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Un fastidioso spiffero di aria si andó ad infrangere proprio sulla pelle color miele del generale Kim, fino a qualche momento prima beato nel mondo dei sogni. Ancora con gli occhi chiusi e la bocca storta in una espressione infastidita, Taehyung mugoló in disapprovo, trovandosi costretto ad alzarsi dal letto e a fiondarsi nel bagno.
Con una mano, alla cieca, aprí il rubinetto dell'acqua e la fece scorrere per qualche secondo, prima di formare una coppa con le mani a raccogliere un po' di acqua e gettarsela in faccia, che fredda com'era lo avrebbe sicuramente svegliato.
Preso un asciugamano, si diede una sistemata al viso e ai capelli, prima di incontrare i suoi occhi stanchi allo specchio: era poco ma sicuro, il generale Kim aveva una cera davvero pessima.

Occhiaie violacee che rendevano i suoi occhi più spaventosi del solito, labbra screpolate e con qualche traccia di sangue marcio agli angoli e i capelli arruffati ed annodati.
"Ma che cazzo..." sibiló a quella vista, non abituato a vedersi così neanche nei suoi giorni peggiori, quelli dopo una sbronza colossale.
Aveva la bocca impastata, per il sonno e neanche la minima idea di che ore fossero: probabilmente, vista la sua posizione, nessuno avrebbe potuto sgridarlo o dargli addosso per un ritardo, eppure si sentiva male con sé stesso a non adempiere ai suoi compiti.

Lanció una occhiata veloce all'orologio appeso sopra il suo letto, che segnava le 8.23 del mattino e ancora una volta si complimentó con sé stesso per il suo ritmo biologico ormai acquisito con maestria; gli rimanevano giusto dieci minuti per lavarsi e indossare l'uniforme.

Con la voglia di immergersi in un bagno caldo allora, si piegó in avanti per aprire il rubinetto della vasca, ma una strana sensazione lo fece immobilizzare sul posto.
Era come se qualcosa gli fosse scivolato addosso, più precisamente lungo le gambe, e stesse colmando come cera da una candela accesa.
Kim spalancó gli occhi, tastando coi suoi stessi polpastrelli quello che gli stava bagnando le cosce e desideró sprofondare tre metri sotto il terreno.

Quando le sue pupille scure si scontrarono con il liquido bianco che sporcava le due dita, Taehyung capí di essere morto in quel preciso istante.

Tutti i ricordi della sera precedente tornarono a galla, le mani di Jeon che lo toccavano e lo strattonavano poteva sentirle ancora addosso, i suoi gemiti gli rimbombavano nelle orecchie. Ma la cosa peggiore era sicuramente il fatto che una traccia del loro rapporto fosse ancora così vivida, e avesse prodotto dei frutti non desiderati.

Le gambe gli cedettero, il moro si accasció sul bordo della vasca che andava pian piano riempiendosi e non poté che piangere disperato; ecco cosa era Taehyung, in quel momento, una persona senza alcuna speranza.

Il castello che si era costruito negli anni, che aveva creduto una fortezza inespugnabile, si era rivelato essere solo una torre fatta di sabbia, spazzata via da un'onda alta e burrascosa.

Tutto quello che Kim Taehyung aveva portato a termine negli anni, l'accademia, la scuola militare, il tirocinio e infine la carica da generale, poteva vederlo svanire fra le mani come cenere al vento coi suoi stessi occhi. E tutto per colpa sua. Per colpa della sua natura sbagliata.
Del fatto di essere un omega.
Di essere solo un animale in calore bisognoso di attenzioni, una puttana, una sgualdrina.
Taehyung non era mai stato l'alpha che aveva voluto far credere di essere agli estranei, non era mai stato forte né tantomeno una personalità indipendente; lui dipendeva da un alpha per il solo fatto di essere un omega, durante il calore.

E così era stato.

Aveva trovato il suo destinato, si era fatto possedere da lui, e adesso avrebbe dovuto accettarne le conseguenze. Taehyung non aveva mai pianto lacrime più amare, lacrime di rassegnazione ad una fine che lui mai avrebbe desiderato.

Lui, Kim Taehyung, era solo e soltanto carne da macello.
Lui, Kim Taehyung, era solo e semplicemente un omega.

Killer Scent | Kooktae [BTS Fanfic] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora