Capitolo 34. La decisione finale.

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Mi sento in trance, come se mi fossi estraniata dal mio corpo. Il dolore è troppo da sopportare per me.

Il numero della targa appesa sulla porta mi fa capire che mi sono imbattuta nella mia camera. Sono stanca sia fisicamente che mentalmente quindi decido di entrare.

Le luci sono spente e quasi cado per terra quando inciampo nella valigia di qualcuno. Raggiungo il letto e accendo la luce sul comodino.

Luke è appoggiato alla testiera del letto. La sua testa é nascosta fra le ginocchia e tiene le gambe strette al petto.

"Luke." sussurro con un filo di voce. Non accenna un movimento e sono sicura stia dormendo.

Con delicatezza lo faccio stendere e mi aiuta nel farlo senza aprire mai gli occhi. Gli tolgo le scarpe e, dopo aver tentato innumerevoli volte a sfilargli i pantaloni, mi arrendo e mi stendo vicino a lui.

Mi appoggio al suo petto e vi traccio delle linee immaginarie con le dita. Non riesco a pensare che tra qualche giorno non potró piú dormire insieme a lui, abbracciarlo, baciarlo, o anche semplicemente toccarlo. Forse questa è l'ultima notte che potró passare in sua compagnia e non voglio sprecare il mio tempo dormendo. Ho intenzione di memorizzare ogni singolo particolare che lo caratterizza, anche se li conosco giá tutti a memoria.

Non smetto di accarezzarlo mentre fisso il mio sguardo sul suo viso. É bellissimo. Molti si chiederanno perché ancora dopo mesi mi ritrovo a contemplarlo, ma è così. La sua bellezza non smette mai di stupirmi. Il modo in cui le sue sopracciglia sono rilassate nel sonno. Il modo in cui le sue labbra imbronciate appaiano piú piene e rosee. Il modo in le sue ciglia sono aperte a ventaglio sulle sue guance. Il modo in cui il suo naso è piccolo e dolce.

Mi ritrovo a tracciare la linea della sua mascella su cui vi è un accenno di barba che mi solletica i polpastrelli.

Poggio la fronte sulla sua spalla e avvolgo un braccio intorno a lui. Non dormiró, ma mi godró questo abbraccio per tutta la notte, o quel che ne rimane. Quello che mi riserverá il giorno è un mistero per me. L'unica certezza siamo io e lui, forse.

Stringo a pugno la sua maglia come se avessi paura che potesse scappare via da me. Lascio un tenero bacio sulla base del suo collo e mi rannicchio contro di lui.

Non mi rendo conto del tempo che passa. Qualsiasi periodo passato insieme a lui per me sarebbe comunque poco.

Il sole è sorto da un pezzo e il vuoto nel mio petto continua a crescere inesorabile. I ragazzi si sono giá svegliati e sono usciti probabilmente con gli altri. Hanno saggiamente pensato di lasciarci dormire, così da farci passare piú tempo insieme, ma questa consapevolezza mi rende solo piú triste.

Dopo qualche minuto lo sento muoversi, ma decido di tenere gli occhi chiusi. Non voglio che sappia che non ho dormito, anche se i segni di questa notte bianca saranno evidenti sul mio viso.

La sua schiena adesso poggia contro il letto mentre il mio braccio è scivolato sul suo stomaco. Sospira pesantemente e scende dal letto per poi chiudersi in bagno.

Fisso il soffito per quelle che mi sembrano delle ore prime che lui finalmente riemerga.

"Sei giá sveglia?" mi chiede con un tono di voce indecifrabile.

"A quanto pare." dico senza girarmi a guardalo.

"Cosa succede?" mi chiede preoccupato. Rido debolmente per la sua stupida domanda.

"E adesso cosa c'é da ridere?" dice accigliandosi.

"Tu." dico girandomi verso di lui. Le sue sopracciglia aggrottate mi fanno capire che gli serve qualche spiegazione in piú.

I have a dream, him. |Luke Hemmings|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora