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Pubblico questo capitolo subito dopo la partita perché ho due cose da dire e spero voi leggiate.
Su Twitter, come ad ogni partita, ho commentato iniziando dicendo che noi (il Napoli) si meritava di perdere perché non mi piaceva come stavamo giocando, mi sono arrabbiata per il rigore di Insigne, poi dopo ho notato che un paio di tifose mi hanno scritto dicendomi che avevo ragione e dopo altri commenti si è sfociato nella violenza.
Più di venti ragazze mi hanno contattato nei messaggi privati per dirmi di morire, bruciare, cadere con l'aereo ed altro. Vorrei solo dire che, comunque vada, la mia squadra potrebbe stare anche in serie c, oppure giocare nel campetto del mio parco perché fallisce la società e CONTINUEREI a tifare Napoli. A proposito di questo, mi è stato dato della frustrata perché sono napoletana, usando il termine come un dispregiativo. Siamo nel 2019 ed esiste ancora gente che utilizza questo termine 'napoletana' per cercare di offendermi e soprattutto pensa che se non si tifa la loro stessa squadra sia da stupidi oppure che la 'vita mi abbia punito'.
Scrivo questo con tanta rabbia, non per la sconfitta perché se il mio intero mondo girasse intorno al calcio stare messa davvero male, ma per il conto delle persone che ho dovuto bloccare per non ricevere messaggi di morte su Twitter.
Si può tifare una squadra senza offendere le altre, ognuno decide chi seguire e non significa che il resto debba morire oppure bruciare vivo. Spero che il messaggio sia arrivato, continuerò per la mia strada e spero vivamente che non ci siano più commenti cattivi, quando scrivete date peso alle parole e non vi sentite intoccabili solo perché siete dietro ad una tastiera, le denunce possono arrivare e pensare molto.
Se continuate ad odiare ci sarà sempre altro odio, cercate di spiegare le cose con la calma e non aggredire e sparare random sulla gente. Immedesimatevi negli altri, pensate a quello che scrivete perché potrebbe essere scritto a voi, a vostra sorella, a vostra figlia, alla vostra migliore amica.
Comunque vada, vi voglio bene e spero arrivi il messaggio.

Non siate lettori silenziosi, per piacere.

Due settimane dopo

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Due settimane dopo.

Portai il cellulare davanti al mio viso e lo usai come specchio per aggiustarmi ancora una volta i capelli, facendo sbuffare rumorosamente mia madre che si allontanò.

«Noi allora saremo in tribuna.» mi informò Sofia di nuovo, quando guardai il campo. «Non farti prendere dal panico.» sussurrò quando mia madre si allontanò ed io scossi la testa.

«Potrei anche non vederlo, che ne sai.» dissi e fu Sofia a scuotere la testa come se fosse rassegnata, poi prese posto ed io la salutai velocemente, scendendo negli spogliatoi. Salutai le poche persone che conoscevo e sorrisi mentre prendevo il telefono per fare delle foto. Mentre iniziavo a fare le storie per informare i miei fan che ero allo stadio per vedere la partita, iniziarono ad entrare i giocatori della Juve, cosa che mi fece andare nel panico.

«Hei, come stai?» chiese Federico, fermandosi proprio davanti a me. Indossava anche lui, sfortunatamente, il vestito elegante della squadra ed aveva le cuffie, che si prestò a togliere per sentire la mia risposta.

A blessing in disguise; Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora