6.

2.3K 85 7
                                    

Non siate lettori silenziosi, per piacere.

Pranzo.

Alla fine della partita mi alzo dal mio posto salutando tutti e raggiungo lentamente l'uscita, dove trovo Federico fare l'intervista

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Alla fine della partita mi alzo dal mio posto salutando tutti e raggiungo lentamente l'uscita, dove trovo Federico fare l'intervista. Mi fermai dietro la telecamera, dove si fermavano anche altre persone per sentire ciò che diceva.

«Come mai non hai esultato?» domanda il giornalista mentre lui si alza la maglia per asciugarsi il sudore sulla fronte.

«Ho un'amica che era qui a vedere la partita e non mi sembrava giusto.» risponde ridendo, facendo poi l'occhiolino verso la telecamera. L'intervistatore poi gli passa l'auricolare per rispondere ad altro domande ed io mi allontano, per salutare mia madre.

«Noi andiamo a mangiare fuori!» urla Sofia mimandomi di stare in silenzio, per poi prendermi per mano e tirarmi via. «Tua madre non sa nulla ed è meglio perché solo vederlo vicino a te voleva scendere e picchiarti.»

«Federico si sta cambiando.» dico quando ci fermiamo quasi fuori agli spogliatoi. «Tu cosa fai ora?»

«Cercherò di reggerti il gioco il più possibile, e dato che ci sono paparazzi ovunque, andrete a casa tua.» spiega dandomi le chiavi della mia casa. «C'è anche Darcy da sfamare e poi se volete farlo vi servirà un letto.»

«Noi non faremo assolutamente niente.» affermo e mentre lei alza gli occhi al cielo ci raggiunge Federico con indosso di nuovo la divisa della squadra, questa volta senza giacca e cravatta.

«Effettivamente avevi ragione, sembra di marmo.» sussurra Sofia al mio orecchio, poi porge la mano a Federico che la stringe. «Fate i bravi.» commenta andando via ed io sbuffo.

«Perché hanno paura che ti metta incinta?» domanda Federico confuso ed io scoppio a ridere, iniziando a camminare verso la mia auto. «È solo un pranzo, mica ti ho chiesto di fare chissà cosa.»

«Andremo a casa mia, solo perché ci sono i paparazzi. Non fare commenti.» dico appena arriviamo vicino l'auto. Federico prese le chiavi dalle mie mani e capii che avrebbe guidato lui.

«È molto simile alla mia.» ammette aggiustando il sedile mentre io imposto il navigatore verso casa mia. «Ti è piaciuta la partita?» domanda mentre siamo fermi ad un semaforo.

«Poteva finire meglio.» rispondo sbuffando e lui ride. «Forse con una vostra perdita. Devi proprio fare sempre goal, cerchi così tante attenzioni.» dissi ironica mentre lo spingevo.

«Non è colpa mia se sono fin troppo bravo nel mio lavoro.» commenta ridendo. Mi girai verso di lui e sorrisi, era così bello, tranquillo mentre guidava e sullo sfondo si intravedeva il mare. Aveva arrotolato la manica della camicia e messo gli occhiali da sole, di certo non mi era indifferente.

«Già, hai impiegato due secondi per concentrarti e tirare perfettamente.» ammetto, girandomi verso il mio finestrino. Adoravo la strada per tornare a casa perché si vedeva tutto lo spettacolo della mia città, tutto il panorama.

«Ti ho guardato e mi hai portato fortuna.» aggiunge portando di nuovo la mano sulla mia gamba, ridendo. «Sei un porta fortuna.»

«Se fossi veramente un portafortuna non avresti mai segnato.» dico ironica, indicando poi il viale della mia casa. «Eccoci qui.» lo informo mentre apro il cancello con il telecomando. Lui parcheggia l'auto, mentre io mi avvicino alla casa dove trovo il mio cane correre verso di me.

«È una palla di pelo.» commenta sorridendo, abbassandosi alla sua altezza. «Come si chiama?» domanda curioso mentre lo accarezza.

«Si chiama Darcy. Dai vieni.» rispondo e gli faccio fare un veloce giro della casa. «Io avevo pensato di fare la pizza, per te va bene?»

«Tu di normale torni a casa e mangi la pizza?» domanda confuso mentre mi segue verso la cucina. «Questo posto è magico.»

«Si, se ho voglia la faccio e la mangio.» rispondo ridendo, poi gli indico la veranda. «Vattene lì mentre cucino, forza.»

«Che vista.» esclama una volta arrivato vicino alla veranda. Sorrido notando che ha preso il cellulare per scattare qualche foto. «Come mai tutte queste valigie?» domanda mentre cammina per il mio salone come se fosse casa sua.

«Venerdì vado al concerto di Maluma a Milano.» rispondo mentre aggiusto la tovaglia ed i piatti. Lui annuisce, continuando ad interessarsi di tutto ciò che lo circondava.

«Hai milioni di cd.» commenta abbassandosi verso il mobile, per leggere tutti i nomi dei cd. «Non pensavo ti potessero piacere i Twenty one pilots, arctic monkeys, cos'è questo? Un altare dei queen?»

«Sono solo i loro cd, mica un altare.» commento ridendo, avvicinandomi a lui. «Questi invece sono tutti i concerti che ho visto.» dico indicando una parte del muro in cui avevo sistemato tutti i biglietti dei concerti. «E qui i posti che ho visto.» continuo, indicando una mappa del mondo con delle polaroid attaccate sui posti che avevo visitato.

«Anche io ho visto Beyonce.» ammette indicando il biglietto, poi si avvicina per leggere meglio. «Eravamo anche nello stesso settore.» aggiunge ridendo, poi torna a guardare i biglietti. Mi allontano appena sento il forno suonare e sistemo i piatti sul tavolo. «Comunque per il concerto di Maluma, dovrei andare anche io.»

«Dovresti?» domando curiosa mentre taglio la pizza. Lui si siede velocemente al tavolo, tirando subito una fetta di pizza nel suo piatto.

«Invece di dormire sta notte, devo allenarmi.» commenta dopo aver dato il primo morso alla pizza. «Dovrei perché ho il biglietto ma non Sono totalmente sicuro di andare, però a questo punto possiamo andare insieme.»

«Io sarò accompagnata da Sofia.» aggiungo e lui annuisce, tirando nel suo piatto un'altra fetta di pizza. «Sei sicuro di non avere il ciclo?»

«Ti sto odiando, mi fai sentire grasso ed in colpa.» risponde facendomi scoppiare a ridere. «Dopo che torno a casa giuro che mi alleno, ti manderò un video di conferma.»

«Come mi mandi un video se non hai il mio numero?» domando ridendo e lui prende il suo cellulare dalla tasca, lanciandolo sul tavolo verso di me.

«Il codice è 1994, il mio anno di nascita.» dice mentre mangia tranquillo. Sblocco il suo cellulare e noto che come sfondo ha una foto di lui con i suoi cani. Mentre salvo il mio numero in rubrica arrivano varie notifiche, tra le quali messaggi dalla una migliore amica, ma anche da una ragazza di nome Veronica salvata con un emoji di un bacio vicino al nome. Restituii il suo cellulare sorridendo, ma dentro di me sentivo che ciò mi dava fastidio, dovevo prendere la cosa con molta più calma.

A blessing in disguise; Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora