diciannove

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Ore 9.45

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First day

▶️@mariomandzukic.official: Muoviti che sono sotto
↪@Elisa0643: @mariomandzukic.official. Calmini eh😂
↪@cristiano: @mariomandzukic.official. Mr no good, felicità!
↪@mariomandzukic.official: @cristiano. La felicità è un optional.

@Elisa0643 ha disattivato i commenti.

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Affondai la testa nel cuscino del divano, gli altri erano in ritardo e nella sala c'eravamo solo io e Mario, che oggi aveva la luna storta. Più del solito.
Mio padre ci raggiunse con Nedved e mi alzai in piedi in segno di saluto, stringendo la mano al signore e abbracciando mio padre.
Sembrava essersi ripreso dal matrimonio, ma non ne ero sicura, nn volevamo parlarne e io e lui parlavamo generalmente di scuola e di qualche viaggio.
Per poter sognare un pochino insieme.
L'altra sera ho giocato con il grande mappamondo che ha nello studio, lo facevo girare e lo fermavo con l'indice, segnando la destinazione.
Quella che uscì più volte fu la Florida, seguita dalle Bahamas.
Mi ero promessa che ci sarei andata, prima o poi.

I giocatori tardarono di circa venti minuti dall'orario concordato. Ma la puntualità?
Nel frattempo mi ero cambiata, la divisa era comoda e aderente al punto giusto, non faceva vedere troppo le mie forme e mi lasciava libertà di movimento.
Il mio numero di maglia era il dieci, il numero di Paulo, e mi ricordava lui. Sembrava che l'avesse scelta lui la maglia per me.
Quasi non volesse esser dimenticato, ma era impossibile. A me piaceva Paulo.
Mi piaceva quand'era dolce,
Quand'era stronzo,
Quando faceva la faccia da bambino e
Quando mi guardava, in modo penetrante e intenso.

Cristino mi riportò alla realtà appena mi chiamò per andare. Sapevo come si allenavano ma non pensavo che avrei fatto tutto l'allenamento.
La gioia riuscì a calmare un po' di quella tristezza che avevo in petto, facendomi sorridere. Pensai che lui fosse qui presente, che fosse lì a guardarmi, anche se non era così. Lo avevo allontanato da me, perché non vedevo le sue scuse come vere, quasi dubitassi di lui, ma, avevo seguito la testa e non il cuore.
Che al momento era infranto e adesso lo è, ma non per causa sua, bensì mia.

L'allenamento iniziò con dei giri di campo e degli esercizi di riscaldamento. Mio padre mi osservava orgoglioso, era sicuro che un'esperienza al Toro mi aveva rinfrescato la mente mentre questa m8 avrebbe aiutata ad appassionarmi maggiormente.
Come dargli torto?
Dopo circa mezz'ora di passaggi procedemmo con una piccola sfida di tiri.
Era divertente, soprattutto perché gli altri scherzavano e si prendevano in giro a vicenda, mi distraeva ma la responsabilità del numero faceva capolino appena mi distraevo.

Facemmo degli esercizi a terra, erano seduti a terra, disposti a cerchio e con le gambe incrociate.
Uno al centro tirava la palla a uno seduto, che doveva prenderlo con la testa e ripassarlo a quello in piedi.
Appena uno mancava il tiro, si metteva in centro e procedeva. Fin ora avevo preso tutti i palloni ma Cristiano tentò di mettermi in difficoltà un paio di volte e alla seconda ci riuscì. Mi alzai e mi misi al centro, con il pallone tra le mani e sceglievo a chi tirarla.
La tirai a Rodrigo, che la prese, allora la passai a Mario, che mancò di molto.
Mi sedetti al suo posto.
L'allenamento finì poco dopo, ero stanca e non vedevo l'ora di andare a casa e prepararmi per una serata con Zoe e Luca.

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