sette

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Cristiano's prov

Ore 17.30

Mi sono sempre chiesto cosa volesse dire amare. Provare qualcosa per qualcuno e sapere che dall'altra parte è ricambiato.
Con Elise sentivo il mio cuore battere, ma non come quando si vince a una partita, batteva velocemente, con una melodia tutta sua.
Non so cosa mi stia succedendo ma da quando l'ho vista mi sono sentito qualcuno, non solo una celebrità.
É la prima volta che sono insicuro sul da farsi. Non so come comportarmi con lei, quali tasti posso schiacciare, quale domanda potrei porgerle per rompere il silenzio.
Presto avrà quindici anni e crescerà in un posto nuovo, in piena adolescenza e con delle figure importanti al suo fianco.
Vorrei esserci anche io, essere presente, sentirmi speciale.

Ero ancora in appartamento quando Elise bussò alla mia porta. Ero contento di vederla e di poterla abbracciare forte anche se l'avevo vista poche ore prima.
Avevamo trovato l'appartamento in disordine e potei vedere nello sguardo di Elise il terrore. Si era fiondata sotto la doccia senza aspettare che l'acqua diventasse calda. Avrei voluto assicurarmi che fosse al sicuro nella stanza ma una parte di me mi disse che sapeva badare a sé stessa.
Quando studiai con lei sentii per la prima volta una risata cristallina, come quella di una bambina. Sapevo come farla ridere e come farla divertire, sapevo che odiava stare al centro dell'attenzione ed è per questo che la portai in quel piccolo mondo in aperta campagna. Quel pomeriggio non potei trattenermi, dovevo prenderla, farmela sentire mia. La cosa migliore fu prenderla in braccio in stile film. A ogni suo tocco per aggrapparsi meglio mi suscitava emozioni nuove e diverse. Il cuore batteva all'impazzata e l'unica cosa che mi calmava erano le sue braccia attorno al mio collo.

Quando Elise varcò la soglia del mio appartamento potei ammirarla in tutta la sua bellezza.
Le sue cicche castane che ricadevano sulle spalle, i suoi occhi color nocciola, i suoi occhiali da vista bianchi e neri. Il suo fisico da statua greca ma che lei lo reputava nella norma perché si sentiva troppo bassa.
I raggi del tramonto sfioravano la sua pelle leggermente arrossata, i suoi occhi riflettevano il bellissimo panorama che c'era alla finestra e che io non ho mai ammirato come stava facendo lei.

In seguito si voltò, mi sorrise e precipitò nelle mie braccia affondando la testa nel mio petto. Mi dava sicurezza e il mio cuore iniziò a danzare appena lei mi sfiorò.
Era un incanto, nonostante avesse dei semplici leggins rossi e una maglietta nera.
Le accarezzai i capelli con una mano e l'altra l'adagiai su un suo fianco. Le diedi un bacio sulla fronte e respirai il suo profumo floreale che le si addiceva. Sentivo il suo respiro sul mio petto e la sua stretta sopra le mie spalle.

-Sei la mia piccina.-

-Anche tu bimbo.-

-Bimbo? Davvero?-

-Non ti piace?-

-Lo adoro. Detto da te suona benissimo.-

Avrei voluto baciarla. Lasciarle tanti baci fino a farle perdere il respiro e farle diventare le labbra rosse. Vederla sorridere, farla sentire amata per davvero. Non lasciarla andare mai più, averla al mio fianco, con un abbraccio, con un bacio, con qualsiasi cosa.
Sciolsi l'abbraccio e le chiesi cosa volesse mangiare. Mi confessò che non le andava nulla di elaborato e non voleva farmi uscire dalla dieta prescritta dal medico. Alla fine ci limitammo a un semplice piattodi pasta e l'insalata. Era una cena veloce e andava bene.

-Come mai sei silenzioso?-

-Non so di cosa parlare.-

-Come ti trovi con la Juve?-

Sorrisi. Era la prima volta che qualcuno, al di fuori dei miei compagni, mi chiedesse in parere personale sull'accoglienza Juventus.
Non potevo negare che inizialmente ero diffidente e non mi sentivo 'accolto'. Poi ho imparato a conoscer meglio i miei compagni di squadra e ho dovuto ricredere a quello che dicevano su di loro.
Ho legato di più con qualcuno e meno con qualcun'altro ma alla fine quello che mi capiva di più era Paulo.
Poi Massimiliano mi ha chiesto un parere su cosa dovesse fare con Elise. Io ero sicuro che avrebbe fatto la scelta giusta e così è stato.
Mi ha chiesto di affiancarla nel momento più duro della sua vita e appena la vidi sentii il bisogno di aiutarla. Quando la abbracciai, non lo feci perché ero entrato nella parte, come molti avranno pensato, ma l'ho fatto perché mi sono rivisto in lei.

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