Epilogo.

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*6 anni dopo*

Finisco di mettere i piatti nella lavastoviglie e mi preparo per andare a lavoro. Devo essere in ospedale tra 15 minuti e invece sono ancora qui a casa. Prendo il camice e lo ripongo con cura dentro la valigetta. So bene di essere solo una stagista, ma amo il mio lavoro. Inciampo su una bambola ed alzo gli occhi al cielo. 

"Rose, quante volte ti ho detto di non lasciare i tuoi giocattoli in giro." urlo raccogliendola da terra.

"Scusa mamma." dice Rose correndo verso di me e prendendo in mano la sua preziosa bambola. Le dò un bacio sulla fronte, mettendole una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio.

"Stai già andando a lavoro?" dice guardandomi con i suoi bellissimi occhi azzurri, mentre accarezza la sua bambola.

"Si Rose, ti prego fai la brava mentre sono via e non mettere in disordine." dico dirigendomi in salotto. Andrea è seduto sul divano a guardare la televisione ed alzo gli occhi al cielo. 

"Io sto andando al lavoro, stai attento alla bambina." dico lasciandogli un veloce bacio sulla guancia e mettendomi il cappotto. E' quasi natale e fuori fà piuttosto freddo.

"Okay piccola." dice facendomi un saluto agitando la mano. Prima che possa uscire dalla porta mi chiama di nuovo.

"Guarda, abbiamo gli stessi occhi." dice allargando i suoi occhi azzurri e Rose vicino a lui lo imita. Alzo gli occhi al cielo perchè mi sta solo facendo perdere tempo.

"Due gocce d'acqua, ora vado." dico chiudendomi la porta alle spalle. Entro in macchina e mi dirigo al lavoro. Ho preso una laurea in medicina e adesso mi sto specializzando in pediatria. Faccio tirocinio nell'ospedale di Milano e vivo in periferia. Ho abbandonato il canto, adesso mi limito a cantare la ninna nanna alla mia bambina e sono le uniche attenzioni di cui ho bisogno.

Le ore passano velocemente e sono già in macchina per ritornare a casa. Le mie giornate sono un po' monotone, ma penso che tutti abbiamo una vita monotona. Giusto? Parcheggio e noto che c'è una macchina in più, e non so di chi possa essere. Esco subito dalla macchina e, dopo vari tentativi, riesco ad aprire la porta. Andrea si è appena seduto sul divano insieme ad un ragazzo biondo. Alzano entrambi lo sguardo quando sentono la porta sbattere. Mi blocco e sento mancarmi il respiro quando vedo quei bellissimi occhi, che hanno tormentato i miei sogni ogni notte in questi ultimi 6 anni, guardarmi. Sbatto le palpebre sconvolta e lui si alza in piedi. E' terribilmente triste in volto e non capisco il motivo, se gli sono mancata tanto perchè si è presentato adesso dopo 6 lunghi anni?! 

"Luke." sussurro sentendomi mancare. Mi copro la bocca con la mano cercando disperatamente di non piangere. Viene velocemente verso di me e mi abbraccia. Io rimango immobile, incapace di muovermi o di fare qualsiasi altra cosa. Oh, il suo profumo. Non è cambiato dall'ultima volta.

"Oh Niky, mi sei mancata così tanto." sussurra seppellendo il volto nei miei capelli. Scuoto la testa e lo allontano.

"Saresti venuto qui prima se ti fossi mancata davvero." dico con un filo di voce continuando a guardare il pavimento.

"Io sono in cucina insieme alla bambina." dice Andrea uscendo dal salotto con Rose tra le sue braccia, lasciandoci così soli. 

"Ti sei fatta una famiglia." dice dopo averli seguiti con gli occhi. Mi mordo il labbro, non sapendo cosa rispondere. 

"Sei felice?" dice stringendo le labbra in una linea dura, osservandomi con i suoi penetranti occhi azzurri.

"Come mi hai trovata? Perchè sei qui?" dico aggrottando le sopracciglia, cercando di evitare le sue domande. Non voglio dirgli nulla, sono così confusa in questo momento. Ho imparato a gestire le mie emozioni con il tempo, ma adesso arriva lui e rovina tutto.

I have a dream, him. |Luke Hemmings|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora