Non siate lettori silenziosi, per piacere.
Ragazzi posto questo capitolo anche per spiegarvi la situazione: sono stata due giorni in ospedale per problemi con la pressione e il cellulare è l'ultima cosa a cui ho pensato in questo periodo. Vi prego di scusarmi, davvero ma prenderò una pausa da TUTTE le storie che sto scrivendo.
Vi voglio bene e mi fanno molto piacere i vostri commenti. Tornerò il prima possibile perché scrivere mi fa bene.Mi piace fare pace con te.
Controllo gli orari dei treni dal cellulare mentre faccio colazione da sola, con dei semplici biscotti integrali che aveva in casa. Federico era uscito a correre molto prima che mi svegliassi e dopo un'ora e mezza era ancora non era tornato. Non capivo perché si comportasse così, prima mi faceva capire che voleva solo me poi mi faceva svegliare da sola dopo la notte trascorsa.
«Buongiorno!» urla entrando in casa, spostando subito le cuffie dalle sue orecchie per salutare i cani che intanto dormivano sul divano. Aspetto che si giri verso di me ma sembra quasi essersi dimenticato che io sia lì con lui, così mi alzo per tornare in camera e prendere le mie cose. «Ti ho portato il cornetto.» mi ferma e mi giro verso di lui che intanto sorride. «Successo qualcosa?» domanda curioso continuando ad accarezzare Spike e Wendy.
«È un ora e mezza che sei fuori.» commento prendendo il cornetto dalle sue mani, così da sedermi e mangiare qualcosa di decente, i suoi pettorali non si generavano dal nulla ma quella casa sarebbe stata un incubo per chiunque.
«In realtà sono due ore, corro ogni giorno.» mi corregge avvicinandosi alla cucina per prendere una bottiglia d'acqua e finirla in pochi secondi. «Faccio una doccia e torno.» aggiunge correndo verso il bagno e sospiro, non mi aveva nemmeno salutata.
«Pronto?» rispondo di scatto al mio cellulare che vibra nella mia tasca, senza guardare nemmeno lo schermo.
«Mi avevi detto che venivi sta mattina.» afferma arrabbiata ed annuisco. «Dove diamine sei? Tua madre sta per mettersi ad urlare ed ha trasferito il tuo cane a casa mia! Il tuo cane!» continua ad urlare e sbuffo.
«Ho detto che torno oggi e torno, devo trovare un treno.» aggiungo guardando un piccolo pezzo di cornetto davanti ai miei occhi, quasi mi sentivo di vomitare.
«Ti proteggo e ti copro perché ti voglio bene, ma non accetto che tu sia lì ed abbia anche la voce da funerale.» commenta e quasi la immagino camminare avanti ed indietro per la casa, come faceva sempre. Anche se mi riprendeva sempre per ogni scelta che facevo era l'unica ad appoggiarmi in tutto e soprattutto a coprirmi con i miei genitori.
«Torno oggi, trattami bene Darcy.» dico sorridendo e sento il mio cane abbaiare, poi Sofia mi saluta e chiudo la chiamata.
«Già vai via?» domanda Federico tornando con i capelli bagnati ed una tuta grigia, mentre si avvicina a me. «Dovremmo far conoscere i nostri cani, potresti portarlo qui.» continua portando le mani sulle mie guance prima di lasciarmi un bacio a stampo che dura molto poco dato che mi tiro indietro. «È successo qualcosa.»
«Mi hai lasciato da sola sta mattina e non mi hai salutata quando sei entrato.» sbotto quando si avvicina a prendere una mela come se non fosse successo niente.
«Io corro tutte le mattine, due ore. Non ti ho salutato perché ero sudato, ti ho salutato adesso.» mi spiega mentre taglia la mela e sospiro, lasciando perdere il discorso. «Dove vai, ora? Dai, vieni qui.» urla appena raggiungo i suoi cani sul divano, almeno loro mi pensavano e mi facevano compagnia.
«Oggi alle tre parto.» lo informo e lui annuisce, poi sbuffa e si avvicina di nuovo a me abbassandosi alla mia altezza. «Mi aspettavo un risveglio diverso, ecco tutto.»
«Mi dispiace, per me è normale alzarmi ed andare a correre, però ti ho pensato e ti ho portato il cornetto.» ripete lasciandomi un bacio sul naso prima di continuare. «Non ti ho salutata subito perché puzzavo di sudore, scusami.»
«Forse sono io che sbaglio, scusa.» affermo sospirando sporgendomi per baciarlo e lui ricambia con piacere, mordendomi il labbro mentre si allontana.
«Mi piace fare pace con te.» commenta ridendo, lasciandomi dei piccoli baci a stampo. «Però odio litigare.» aggiunge alzandosi ed io porto la mano sul divano affianco a me così che si sedesse.
«Che facciamo?» domando portando la testa sulla sua spalla appena si siede vicino a me. Il suo braccio, come il solito, sta sulle mie spalle e prende subito il cellulare dalla tasca.
«Tra un paio di giorni devo presentare le mie nuove scarpe con nike, ti piacciono queste?» domanda mostrandomi la foto sul suo cellulare ed annuisco, strofinando il naso contro il suo collo.
«Non ne capisco niente ma se le indossi tu sono sicuramente belle.» commento chiudendo gli occhi. Era così confortante stare tra le sue braccia, mi sentivo protetta.
«Nello spogliatoio l'altro giorno mi hai detto che ho una voce sottile, in che senso?» domanda dopo pochi minuti di silenzio, facendomi ridere.
«Hai un po' la voce sottile, non lo so. Però sei bello comunque.» rispondo baciandogli la guancia, facendolo sorridere. «Quando ci rivediamo?»
«In questi giorni ho gli allenamenti per l'atletico e lunedì prossimo ho l'evento con nike, tu che impegni hai?» domanda curioso, cercando di organizzare le giornate.
«Ho da fare delle foto con Puma per sponsorizzare delle nuove scarpe e poi nient'altro, credo.» rispondo alzandomi dal divano per recuperare il mio cellulare, poi torno da lui.
«Una coppia che sponsorizza due marche sportive diverse, che meraviglia.» commenta mentre controllo il mio calendario sul cellulare.
«Posso venire domenica.» dico notando che avevo la settimana libera. «Ma tu hai la partita, martedì.» aggiungo sbuffando e lui annuisce.
«Dai, non pensiamoci, passiamo un po' di tempo insieme ora.» dice prendendo il mio cellulare e lo lancia dall'altro lato del divano, incrociando le braccia dietro la mia schiena.
STAI LEGGENDO
A blessing in disguise; Federico Bernardeschi
FanfictionNon tutto il male vien per nuocere. A volte, certi episodi negativi possono aprire la strada ad una lunga sequenza di eventi positivi.