ventisette (ultimo capitolo)

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Elise's pov

Quando la sveglia suonò, mi alzai e sbuffai pesantemente. Mi concessi un po' di tempo e rimasi a fissare il soffitto bianco, e le pareti e armadi sgombri. Insomma, per dire addio a questo posto che mi aveva cresciuta, cambiata e ferita.
Insomma, avrei cambiato vita e tutto sarebbe andato per il meglio, sia per me, che per i ragazzi che mi dimenticheranno a breve.
Così la vita scorrerà normale per entrambi.

Mi alzai, presi l'intimo e dei semplici jeans neri e un maglioncino azzurro. Corsi in bagno, feci la mia solita doccia, mi asciugai i capelli castani e li legai. E per concludere misi un filo di mascara.

-Piccola, dobbiamo andare!- mio padre urlò dal piano inferiore. Io guardai in direzione della porta socchiusa e risposi con un misero "si".
Cercai di non piangere mentre mi guardavo allo specchio, mentre tutti i ricordi mi passavano davanti al viso, mentre il mio sguardo diveniva sempre più cupo.
-Elise... Andiamo piccola mia, non voglio che tu stia più male di quello che già stai.-, mio papà entrò nella stanza bianca e azzurra, si fermò davanti allo specchio e mise due mani sulle mie spalle. Sapeva darmi conforto con così poco.

-Va bene.- dissi sospirando -Inizia a scendere, due minuti e sono di sotto.- gli dissi guardandolo. Lui annuì e scese.
Era così doloroso dire addio?

Raccolsi le ultime cose, mettendole nella trousse e le buttai nella valigia e la chiusi. Sospirai, asciugai un paio di lacrime e scesi giù silenziosamente, senza badare alle presenze altrui.
In realtà, non c'era nessuno.
E io che pretendevo che qualcuno venisse a salutarmi? Io volevo solo... Dire addio alla mia grande famiglia. Io volevo dire addio a coloro che mi amano, che mi hanno amata... A coloro che hanno preso un posto nel mio cuore.
Volevo salutare tutto come si deve.

Salii in macchina, misi gli auricolari, la musica era già partita. Sospirai, mentre il viaggio verso la Toscana iniziava.

-Papá, dove hai messo la borraccia?- domandai dopo aver aperto il bagagliaio, così facevamo una pausa per poi riprendere il viaggio di cinque ore e mezza.

-Lì, vicino alle valige nere.- rispose sospirando. Stavamo male entrambi, ma lui era bravo a non darlo troppo a vedere, era capace, era abituato.
Io no.
Io non riuscivo a trattenere le lacrime, bevvi un po' d'acqua e mi bagnai il viso. Se qualcuno mi capisse.

Tre ore dopo
-Siamo arrivati.- disse, poi presi le mie valigie e salii su.
Presi una busta che mi aveva dato mio padre, la lasciai sul letto e iniziai a disfare le valigie, le avrei sistemate ora.

-Elise...- aprì la porta, ma mi vide intenta ad aprire la lettera.
Si scusò e uscì.

"Cara Elise,
È buffo, come da un giorno all'altro,sei entrata nella vita della squadra e stravolgendola completamente, in senso buono.
Sappiamo entrambi che il nostro rapporto non è mai stato molto stretto, sappiamo che ci parlavamo ogni tanto oppure ci limitavamo a qualche parola.
Insomma, io e te siamo semplici conoscenti.
Ma forse sappiamo tanto sia dell'uno sia dell'altra.
Ti devo ringraziare, hai tirato su il morale del mister, facendolo  sorridere di nuovo. Dandogli grinta.
Eri tutto per lui e lo sei ancora adesso.
Però, ci sono cose che ancora non sai.
Immagina che al tuo arrivo, due giocatori della Juventus abbiano iniziato a scannarsi, a litigare e a contendersi la rivalità. Tutto questo, per te.
Immagina che un ragazzo in particolare ti abbia distrutto l'appartamento al Centre.
Immagina che un ragazzo ti abbia tradita solo perché obbligato.
Immagina che un membro della mia squadra ti abbia venduta solo per debiti.
Immagina queste verità, dolorose, ma sono tutte le cause delle tue sofferenze.
Ti voglio tanto bene Elise. Non dimenticarlo.
-Mario.”

Sospirai, chiudendo gli occhi per non piangere ulteriormente anche se le lacrime non volevano smettere di scendere. Mi asciugai le lacrime restanti con il palmo della mano, mentre cercavo di asciugarmi il mascara.
Se sto male leggendo questo? Moltissimo.
Misi la lettera nel primo cassetto della scrivania. Così da poterla leggere quando volevo.

Due mesi dopo...
Ero pronta per uscire, finalmente, avrei potuto riprendere a giocare a calcio.
Mi osservai allo specchio con indosso la divisa viola della Fiorentina, le scarpe giallo fluo, i calzettoni bianchi e i parastinchi del medesimo colore. Il numero 10 sulla schiena...
Scossi la testa, e osservia mio padre avvicinarsi con in mano un bicchiere di frutta e una tazza di caffè.
Sentii la nausea.
Corsi in bagno, tenendo una mano sulla bocca, non ero molto in quadro la mattina, quando sentivo l'odore del caffè e quando mangiavo determinate cose.
Non vomitai, per fortuna.

-Elise, forse...-

-No papà, dopo quell'avvenimento...- mi misi in ginocchio -E'... È possibile che...?-

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Tan tan tan.
Amori miei 🌹 sono contenta di aver raggiunto questo traguardo.
Soprattutto queste 2,01k di letture ❤️
Vi adoro. 😍
Ma, ahimè, Seven or Ten finisce qui. Così.
Forse ci sarà il sequel, forse no.
Non lo so...

Vi voglio bene ❤️ non scordatelo❤️
Per qualsiasi cosa scrivetemi su Instagram, su @elisa_04_giu oppure su @juventus_for_life ❤️

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