobbi la vergogna. Tutto quello che volevo era che la terra si aprisse in due e che mi risucchiasse, magari mi sarei sentito meglio. Mi sentivo male, sentivo il disgusto e la vergogna dentro di me. In che guaio mi ero cacciato? Con quale coraggio avevo iniziato una cosa troppo grande per me? Chi avrebbe detto che da quello cazzata avrei trovato il grande amore della mia vita, quando io nell'amore non ci credevo proprio.

"E' tutto vero?" Chiese distogliendo lo sguardo illuminato dalle lacrime che cercava di trattenere da me e puntando di nuovo su suo padre. Che cosa le avrei detto? Io ero la causa per la quale la sua famiglia in seguito avrebbe vissuto l'inforno. L'odio era tutto ciò che avrebbe provato nei miei confronti da quel momento, come fece sua madre d'altronde.

"I-io.." balbettò Christian senza sapere cosa dire. Allora la ragazza si voltò verso sua madre, che priva di coraggio abbassò la testa. Infine, la ragazza si voltò verso di me. Distolsi lo sguardo da lei e guardai ovunque, se non i suoi occhi.

"Blake...q-quello che ho sentito...è t-tutto vero?" Mi domandò con la voce che tremava. Presi coraggio e alzai lo sguardo.

Deglutii e prima di rispondere guardai i suoi genitori , dai loro sguardi capii che dovevo dirle la verità. Anche loro erano abbastanza di vivere una vita piena di bugie ed inganni.

"Sì," risposi senza rompere il contatto visivo. Alla mia risposta indietreggiò fino a toccare la punta del divano, si sedette con cautela coprendosi il viso con entrambe le mani.

"Tesoro noi sistemeremo tutto...non vogliamo-" iniziò la Ana per poi essere interrotta dalla figlia, che alzandosi con furia , il viso pieno di lacrime e il naso leggermente arrossito, urlò, " mi fate tutti schifo!"

"Non parlare così a tua madre! Lei non centra niente con questa storia," Scattò il padre facendo un passo verso la figlia. Lei scoppiò a ridere, non u na risata di divertimento, ma una di quelle isteriche che si sentirebbero solo in un manicomio.

"Sai papà...ho sempre giustificato la tua mania per il controllo con il fatto che vuoi proteggerci..." prese una piccola pausa e continuò, "...ma la verità è che sei uno stronzo psicopatico!" Lasciando tutti a bocca aperta continuò il suo discorso , non dando a nessuno la possibità di rispondere.

"E tu mamma? Con quale coraggio lo hai appoggiato? Con quale cuore!" Ana scoppiò a piangere sulla spalla di suo marito, senza rispondere alla figlia.

"E poi ci sei tu...Blake, " avanzò verso di me con un ghigno sul viso.

"Dio! Ci siao cascati tutti , sai? Anzi...non tutti a dre il vero. Ted ti ha odiato dall'inizio, ha sempre detto che nascondi qualcosa ma noi pensavamo lo dicesse solo per gelosia...ma guarda un pò, ha sempre avuto ragione! Sei...sei la persona più codarda, stronza, bugiarda e meschina che abbia mai conosciuto." Ed eccolo, tutto quello che temevo stava succendendo davanti ai miei occhi. E che ci potevo fare? Lei aveva ragione, che dovevo aspettarmi ? Un abbraccio? La sua compassione?

"Quanto ti ha pagato?" Chiese con un tono curioso. "Qual'è stato il prezzo per aver rovinato la nostra vita? Sei proprio uno stronzo, un sadico , figlio di-"

Le gemelle GreyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora