21.

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Non siate lettori silenziosi, per piacere.

In questo capitolo ci sono descrizioni forti, se non siete interessati passate oltre.

Colazione?

«Sto per buttare il tuo cellulare giù dalla finestra

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«Sto per buttare il tuo cellulare giù dalla finestra.» commenta Federico stendendosi accanto a me, perfettamente pronto senza il minimo segno di stanchezza. «Almeno ti svegli?» domanda di nuovo tirando giù le coperte che prontamente tiro di nuovo a me.

«Sono in coma.» rispondo spostandomi dal suo lato del letto, infilando il viso nel suo cuscino beandomi del suo profumo. «Smettila di tirarmi.» aggiungo cercando di fermare la sua mano.

«Voglio fare colazione.» commenta portando entrambe le mani sui miei fianchi, tirandomi verso di lui. «Sei tu che non volevi dormire ieri sera tenendomi sveglio, ora è il contrario.» aggiunge e alzo il dito medio per risposta. «Alzati.»

«Come se ti fosse dispiaciuto.» commento aprendo finalmente gli occhi incontrando di nuovo i suoi occhi verdi, completamente svegli e vispi. Il suo volto resta impassibile al mio commento e lo guardo confusa aspettando che dicesse qualcosa che cambiasse il mio commento, ma ottenni solamente il silenzio. «Ti è dispiaciuto?» domando con la voce bassa e lui ride, portando le labbra contro le mie per un semplice bacio a stampo, che avrei preferito diventasse più passionale.

«Vestiti, sto aspettando.» ammette tirandomi su e obbedisco a quello che dice correndo nel bagno per infilarmi sotto la doccia. Cercai di fare tutto in poco tempo perché avevo più voglia di stare con lui che fare qualsiasi altra cosa. Appena portai lo sguardo sullo specchio per sistemarmi i capelli e truccarmi notai i segni della notte precedente e non parlavo solo delle leggere occhiaie che mi ricoprivano ma anche dai milioni di piccoli segni che mi aveva lasciato Federico sul collo, sulle spalle, sul petto. Guardai la canotta che indossavo e capii che non potevo uscire così ed indossai di nuovo l'accappatoio per uscire nella camera. «Inizio a cambiare idea di uscire.» commenta mentre cerco nella valigia un qualsiasi cosa che possa coprirmi.

«Sta zitto che mi hai riempito di segni e morsi.» commento stringendo al petto una maglia mentre cerco di tornare in bagno ma vengo bloccata da Federico che mi trattiene dalla cinta dell'accappatoio. «Lasciami andare.» continuo ma lo stento ridere mentre mi fa girare facendomi poi sedere sulla scrivania. «Tanto sono vestita, ho l'accappatoio solo per non prendere freddo.» dico cercando di sfidarlo e lui sorridere.

«Posso sempre svestirti.» commenta facendo l'occhiolino, mentre scioglie il nodo dell'accappatoio dopo una breve lotta con le mie mani che cercavano di fermarlo. Abbassò le spalline della canotta e la spostò per vedere cosa cercavo di coprire. «Sono solo due segni.»

«Due segni? Li vogliamo veramente contare?» domando ironica indicando vari segni, che superavano il modico numero di due. «Fammi vestire, ho fame.» continuo cercando di scendere dalla scrivania, ma Federico non si spostò nemmeno leggermente. Oltre ad avere un fisico scolpito era anche pesante come il marmo.

«Non sembrava che non ti piacesse, ieri sera. Anzi, mi ha chiesto tu di continuare.» ammette portando le mani suoi miei fianchi, infilandole poi nelle tasche posteriori dei miei jeans per spingermi poi contro di lui facendomi apprendere che lui fosse perennemente eccitato.

«Ora vorrei vestirmi, se non ti dispiace.» ammetto con lo sguardo basso, cercando qualsiasi cosa nella camera che attirasse la mia attenzione. Federico sembrò non ascoltarmi e tornò all'attacco del mio collo ma in modo più dolce, lasciandomi dei piccoli baci e cercai veramente di non gemere contando le pecore nella mia testa, ma nessun immagine nella mia mente reggeva alle sue labbra maledettamente esperte.

«Perché non mi fermi?» domanda ironico quando torna a mordermi e lo lascio fare. In questo momento vorrei solo ripetere quello che abbiamo fatto ieri sera eppure volevo, allo stesso tempo, mandarlo a fare in culo. «Dai, fermami.» continua facendomi alzare gli occhi al cielo mentre incrociavo le gambe al suo bacino.

«Vattene a fare in culo, Federico Bernardeschi.» sbotto tenendo le mani ben salde dietro il suo collo mentre mi riempiva di carezze e baci e pensai che forse non saremmo mai usciti da questa camera ed io non avrei mai fatto colazione eppure mi stava bene.

«Ho aspettato che ti svegliassi per un ora e mezza, posso concedermi altri cinque minuti.» commenta prendendomi di peso tra le sue braccia per portarmi sul letto. Lo lasciai fare e sospirai sfilando quello stupido accappatoio che creava solo barriere tra di noi e tornò a baciarmi mentre mi sbottonava i jeans.

«Aspetta.» sussurro mentre cerca di abbassarli e lui torna a baciarmi capendo che quello fosse il mio punto debole e volevo quasi discolparmi per questo, non era colpa mia se lui era bravo a baciare.

«Ripetiamo quello di ieri oppure mi scoppieranno i jeans.» sussurra appena porta le labbra contro il mio orecchio ed annuisco, lasciandogli scendere velocemente i jeans dalle mie gambe. «Sarai la mia rovina.» commenta prima di farmi accedere letteralmente al paradiso con dei semplici movimenti.
Forse sarai tu la mia rovina, caro Bernardeschi.

A blessing in disguise; Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora