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Non siate lettori silenziosi, per piacere.
Raga vi do un brutta notizia ho scritto una storia su Irama che pubblicherò tra pochissimo e niente.
Pensate che tutte le storie vengono pensate da mezza notte alle tre del mattino per questo sono abbastanza disagiate, chiedo umilmente perdono.

Che ci fai qui?

Appena scendo dal palco corro verso Sofia e l'abbraccio con le lacrime agli occhi

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Appena scendo dal palco corro verso Sofia e l'abbraccio con le lacrime agli occhi. Era tutto finito, non ero caduta, ero riuscita a realizzare il mio sogno.

«Devi coprirti, ho una sorpresa per te.» ammette e mi infilo subito la felpa che ha tra le mani per poi seguirla. «Sono sicura che gradirà il completo.» commenta lasciandomi da sola nel corridoio. Mentre mi guardo in torno confusa sento le voci in lontananza delle altre che festeggiano e mi domando perché Sofia mi abbia trascinata via.

«Congratulazioni.» commenta una voce alle mie spalle facendomi spaventare, poi mi giro di scatto e trovo l'unica persona che non mi sarei mai aspettata in questo momento: Federico. «Nemmeno un abbraccio?» domanda ironico e subito incrocio le braccia dietro il suo collo.

«Che diamine ci fai qui? Non avevi una partita?» domando curiosa appena mi allontano di poco. Aveva fatto crescere la barba e dovevo ammettere che gli stava davvero bene, gli donava alla perfezione.

«Appena è finita ho preso un aereo e sono corso qui, non potevo perdermi così tante belle ragazze in intimo.» risponde ridendo, facendomi alzare gli occhi al cielo. «Non mi presenti nessuna?»

«Si certo, così corrono i fidanzati a spezzarti le gambe. Mi piacerebbe ma sono troppo buona.» dico mentre mi sfilo i tacchi e raggiungo i camerini, ovviamente ancora vuoti. «In che hotel stai?»

«Nella tua camera.» risponde poggiandosi contro lo stipite della porta e mi giro confusa. «Ho organizzato tutto con Sofia, mentre tu facevi l'angelo.»

«Insistete tutti, non ero un angelo non avevo le ali.» ammetto mentre mi infilo i jeans e mi lego le mie amate scarpe basse. Raggruppo velocemente le mie cose e cerco di uscire da questo labirinto delle quinte.

«Non vuoi festeggiare?» domanda indicando la stanza in cui stanno stappando lo champagne e quasi mi sale il vomito. «Ti senti bene?» domanda ancora, avvicinandosi.

«Voglio solo tornare in hotel, sono stanca, direi distrutta. Voglio buttarmi sul letto e dormire.» ammetto e lui annuisce. Appena usciamo dalla struttura mi coprii il volto e maledii ogni paparazzo che incontrai, fortunatamente Federico trovò subito un taxi per andare via.

«Sembra quasi tu voglia fuggire da questo posto.» commenta tenendo il braccio sulle mie spalle ed il mento contro la mia fronte, mentre mi stringevo tra le sue braccia.

«La sfilata è stata meravigliosa ma l'ansia e l'aera viziata che si respira dentro quei posti è terribile. Su più di trenta modelle solo in quattro mi hanno rivolto la parola, perché ero nuova.» rispondo mentre lascio che la sua mano tra i miei capelli mi faccia rilassare, finalmente. Appena arriviamo in hotel entriamo a grandi passi e riesco a respirare normalmente solo quando metto piede nella camera.

«Penso tu abbia la febbre.» commenta Federico appena mi stendo sul letto con la faccia nascosta nel cuscino. Sospiro, sospettando la stessa cosa e gli indico la mia valigia.

«C'è il termometro, per piacere prendilo.» dico e lo sento muoversi, così mi giro verso di lui ed ho il tempo di ammirarlo mentre cerca ciò che gli avevo chiesto. Il jeans nero gli fasciava perfettamente le gambe muscolose e la camicia marrone chiaro gli risaltava la leggera abbronzatura che riusciva a mantenere grazie agli allenamenti al sole, ma la cosa che indossava meglio quel giorno era la barba, non pensavo che potesse diventare più bello grazie a quello, eppure dovevo assolutamente ricredermi.

«Eccolo.» mi riprende e sorrido, infilando il termometro sotto la maglia. «Aspettiamo questi cinque minuti.» dice guardando l'orologio al polso, poi decide di prendere dei pantaloni di tuta dalla sua valigia e iniziò a sbottonarsi la camicia.

«Ti spogli qui?» domando di scatto quasi allarmata, voleva farlo proprio davanti a me? Lui si gira ridendo ed alza le spalle. «C'è un bagno.» continuo indicando la porta alle sue spalle.

«Di solito mi viene chiesto il contrario, ma se vuoi vado in bagno.» ammette prendendo la tuta per raggiungere il bagno. In pochi minuti esce con il pantalone grigio e la maglia bianca e si siede accanto a me, chiedendo il termometro. «Trentotto e mezzo.» legge e sospiro.

«Vado a struccarmi, che palle.» commento alzandomi lentamente dal letto. L'adrenalina stava abbandonando il mio corpo e iniziavo a sentire i dolori alle gambe ed il giramento di testa. Riuscii a lavarmi il viso e struccarmi, sentendo quasi come se avessi eliminato il primo strato di pelle.

«Tutto bene?» domanda Federico raggiungendomi, poggiandosi accanto a me. «Vuoi una mano?» domanda ridendo, appena chiudo gli occhi.

«Devo mettermi la crema sul viso, ma vorrei dormire.» rispondo ed in pochi secondi mi trovo seduta sul lavandino, facendomi aprire gli occhi di scatto. «Che fai?» domando appena prende la crema tra le sue mani.

«Te la metto io.» risponde portando la crema sul mio viso. Rido lasciandolo fare quasi sorpresa del suo gesto. «Hai la guance morbide.»

«Sei un cretino.» aggiungo ridendo e lui porta gli occhi nei miei e in un secondo mi rendo conto della situazione imbarazzante in cui mi trovo: io ho le gambe attorno al suo bacino e le sue mani sono sulle mie guance mentre il suo viso è a pochi centimetri dal mio. «Forse dovremmo-»

«E stai un po' zitta.» mi interrompe portando le labbra sulle mie. Nei primi istanti resto immobile, senza sapere cosa dovevo fare poi mi lascio andare, chiudo gli occhi e porto le mie mani dietro il suo collo. Dopo poco si allontana sospirando e già immagino il discorso di scuse che stava creando nella sua mente, che aveva sbagliato e che non voleva, ma al contrario torna a baciarmi mordendomi poi il labbro.

«Ho la febbre.» commento involontariamente e lo sento ridere, mentre mi lascia un bacio sulla guancia. «Potrei passarti la febbre, tu devi allenarti e-»

«La febbre è l'ultima mia preoccupazione, in questo momento.» mi interrompe di nuovo, portando ancora le sue labbra sulle mie.

A blessing in disguise; Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora