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"Seguimi. Abbiamo delle cose da fare in archivio. " era bastata questa semplice frase per far gelare il sangue nelle vene di Jungkook. Il modo in cui Kim aveva proferito parola, il tno glaciale che aveva usato, era bastato per mandare in tilt il cervello della recluta, che subito aveva cominciato a fantasticare sugli scenari più improbabili ed eccitanti del mondo.
Dapprima loro due, chini entrambi sul pavimento a darsi piacere a vicenda, con le mani, poi con la bocca, nascondendosi fra gli scaffali dell'archivio; poi, ancora, Kim ricurvo con il culo all'aria su di una scrivania, mentre Jungkook se lo scopava senza alcuna pietà, i loro gemiti inudibili, poiché un archivio era come una biblioteca. Ancora Jungkook che veniva sbattuto dal generale su uno scaffale, con tanta violenza da far cadere persino qualche libro e qualche raccolta di documenti, e il potente alpha che lo sottometteva a lui come faceva coi suoi sottoposti.

Jungkook doveva ammetterlo, anche se era un alpha, si sentiva dannatamente impotente di fronte a lui, in alcuni momenti, in altri invece Kim sembrava essere una preda dolce tanto quanto un agnellino agli occhi di un lupo a digiuno da giorni. La sua bipolarità lo mandava talmente in confusione che non sapeva se avrebbe goduto di più nel scoparselo o nel farsi scopare da lui.
Il corvino scosse però la testa, durante il loro viaggio nella volante della polizia, perché sapeva in cuor suo che non sarebbe mai accaduto: Kim era un alpha, proprio come lui, e gli alpha raramente avevano dei rapporti fra di loro. Sogni infranti, quindi, i suoi.

Quando l'auto blu si fermó bruscamente davanti alla caserma, Jungkook capí che avrebbe dovuto darsi da fare per restare al passo di Kim: così, velocemente scese dalla portiera e si affrettó a seguire il suo capo, che proseguiva a passo spedito e a grandi falcate verso l'archivio, con una tale eleganza e altezzosità, quasi come se fosse lui il padrone di tutto quel posto e potesse decidere ogni sentenza —o forse era davvero così.

Il generale dall'uniforme bianca tirò fuori dalla tasca una chiave elettronica, che venne poi appoggiata con delicatezza su uno scanner; seguirono due bip e la porta blindata venne aperta, rivelando due corridoi enormi e all'apparenza infiniti, con scaffali a più livelli, ricolmi di libri, tomi di varie dimensioni, cartelle piene di documenti... Lì c'erano anni di omicidi, di casi archiviati o risolti, di storie di persone sconosciute, tutte diverse fra loro. Jungkook ne rimase talmente affascinato, che non avvertí nemmeno Kim richiudersi la porta alle spalle, usando sempre la stessa chiave di sicurezza.

Erano davvero soli, in quell'enorme ammontare di scartoffie e proprio nel mezzo c'era una larga scrivania in legno, con sopra un computer fisso e altri aggeggi che Jungkook non aveva mai visto, ma che immaginó dovessero servire a rilevare segnali di vario genere.
«Seguimi.» ancora quell'ordine, ancora lo stesso fottuto ed eccitante tono di voce. La recluta annuí, lasciando che Taehyung lo guidasse in mezzo a quel vero e proprio labirinto, ma che il generale ormai conosceva a memoria. Molto spesso gli capitava di passare intere nottate a lavorare su un caso, perché Taehyung era maledettamente stakanovista ed era persino capace di saltare i pasti se concentrato abbastanza su una cosa.

«Tutto ciò che riguarda il caso KSJ è nel quinto scaffale, posizione 4 e cartella 18. Guidami tu, pivello, vediamo se sei così intelligente come mi dicevano quei bastardi dell'accademia.» sorrise poi beffardo il maggiore fra i due, guardando l'altro dritto negli occhi. Jungkook prese quelle parole come una sfida, competitivo com'era: tempo prima, durante il suo addestramento, era sempre stato il migliore, e in quel momento decise che si sarebbe fatto valere, agli occhi di Kim, nella speranza di entrare nelle sue grazie — o almeno di risultargli un po' più simpatico.
Così, tirò un forte respiro e si guardò intorno lentamente, ispezionando i numeri sopra ogni scaffale e notando che quelli davanti a lui andavano dal numero 20 al 30, da destra e dal numero 40 a 50 da sinistra: dedusse quindi che il numero cinque dovesse essere nella parte destra, esattamente alle spalle del corridoio centrale. Si diresse subito verso un piccolo corridoio, esattamente alle spalle rispetto all'entrata; numeri da 0 al 19: bingo.

Jungkook sorrise leggermente, auto lodandosi per quella intuizione; si mise poi alla ricerca del fascicolo KSJ, notando solo dopo aver individuato il settore quattro, di dover usare la scala che era appoggiata alla alta struttura grigiastra. La recluta la portó vicino al punto che gli interessava e cominció a salirvi, sotto lo sguardo curioso di Kim, che adesso lo guardava dal basso. Quando il corvino fu abbastanza distante dal suolo, avendo salito circa la metà di quella scala altissima, riuscí a scovare il suo tesoro, prendendo in mano finalmente il fascicolo classificato sotto il nome in codice KSJ. Guardó in basso, notando il generale a braccia conserte e con una espressione a dir poco esilarante: la bocca corrucciata, una guancia scavata —probabilmente se la stava mordendo— e il peso del corpo spostato su una sola gamba. Il corvino sorrise sghembo, come a dire "Si, esatto, ce l'ho fatta.", a beffarsi di Kim. Cominciò quindi a scendere dalla scala, prima un piede e poi un altro, facendo attenzione a non mancare nemmeno uno scalino; Jungkook era quasi arrivato alla fine, quando, per caso o per distrazione, posizionó male un piede, perdendo l'equilibrio e cadendo rovinosamente.

Fin qui tutto okay, se solo non fosse caduto proprio sopra Kim.

Il corvino era letteralmente steso sopra il corpo massiccio del generale, col volto poco distante dal suo collo e le gambe che si intrecciavano a quelle del maggiore. Jungkook non realizzó cosa stesse succedendo fino a quando non avvertí il respiro accelerato del generale e di nuovo quel maledetto odore. Il cadetto non riusciva a spiegarsi il perché di quella fragranza così dannatamente dolce, talmente forte da farlo star male, da fargli perdere la testa; preso dall'euforia del momento, i suoi istinti animali presero il sopravvento, e lui non poté controllarsi.
Piano, si avvicinò al suo collo, proprio sulla giugulare, e leccó avidamente la pelle del generale, sentendo una scarica elettrica attraversargli la schiena. Sotto di lui, Kim si irrigidí, le gambe gli diventarono gelatina quando avvertí la lingua calda del suo sottoposto andargli a lambire la pelle del collo, e sentí di dover fottutamente scappare da lì, o la sua copertura sarebbe saltata.

Così, preso da un improvviso attacco d'ira, sferró un pugno in pieno naso a Jungkook, che cadde all'indietro, lasciando il corpo di Kim libero, permettendogli di correre via, accaldato e shockato com'era.


Evviva questa storia è tornata! Finalmente ho concluso Confessor e Daddy's babyboy quindi posso dedicarmi nuovamente a questa e a vendetta! Fatemi sapere che ne pensate!

Killer Scent | Kooktae [BTS Fanfic] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora