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Non siate lettori silenziosi, per piacere.

Andiamo.

Sistemai le cose nella mia borsa e mandai un messaggio a Sofia mentre ero da sola nello spogliatoio

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Sistemai le cose nella mia borsa e mandai un messaggio a Sofia mentre ero da sola nello spogliatoio.

«Tra un po' torno, ho appena finito. Prendi la valigia che ci incontriamo alla stazione.» dico per poi posare il cellulare nella tasca della felpa.

«Già parti?» domanda Federico chiudendo la porta dello spogliatoio dietro le sue spalle e sospiro, che voleva ora?

«Certo, ho un po' di pausa.» rispondo lasciandolo perdere cercando il top nella borsa per cambiarmi ed uscire definitivamente da quell'inferno. Lasciai perdere il fatto che indossavo solo la sua felpa e che sentii lo scatto della chiave cercando di non farmi prendere dal panico. In una stanza da sola con Federico poteva finire solo in due modi: potevo picchiarlo oppure finire di nuovo a baciarci.

«Ti sta bene la mia felpa.» aggiunge e sento i suoi passi avvicinarsi così cerco più velocemente i miei vestiti nella borsa, dove diamine li avevo infilati?

«Grazie.» lo ringrazio e trovo finalmente i vestiti. «Devo vestirmi, esci.» lo informo indicando la porta e mi giro finalmente verso di lui.

«Puoi farlo anche qui, nulla che non abbia già visto.» ammette sedendosi sulla panchina proprio difronte a me e sbuffo.

«La smetti? Voglio che esci e basta, la tua ragazza sicuramente non vuole che guardi altre ragazze.» insisto avvicinandomi alla porta.

«Non sono fidanzato, questo anello l'ho rimesso ora solo perché l'ho ritrovato.» commenta sbuffando, portando le mani ai lati dei suoi fianchi.

«La tua tipa ti chiama amore nelle storie di Instagram, di certo non è una tua amica.» ribatto incrociando le braccia al petto ed il suo sguardo subito scende sulle mie gambe.

«La mia tipa- dice imitando le virgolette- può chiamarmi come vuole ma io non ho voglia di stare con lei.» mi riprende e lo guardo sconvolta.

«Non siamo cose da prendere e buttare, non siamo dei giocattoli Federico! E comunque mi sono scocciata di passare del tempo con te, mi annoi.» lo blocco e lui sorride. «Ma cosa ridi?»

«Si vede che ti piaccio, non sono idiota.» commenta ridendo, alzandosi dalla panchina venendo verso di me, ma mi allontano velocemente ponendomi dall'altro lato della stanza.

«Io credo tu sia proprio idiota. Ovvio che mi piaci, mi fai credere che sia la stessa cosa per te.» ammetto facendolo sorridere e solo in quei momenti riconoscevo il ragazzo che avevo davanti.

«Dai, vieni qui.» sussurra allungandomi la mano e lo guardo confusa non portando la mano sulla sua, così lui si avvicina tirandomi dalla felpa. «Vieni a cena con me.»

«Ma nemmeno se mi paghi.» commento poggiando le mani sulla sua maglia, cercando di allontanarlo. «Così poi domani trovo altre foto con la tua ex?» domando facendogli alzare gli occhi al cielo e cerca di rispondere ma il suo cellulare vibra nei suoi pantaloncini.

«Parli del diavolo.» sussurra e risponde al cellulare e cerco di allontanarmi, ma con una mano riesce comunque a tenermi vicino a lui. «Si Veronica, sono impegnato sta sera.»

«Di sicuro non con me.» sussurro e lui sorride, come se sapesse già che avrei ceduto se avesse insistito. Mentre lui ascoltava questa ragazza parlare io mi domandavo se non esistesse nessuno sulla faccia della terra che potesse salvarmi da questa situazione. «Posso sedermi?» domando ironicamente e lui annuisce sedendosi sulla panchina tirandomi poi affianco a lui. «Posso sapere che hai in mente?» domando appena chiude la chiamata, lasciando il cellulare accanto a lui.

«Perché non vieni a cena da me?» domanda curioso ed alzo gli occhi al cielo cercando di alzarmi. «E ti racconto un po' di me.» sussurra lasciandomi un bacio sulla guancia. «Dai. Ho bisogno di spiegarti cos'è successo, perché voglio che mi dai dello stronzo in modo più sensato.» insiste unendo le mani davanti al mio viso come se mi stesse pregando di ascoltarlo.

«Non fare così, però.» sospiro chiudendo gli occhi, lasciandomi però abbindolare dai suoi occhi, consapevole fosse completamente sbagliato. «Sei uno stronzo.» aggiungo quando le sue mani fredde raggiungono la mia. «Non possiamo, mi hai detto di tutto.» ripeto, cercando di allontanarmi.

«Vieni da me.» ripete con un tono ancora più dolce, mettendo il muso. A volte mi chiedevo se fossi masochista, scegliermi degli stronzi era il mio hobby preferito. «Andiamo.» dice interrompendo i miei pensieri e si alza sorridente.

«Fammi vestire, almeno.» dico ma lui recupera la mia borsa ed apre velocemente la porta. Incrocio le nostre mani sorridendo quando noto che indossa sempre lo stesso profumo, il mio preferito. «La grazia di un mammut.» commento mentre scendiamo le scale per arrivare alla sua macchina e quasi mi fa cadere per la corsa che lui fa.

A blessing in disguise; Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora