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Non siate lettori silenziosi, per piacere.

Dammi una sola possibilità.

Guardo Federico che controlla la pasta mentre sono seduta sul piano cucina poco distante da lui

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Guardo Federico che controlla la pasta mentre sono seduta sul piano cucina poco distante da lui. Sospiro tornando a guardare la conversazione con Sofia su whatsapp, che intanto mi chiedeva che scusa dire ai miei genitori, dato che lei aveva preso il treno e stava tornando a casa. Presi un altro sorso d'acqua, cercando di rimanere lucida anche se la sua maglia bianca lasciava ben poco all'immaginazione e vedevo i contorni dei suoi tatuaggi sulla schiena.

«Sofia, giuro che domani prendo il treno. Dici che l'ho perso.» dico inviando l'audio e Federico sorride avvicinandosi di nuovo a me, portando le mani ai miei lati per sporgersi verso di me. «Allontanati.» lo riprendo ma lui sorride e si allontana con il sale tra le mani.

«Dovevo solo prendere il sale.» dice indicandolo tra le sue mani mentre torna a guardare la pasta. «Siediti a tavola, è pronto.» aggiunge ed obbedisco avendo fame dopo l'intera giornata a cercare di comprare qualche schifezza ed invece essere fermata ogni secondo da mister fisico scolpito. La cena proseguì in silenzio mentre guardavamo la televisione ed alla fine della cena ci trasferiamo sul divano.

«Non hai nemmeno la nutella?» domando ancora e lui scuote la testa, tenendo tra le mani un bicchiere di vino rosso. «Questa casa è terribile.» commento accarezzando Spike che intanto si era sdraiato su di me.

«Veronica non è l'unica ragazza che ho avuto, ovviamente.» mi interrompe Federico e porto lo sguardo su di lui. «Ne ho avuta un'altra dopo. Era una modella anche lei e avevo completamente perso la testa, siamo stati insieme per quasi due anni ed è stato bellissimo, veramente.» mi spiega sorridendo e quasi sono gelosa perché sembrava davvero felice. «Organizzai un viaggio per Parigi con lei, volevo chiederle di sposarmi sulla Torre Eiffel, tutti mi consigliavano di aspettare perché era troppo presto eppure io non ho dato retta a nessuno, pensavo fosse la donna della mia vita. Quando le ho fatto la proposta lei è semplicemente scoppiata a ridere, mi ha detto che lei non provava niente per me, pensava fossi uno dei tanti che le faceva da cagnolino e le correva dietro, ovviamente le stava bene per la pubblicità che si creava. Quando sono venuto da te a Parigi ho rivissuto quelle cose, come dei flashback e dato che sono praticamente corso da te non sono mancati i commenti dei miei amici per mettermi in guarda, quindi sono tornato qui e mi sono rinchiuso nel porto sicuro che è Veronica, una relazione senza sentimenti.»

«Ci sei andato a letto?» domando sconvolta e lui alza lo sguardo su di me, sospirando per poi annuire. «Non ci posso credere.» aggiungo tornando a guardare la televisione che intanto ci faceva da sottofondo.

«Ti sto raccontando una storia che ho raccontato dopo mesi a mia madre e tu-.» sussurra posando il bicchiere di vino sul tavolino davanti a noi.

«Sei andato a letto con un'altra mentre la sera prima sei stato con me, Federico. Non provare nemmeno a rigirare la frittata e dare la colpa a me, fottiti.» urlo svegliando entrambi i cani che decidono di cambiare stanza per dormire. «Dovevi farlo con me, non sono la tipa che ti ha spezzato il cuore.»

«Lo so che dovevo stare con te, mi dispiace. Sono entrato nel panico, non posso farci niente!» ammette allargando le braccia mentre io mi alzo dal divano.

«E quindi ogni volta che entri nel panico ti fai un'altra ragazza? Dobbiamo fare una lista di dove sei stato con tutte le tue ex allora, altrimenti entri nel panico e te ne fai una nuova.» continuo fuoriosa tornando a guardarlo per pochi secondi. «Forse è meglio che non rispondi, sono stupida io ad averti anche ascoltato.»

«Ti sto chiedendo scusa, non vado a letto con chiunque. Dove diamine stai andando?» domanda seguendomi in cucina mentre recupero le mie cose.

«Me ne vado.» rispondo rendendo ovvio quello che stavo facendo, mentre mi infilavo i leggings, poi mi sfilai l'altra felpa che mi aveva prestato dopo la doccia e gliela lancio per infilarmi il mio top.

«Sono le dieci di sera, non vai da nessuna parte.» mi interrompe e lo spingo quando si piazza davanti la porta di casa, ma lui ovviamente non si muove. «Smettila di picchiarmi.»

«Non puoi stare con me, con lei e quell'altra se in testa hai ancora la tua ex, fammi uscire.» dico piazzandogli dei pugni sul petto, che probabilmente gli fanno il solletico eppure volevo credere che solo per pochi secondi lui stesse soffrendo, almeno un po'.

«In testa ho te, come te lo devo dire? Dammi una sola possibilità, ti prego.» mi interrompe bloccando le mie mani, portandomi poi con la schiena contro la porta. «Smettiamola di scappare, sono stanco.»

«Sei tu che combini guai.» urlo lasciandogli uno schiaffo sulla guancia talmente debole che non riesco a fargli girare nemmeno il viso per il dolore. Ci guardiamo per pochi secondi negli occhi e speravo veramente che riuscisse a vedere il mio odio ma durò ben poco perché le sue mani si posarono sulle mie guance e le sue labbra tornarono contro le mie, quasi cercava di scaricare la rabbia in quel gesto.

Nei primi secondi non riesco a ricambiare, anzi cerco di allontanarlo, ma quando lui segue le mie indicazioni e mi lascia stare sono stesso io che mi avvicino portando la mano dietro al suo collo per spingerlo verso di me.

Le mani sue mani scendono velocemente sotto le mie gambe così da prendermi di peso e poggiarmi contro il muro avvicinando i nostri corpi facendomi sentire tutto di lui. Cercai appiglio sulla sua maglia mentre lui mi mordeva il collo e mentre il mio cervello mi ripeteva quando fosse sbagliato, lo lasciai fare.

A blessing in disguise; Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora